Agricoltura, la sfida del nuovo millennio è senza pesticidi
Agricoltura

Agricoltura senza pesticidi per sfamare la popolazione del futuro

Nel 2050 sul pianeta Terra ci saranno 9 miliardi di persone: a dirlo è l’ultimo report del Dipartimento di Economia e Affari Sociali dell’ONU. Un numero che rappresenta una bella sfida per tutti coloro che si occupano di agricoltura e produzione alimentare. Una partita non priva di insidie. La prima è dettata dai cambiamenti climatici, che mettono a dura prova i raccolti. La seconda è creata dai pesticidi usati per combattere i bassi raccolti.

Il futuro è nel microbioma

Alcuni scienziati sono convinti che l’industria agroalimentare si trovi ad un punto di svolta. Tutto si concentra sul microbioma vegetale. Si stanno studiano i miliardi di batteri che vivono nelle radici, nelle foglie e nel suolo. Secondo le analisi questi microrganismi aiutano le piante ad assorbire minerali e nutrienti, a combattere le malattie, e a resistere a siccità e calore. Sono gli equivalenti vegetali del nostro microbioma, quell’insieme di funghi e batteri che ci permettono di digerire il cibo, e potrebbero essere la chiave per aumentare la produzione mondiale, senza gli effetti collaterali prodotti dalle coltivazioni intensive e dall’inquinamento dell’acqua.

Più sicuri dei pesticidi

Secondo Kelly Smith, direttore dello sviluppo microbiomatico della startup AgBiome intervistata da Fastcoexist, il microbioma ha molte potenzialità che sarà possibile applicare all’agricoltura. “I microbi hanno molta influenza sulle piante, sulla loro crescita e sulla loro resistenza a malattie e insetti. Se capiamo come insegnare ai microbi a compiere specifiche azioni, avremo la possibilità di sostituire con queste funzioni ciò che fanno i pesticidi e i fungicidi”. Smith puntualizza che nonostante siano più sicuri rispetto ai vecchi prodotti, i microbi hanno tutto il potenziale per superare i prodotti chimici anche in sicurezza.

Un insetticida buono con le piante e gli uomini

La startup AgBiome sta per lanciare il suo primo prodotto: un insetticida ad ampio spretto chiamato Howler. È stato creato partendo dai microbi isolati sulle radici di cotone in Texas. Allevati in laboratorio, senza alcuna manipolazione genetica, i microbi vengono messi sulla pianta attraverso delle polveri o uno spray. Possono sopravvivere per 18 mesi e resistere a temperature superiori ai 32 gradi. Questo prodotto permette di azzerare il tempo di carenza necessario con i pesticidi, dato che il terreno è immediatamente accessibile dopo l’applicazione dello spray. Inoltre, al contrario dei pesticidi biologici, i prodotti AgBiome sono 20 volte più efficaci. “C’è sempre stata una dicotomia tra l’efficacia e l’economicità, noi stiamo cercando di cambiare proprio questo”, ha dichiarato Smith.

AgBiome ha attirato l’attenzione della Bill & Melinda Gates Foundation, che sta sperimentando Howler nelle piantagioni di patate dolci nell’Africa subsahariana. Questo tubero è un’importante fonte di vitamina A, un nutriente che previene la cecità e che rafforza il sistema immunitario. Il reparto della dottoressa Smith è al lavoro per trovare il microbo giusto, in grado di proteggere queste coltivazioni.

Allarme api alle Hawaii

La situazione agroalimentare ha un altro fattore da tenere sotto controllo: le api. Nell’ultimo report dell’USDA National Agricultural Statistics Service si è analizzato per la prima volta il numero di colonie di api perse. Secondo l’U.S. Fish and Wildlife Service sette specie comuni di ape hawaiana (genus Hylaeus) sono state messe sotto protezione secondo l’Endangered Species Act, insieme ad altre 42 specie animali e piante delle isole Hawaii. A queste è stata poi aggiunta un’altra ape, il Bombus affinis. Queste specie sono le uniche in grado di raggiungere da sole l’isola e sono anche i
principali impollinatori di tutti gli alberi e le piante delle Hawaii. La loro esistenza è minacciata dalla distruzione dell’habitat naturale, dall’introduzione di piante e predatori estranei all’ecosistema territoriale, nonché da incendi, uragani, tsunami e siccità. Ma le api hawaiane non sono le uniche ad essere in pericolo.

Cosa fanno le api

Le api sono i principali impollinatori di vegetazione: al contrario di quanto fanno farfalle, pipistrelli e colibrì, questi insetti agiscono attivamente sul polline, trasferendo grandi quantitativi di materia, trasportandoli di fiore in fiore. Inoltre in un dato periodo le api visitano sempre lo stesso tipo di fiore, generando il fenomeno della costanza floreale. Si tratta di una funzione importante perché permette la fertilizzazione delle piante nelle condizioni ideale. Inoltre, le api sono gli unici insetti che costruiscono una casa per la propria vita, il che evita che si disperdano o volino troppo lontano. Quindi un dato gruppo di api visita uno specifico gruppo di piante, stabilendo un rapporto di impollinazione e fertilizzazione continuativo. La loro protezione è essenziale dunque per permettere alla vegetazione di continuare a crescere, senza l’aiuto di fertilizzanti artificiali.