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Cambiamento climatico

Desertificazione: in grave pericolo Spagna e Sicilia

Agire subito

Non solo non stiamo facendo abbastanza: non abbiamo nemmeno messo in conto di farlo. Questo, di fatto, è il messaggio che esce da uno studio pubblicato sulla rivista Science, in cui si dichiara senza mezzi termini che gran parte della Spagna e l’intera Sicilia diventeranno desertiche entro la fine del secolo, a meno che le emissioni di gas serra non vengano tagliate subito. Non basta fissare limiti al 2020 o al 2050: dobbiamo agire oggi, e sarebbe stato molto meglio agire ieri. Domani, invece, per fermare la desertificazione sarà troppo tardi.

Anche un aumento di 1,5 gradi avrà conseguenze gravi

Lo studio ha stimato lo stato della vegetazione della regione mediterranea in quattro differenti situazioni, dalla più lieve alla più grave. Nel peggiore dei casi – ipotizzando che la temperatura globale si alzi oltre i 5 gradi centigradi – il deserto si espanderebbe in tutta la Spagna meridionale e divorerebbe anche la Sicilia, mutando di conseguenza la vegetazione dell’intera Europa del Sud. E nemmeno rispettare i limiti decisi a Parigi – il famoso paletto di 1,5 gradi centigradi – salverebbe del tutto il nostro continente. Già oggi l’area mediterranea ha conosciuto un aumento delle temperature di 1,3 gradi, superiore all’aumento medio globale, il quale si attesta intorno agli 0,80 gradi centigradi. Arrivare ad un rialzo di 1,5 gradi, secondo lo studio, comporterebbe in ogni caso una significativa espansione del deserto, con cambiamenti dell’ecosistema mediterraneo maggiori a tutti quelli conosciuti negli ultimi 10.000 anni, ovvero dall’inizio dell’Olocene. Insomma, gli impegni presi durante la Cop21 non sono sufficienti per mantenere intatto il nostro ecosistema.

Le peculiarità del Mediterraneo

«L’area mediterranea è estremamente sensibile al cambiamento climatico, probabilmente molto più di ogni altra regione del mondo» ha spiegato il responsabile dello studio Joel Guiot, aggiungendo che «moltissime persone, qui, vivono al livello del mare, e tanti altri problemi stanno arrivando sul fronte delle immigrazioni. Se adesso abbiamo ulteriori problemi dovuti al cambiamento climatico, nel futuro la situazione non potrà che peggiorare».

C’è poi da sottolineare che l’impatto sull’ecosistema mediterraneo potrebbe essere persino peggiore di quanto stimato da Guiot: lo studio, infatti, non ha preso in esame altri impatti che potrebbero essere causati dalle azioni umane, come per esempio la deforestazione. Convertire le foreste in suoli agricoli o in zone urbane, ovviamente, non può che aumentare il pericolo di desertificazione. Eppure, se il mondo intero non cambia mentalità, l’urbanizzazione e la deforestazione continueranno inesorabili, spinte ancora più in là dall’attesa crescita demografica e dal conseguente aumento delle attività economiche.

«Il messaggio principale è dunque quello di mantenere l’aumento delle temperature al di sotto di 1,5 gradi» ha dunque spietato Guioit, «e per fare questo dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra molto velocemente, subito, e non a partire dal 2020, così da arrivare a zero emissioni entro il 2050, e non a fine secolo».

La minaccia della desertificazione in Italia

Ancora una volta, dunque, dalla scienza arriva il monito della desertificazione incombente. L’Italia, in particolare, corre un grandissimo rischio, quasi quanto la Spagna: il 21% del nostro territorio nazionale è infatti a rischio desertificazione. Eppure si parla ben poco di questa minaccia. Chi è a conoscenza del fatto che in Sicilia il 70% del suolo potrebbe essere interessato dalla desertificazione nei prossimi anni? Lo stesso vale anche per il 57% della superficie della Puglia, per il 58% del Molise e per il 55% della Basilicata. In regioni come Campania, Umbria, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna e Sardegna il rischio è invece compreso tra il 30 e il 50%.

La desertificazione nel mondo

Non sono speculazioni: è un dato di fatto. Con il cambiamento climatico in corso, le zone semi aride sono destinate a trasformarsi in veri e propri deserti. Questo fenomeno drammatico non interessa ovviamente solo la zona mediterranea: tutti i continenti ne sono coinvolti. Ad oggi le aree siccitose, ovvero le regioni caratterizzate da una scarsità cronica di piogge, rappresentano il 41% della superficie terrestre: in queste zone vivono circa 2 miliardi di persone. Non deve certo stupire il fatto che il 72% di queste zone aride sia localizzato in Paesi in via di sviluppo. L’aridità del terreno, da sempre, va di pari passo con la povertà. Il progressivo avanzamento dei deserti, come si può supporre, comporterà come prima conseguenza l’aumento di quelle ondate migratorie che oggi vengono definite ‘climatiche’. Già adesso, in realtà, molti degli immigrati che arrivano sulle nostre coste non fuggono solamente dalla guerra, ma anche dall’invivibilità dei propri territori, resi ormai sterili dalla desertificazione

Imparare dagli errori

Con questi dati in mano, con le previsioni sull’immediato futuro, sapendo quello che può succedere al nostro pianeta nel giro di pochi decenni, sembra davvero impossibile che l’uomo decida di continuare per la sua strada come se niente fosse. Eppure sappiamo benissimo, purtroppo, a quello che andiamo incontro: il dramma della desertificazione del Sahel, velocissima e con oltre 200.000 morti, non è di certo successo su Marte, e nemmeno in epoche lontane.