architettura sostenibile vernacolare
Architettura sostenibile

Architettura sostenibile vernacolare: i tetti delle Bermuda

Le antiche tradizioni hanno molto da insegnarci. E guardando ad alcuni modi di costruire del passato viene da riflettere su come la nostra civiltà sia riuscita a dimenticare molto di ciò che per le popolazioni antiche era normalità: adattarsi alla natura, volgendone alcuni elementi a vantaggio, utilizzando solo i materiali e le tecniche a disposizione. Anche la rincorsa alla sostenibilità in edilizia degli ultimi anni per certi versi può far sorridere. Dopo decenni di dissipazione energetica e di distruzione ambientale, avallati da un’idea di edifici dove le condizioni di benessere sono state assegnate esclusivamente alla componente impiantistica, ecco che appare necessario fare più di un passo indietro. E tornare a guardare alle architetture della tradizione, fortemente legate non solo all’uso di materiali poveri e di tecniche primordiali, ma anche strettamente connesse alla specificità del territorio e delle condizioni climatiche.

I tipici tetti bianchi a gradini delle Bermuda

Un esempio di architettura sostenibile vernacolare è quella che si trova alle Bermuda, l’arcipelago   britannico situato nell’Oceano Atlantico, caratterizzato da piccole abitazioni dai colori pastello e tetti bianchi a gradini. Da cosa dipende questa forma particolare del tetto?

Un sistema per raccogliere la pioggia

Indagando la storia si scopre che le coperture sono state progettate in questo modo per raccogliere la pioggia. I gradini consentono infatti di rallentare la forza dell’acqua e di aiutare a farla defluire nelle grondaie collegate ai serbatoi interni alle abitazioni.

bermuda

Le Bermuda non hanno fonti di acqua dolce vicine, non ci sono sorgenti, né fiumi, né laghi ma piove, spesso e tanto. Le antiche popolazioni hanno cercato quindi di risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico riutilizzando l’acqua piovana e puntando su quello che oggi chiameremmo design. La soluzione si è rivelata nel tempo così efficace che non solo è stata introdotta per legge (per ogni piede quadrato di tetto, le case devono avere 30 litri di spazio del serbatoio) ma viene tutt’ora utilizzata a 400 anni di distanza.

Il bianco purifica e sterilizza

I vantaggi del tetto non si esauriscono nella particolare forma. Realizzato in calcare, è molto pesante e quindi in grado di resistere agli uragani. Un tempo era coperto da una malta di calce che aveva proprietà antibatteriche, ora è stata sostituita dalla vernice. Il colore bianco permette infine di riflettere la luce ultravioletta del sole, contribuendo a purificare l’acqua.

“È un sistema fantastico – spiega Roger Calow, capo del programma di politiche delle acque dell’Overseas Development Institute britannico – perché è a basso costo, è ampiamente testato, essendo stato sviluppato da diverse centinaia di anni e si adatta alle condizioni locali. Si adatta al clima, quindi funziona“.

L’autosufficienza idrica educa al consumo consapevole

Oltre a questi vantaggi evidenti, ne ha un altro, più sottile ma altrettanto importante: l’autosufficienza incoraggia la popolazione a utilizzare l’acqua con parsimonia.

“Crescere con un serbatoio privato nelle abitazioni spinge ad avere molta più consapevolezza dei consumi rispetto al servirsi di un comune tubo – dichiara Alan Rance, amministratore delegato di Bermuda Waterworks – Se hai a disposizione una tazza di acqua per lavarti i denti, la razioni e te la fai bastare”.

Architettura sostenibile vernacolare: un sistema da esportare

Tuttavia negli ultimi anni, a causa dell’aumento della popolazione residente e soprattutto del flusso dei turisti, qualcosa sta cambiando. La nuova architettura si sta muovendo sempre più in verticale e i tetti non possono più essere grandi a sufficienza per soddisfare le esigenze di approvvigionamento idrico degli abitanti e dall’altro lato le esigenze di comfort dei turisti mal si sposano con l’antico sistema di raccolta di acqua piovana. Nelle isole sono stati infatti realizzati 6 impianti di dissalazione delle acque marine, che generano 13.550 metri cubi di acqua potabile al giorno. Nonostante ciò, le vecchie abitazioni rimangono, alcune nuove continuano ad essere realizzate in questo modo e si sta riflettendo sulla possibilità di esportare la tecnica in tutti quei paesi caratterizzati da simili condizioni climatiche e morfologiche.