delfino arpionato e mutilato
Animali

In Sardegna delfino arpionato e mutilato

Sardegna o Giappone?

Ci indigniamo spesso per la crudeltà con cui paesi come il Giappone continuano senza sosta a dare la caccia alle balene e ad altri animali nobili del mare. Non immaginiamo che qualcosa di molto simile possa accadere quotidianamente anche qui, lungo le nostre coste: eppure succede, eccome. Quanto successo alcuni giorni fa in Sardegna ne è la prova: un delfino è stato arpionato e successivamente fatto a pezzi lungo una spiaggia della costa cagliaritana.

Prima arpionato, poi fatto a pezzi

Proprio così, un delfino, uno degli animali più affascinanti e curiosamente simpatici di tutto il globo. Nella fattispecie, giovedì 14 aprile la capitaneria di Porto di Cagliari aveva segnalato un delfino arpionato sulla spiaggia di Cann’e Sisa, vicino all’Area marina Protetta di Capo Carbonara. Ma il povero delfino non è stato recuperato subito: così, lasciato lungo la spiaggia, è stato vittima di un secondo atto di bracconaggio, da parte di ignoti che ne hanno prelevato la carne.

Il divieto assoluto di pesca

Il delfino in questione era un maschio di tre metri, appartenente alla specie Tursiope, la quale ha la pericolosa abitudine di nuotare nelle acque sotto costa, dove l’incontro con l’uomo è piuttosto frequente. Ma questa volta il canto di quel delfino non è stato raccolto da grida di giubilo, fotografie e sorrisi: al contrario, quel delfino è stato colto da un arpione. Bisogna a questo punto sottolineare che, in quanto cetacei, anche i delfini del Mediterraneo sono protetti da molteplici trattati internazionali, i quali ne vietano espressamente la caccia e l’uccisione. Nello specifico, la pesca del delfino è messa al bando dall’Accordo di Monaco sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mediterraneo e dell’area atlantica contigua, firmato nel 1996 anche dall’Italia. Uccidere un delfino può quindi portare a diverse sanzioni penali, dalle pene pecuniarie fino all’arresto. Non solo l’uccisione, ma anche la cattura, il prelievo e la detenzione di queste specie comportano in molti casi il carcere. Persino il consumo della carne di delfino, secondo la Legge in materia di pesca, è severamente vietato, pena l’arresto fino a due anni e multe fino ai 12 mila euro. In più, e quello sardo sembra essere proprio uno di questi casi, se l’uccisione avviene in modo crudele attraverso metodi che hanno causato sofferenza, alla normale pena ne viene sommata un’altra, per il reato di maltrattamento di animali.

L’esposto del Wwf

Prontamente informato dell’accaduto, il Wwf ha depositato un esposto contro ignoti presso la procura di Cagliari. Come ha voluto sottolineare la presidente di Wwf Italia Donatella Bianchi,

«a differenza di quanto accade a terra, i crimini di natura commessi in mare che spesso vedono l’uccisione di specie protette come delfini, tartarughe e perfino balenottere, rimangono sottotraccia ed è difficile quantificare la perdita di biodiversità e rintracciare i colpevoli» e quindi «a fronte di un animale rinvenuto ce ne sono sicuramente molti altri che hanno subito la stessa fine».