acqua potabile
Green economy

Come estrarre acqua potabile dall’aria

Sebbene sia la principale componente del nostro pianeta (presente sul globo per almeno il 70% della superficie) l’acqua e il processo di depurazione che la trasforma in potabile fatica ancora ad arrivare in tutte le case. Secondo i dati dell’ OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità poco meno di 700 milioni di persone, ovvero un abitante della terra su dieci, non hanno accesso a delle fonti di acqua potabile. Questo dato diventa ancora più allarmante se pensiamo che circa un terzo della popolazione mondiale, circa 2,5 miliardi di persone, non ha una rete idrica diretta che gli possa consentire l’accesso ai servizi igienici.

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Scarso accesso alle risorse idriche

A rincarare la dose un rapporto del 2016 di Science Advance due terzi della popolazione mondiale, vale a dire circa quattro miliardi di individui, sarebbero coinvolti in un generale scarso accesso alle risorse idriche.
La carenza d’acqua è destinata a peggiorare e non sembrano più appartenere a un contesto fantascieentifico le teorie che intorno alla fine degli anni 80 vedevano nell’acqua il nuovo petrolio. La ragione cioè di nuove guerre per il controllo. Con queste premesse e con i veloci e sempre più incontrollabili cambiamenti climatici che dovremo affrontare in futuro l’acqua potabile e il suo reperimento sono ad oggi, secondo il Wordl economic Forum il principale problema che dovrà affrontare a breve il genere umano.

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Estrarre acqua potabile… dall’aria

In questa direzione sembrerebbe muoversi la ricerca scientifica. Alcuni scienziati hanno sviluppato un particolare dispositivo capace di estrarre, grazie alla luce solare, l’acqua dall’aria che ci circonda. Il dispositivo verrebbe alimentato dalla luce del sole e fornirebbe una prima risposta a tutti quei miliardi di persone che hanno avuto la sfortuna di nascere in quella parte di mondo sbagliata e che devono affrontare quotidianamente una grave crisi idrica.

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Un nuovo materiale

Alla base del dispositivo c’è un nuovo materiale poroso chiamato metal-organic che attirerebbe, dall’aria circostante, grandi quantità di acqua nei suoi pori. La ricerca , pubblicata su Science , dimostra che da un chilogrammo di materiale possono essere estratti diversi litri di acqua al giorno, anche nelle zone più aride dove i livelli di umidità non superano il 20 per cento.

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Anche in condizioni di piena aridità

Il carattere chimico e la dimensione dei pori del materiale può essere modificato per consentire sia il flusso sia la cattura di diversi tipi di molecole. Il materiale è in grado di legarsi con enormi quantità di particelle grazie alla sua massiccia area di superficie, che equivale a circa un campo di calcio per grammo. Il processo è del tutto passivo e non richiede energia o materiali aggiuntivi. Diversamente da altre tecnologie di raccolta dell’acqua, può operare in condizioni di piena e totale aridità. A guardarlo bene la sua forma è molto simile a un deumidificatore, ma non necessita di una fornitura iniziale di acqua per poter iniziare a lavorare.

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Studio in fase embrionale, ma…

Lo studio del materiale è ancora in una fase embrionale e occorre lavorare ancora sul processo di raffinazione, tuttavia Evelyn Wang, capo del laboratorio di ricerca del MIT avrebbe detto che si tratta di un materiale più che valido e che non si sarebbe troppo lontani dal poterlo lavorare a pieno regime.

Acqua potabile ed eletrodomestici

Questa tecnologia potrebbe essere accoppiata a pannelli solari o ad altre apparecchiature per incrementare la produzione di acqua per scopi industriali o agricoli. La grande speranza è che questi dispositivi possano diventare dei veri e propri elettrodomestici da collegare nelle case dei paesi più poveri del mondo. Questo procedimento consentirebbe alle famiglie di produrre in modo affidabile la propria acqua invece di dover sottostare alle logiche del razionamento, quando ovviamente l’acqua è disponibile.