Olanda chiude le centrali a carbone
Inquinamento

Centrali a carbone: l’Olanda le vuole chiudere tutte

Energia elettrica cercasi

La piccola Olanda compie passi da gigante per quanto riguarda l’abbattimento delle emissioni nocive. Come annunciato lo scorso agosto, infatti, il governo olandese nei prossimi giorni dovrebbe bandire del tutto le automobili a benzina e a diesel. Si dovrebbe partire con un regime di forte tassazioni sull’acquisto delle vetture inquinanti e con delle rinnovate limitazioni al traffico, per poi arrivare, nel 2025, al bando totale della vendita. Da quell’anno, in poi, dunque, in Olanda si potrebbero acquistare solamente automobili elettriche. Ma da dove prenderà tutta questa energia elettrica il paese dei mulini a vento?

Veicoli a emissioni zero… ma grazie alle centrali a carbone

Difficile, in effetti, convertire un intero paese nel giro di un decennio scarso. È pur vero che già ad oggi nei Paesi Bassi il parco delle automobili elettriche raggiunge il 10% del totale: ma come rispondere all’impennata nella domanda di energia elettrica che inonderà il paese nei prossimi anni? Evidentemente la questione era già stata affrontata dal governo olandese negli anni passati, con una soluzione che però aveva ben poco senso in un’ottica sostenibile: invece di affidarsi fin da subito alle rinnovabili, infatti, sono state recentemente costruite due nuovissime centrali a carbone, delle quali due proprio a Rotterdam. Ma a che scopo spingere un intero paese ad adottare in massa veicoli a zero emissioni, se poi per creare l’energia elettrica ad esse necessaria ci si serve delle inquinantissime centrali a carbone?

La mozione dei laburisti e liberali

Il nodo è arrivato al pettine due settimane fa, tra i banchi del Parlamento olandese: in maniera abbastanza inaspettata e con una maggioranza risicata, i deputati hanno infatti votato un documento che chiede al governo di ridurre le 55% le emissioni di anidride carbonica entro il 2030. E come indica la mozione, l’unica strada percorribile per raggiungere un tale risultato è quella di chiudere immediatamente tutte le centrali a carbone attualmente in funzione in Olanda. Va da sé che, per colmare il vuoto lasciato dal carbone e per rispondere alla crescente domanda di energia elettrica, il governo sarà costretto a puntare dritto verso le energie rinnovabili: dagli impianti fotovoltaici agli impianti eolici, in e off-shore.

Chiudere le centrali a carbone per rispettare l’accordo sul clima

Va sottolineato che il voto del Parlamento olandese non ha alcun valore vincolante, ma i deputati laburisti e liberali hanno garantito che presseranno a dovere il governo affinché questo segua attentamente la mozione. In totale le centrali a carbone che saranno chiuse saranno dunque 5, ovvero due oltre alle tre nuove avviate nel 2015. Come ha dichiarato al Guardian la vicepresidente del Parlamento Stientje van Veldhoven,

«chiudere le grandi centrali a carbone, anche se entrate in funzione da poco, è il modo più efficace per centrare gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi sul clima. Altri paesi dovranno adottare misure altrettanto estreme. Non possiamo continuare ad usare il carbone come fonte energetica più a buon mercato nel momento in cui si tratta in realtà della più cara se valutata da una prospettiva climatica».

Da Urgenda in poi

L’Olanda si conferma dunque come uno dei più attenti e ligi osservatori dell’accordo sul clima di Parigi, grazie alla pressante azione dei deputati liberali e di ispirazione laburista, ma anche dei cittadini. Va infatti ricordato che l’anno scorso un gruppo di 886 cittadini olandesi, riuniti nell’organizzazione Urgenda, avevano avviato una causa legale contro il governo, il quale era stato accusato di non fare abbastanza per tagliare le emissioni ed evitare il cambiamento climatico. Il tribunale dell’Aja ha accolto le lamentele di Urgenda, stabilendo in primo grado che il governo curasse gli interessi dei cittadini nei confronti del clima. In questo senso, la votazione contro le centrali a carbone può essere dunque vista come figlia del sentimento popolare. Ora non resta che aspettare il 13 ottobre, data in cui il Parlamento, come detto, sarà chiamato a confermare la messa a bando delle automobili alimentate a carburanti fossili.