energia dall'evaporazione
Rinnovabili termiche

Energia dall’evaporazione: nasce una nuova fonte di energia pulita e rinnovabile

Avete mai pensato di ottenere energia pulita non solo dal vento o dal sole ma anche dall’evaporazione delle acque? Questa capacità energetica è ancora sottovalutata anche se la ricerca sta facendo passi da gigante in merito.

Lo dimostrano gli studi di un team scientifico della Columbia University, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Nature. Si è dimostrato in particolare come l’evaporazione naturale delle acque libere possa fornire un’energia pari a quella prodotta dal vento o dal sole. Ma come?

La ricerca della Columbia University

La produzione di energia pulita dall’evaporazione dell’acqua è stata studiata dai ricercatori della Columbia University attraverso lo sviluppo di materiali reattivi all’acqua, capaci di convertire l’evaporazione dell’acqua in energia elettrica. Tali materiali possono essere incorporati in motori avviati ad evaporazione, che producono energia nel momento in cui sono posizionati su una superficie di acqua soggetta ad evaporazione.

Per dimostrare la veridicità delle loro tesi, i ricercatori hanno condotto un esperimento, utilizzando un dispositivo che produce energia dall’evaporazione,  attraverso la presenza di spore batteriche. Il dispositivo, costituito da otturatori di plastica rivestiti di spore che si aprono e si chiudono in base all’umidità, è posto su una superficie di acqua soggetta ad evaporazione.

Fonte foto: ww.nature.com

Le spore batteriche si comportano come un muscolo e assorbono umidità, quando la sua percentuale  è elevata, la rilasciano contraendosi, quando la percentuale di umidità diminuisce. Gli otturatori hanno l’aspetto di una persiana: quando la “persiana” è chiusa, l’evaporazione dell’acqua sottostante fa aumentare l’umidità e le strisce di plastica, ricoperte di spore, si gonfiano, assorbendo il vapore dell’acqua, e si allungano. Quando raggiungono il massimo dell’assorbimento, le persiane si aprono e fanno uscire il vapore, per poi accorciarsi e richiudersi, riavviando il processo in modo ciclico. Il punto mobile delle “persiane” è collegato ad un generatore: grazie al movimento ciclico delle strisce di plastica, si produce l’elettricità.

Energia dall’evaporazione: i potenziali campi di applicazione

Per il momento, l’esperimento è stato condotto solo in laboratorio, su piccole aree. Si tratta tuttavia di un sistema facilmente scalabile, che potrebbe essere facilmente adottato anche su superifici molto estese e quindi su larga scala, trovando potenzialmente applicazione in laghi o grossi bacini idrici.

Restringendo il campo agli Stati Uniti, le previsioni dei ricercatori della Columbia University parlano di un’ipotetica produzione futura di questo tipo di energia pari al 70% di tutta l’energia elettrica che la nazione attualmente produce.

I vantaggi e i pochi svantaggi dell’energia dall’evaporazione

Come abbiamo visto, potrebbe essere sufficiente la presenza di una zona naturale ricca di acqua per istallare il dispositivo. I materiali necessari a creare il dispositivo, poi, sono biologici ed economici.

A differenza delle tradizionali fonti di energia pulita, che sono fortemente influenzate dalle condizioni metereologiche esterne e producono energia solo quando splende il sole o quando si aziona la forza del vento, l’energia dall’evaporazione potrebbe essere prodotta solo quando necessario.

Un altro vantaggio consiste nel ridurre le perdite naturali di acqua dovute ai processi di evaporazione: soprattutto nei paesi caratterizzati da un’elevata siccità, questo potrebbe essere un aspetto particolarmente interessante, poiché permetterebbe di mantenere in quelle zone quantità di acqua più elevate del normale.

Questo tipo di energia inoltre non ha bisogno di batterie o accumulatori, poiché si conserva in modo termico, nell’acqua sottostante.

La nuova tecnologia in ogni caso non è immune da alcuni svantaggi, poiché l’impatto visivo dei dispositivi è ancora da valutare e poiché la tecnologia è di difficile applicazione nelle aree caratterizzate da siccità. Si tratta in ogni caso di una sperimentazione ancora in atto, i cui sviluppi sono tutti da seguire nei mesi che verranno.