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Inquinamento

Etichetta energetica: non facciamoci fregare dai venditori di elettrodomestici

Etichetta furbetta

Attenzione, la truffa ecologica è dietro l’angolo: Legambiente ha appena portato a termine il terzo round dell’indagine ‘Etichetta furbetta‘, uno studio sul campo che mira a smascherare e rendere noti i sotterfugi e le disattenzioni del mondo della vendita di elettrodomestici. Si da infatti il caso che, nonostante la normativa vigente obblighi tutti i rivenditori ad esporre una chiara e veritiera etichetta recante la classe di consumo energetico di ogni singolo elettrodomestico, in moltissimi casi le etichette in questione siano false o del tutto inesistenti.

Attenti ai negozi di arredo

La ricerca di Legambiente è figlia del progetto europeo Marketwatch, cofinanziato dalla Commissione Europea e realizzato in Italia con la collaborazione del Movimento Difesa del Cittadino. Quest’anno le regioni finite sotto la lente dell’indagine sono state Veneto, Toscana e Lazio, dove sono state presi in considerazione 6 negozi specializzati, 3 negozi di arredo e 3 supermercati. In tutto sono stati così controllati 12 punti di vendita tradizionali e altrettanti venditori online. Gli elettrodomestici da controllare, ovviamente, moltissimi: lavastoviglie, frigoriferi, forni, condizionatori, televisori, lavatrici, aspirapolveri, cantinette refrigerate, asciugatrici, cappe aspiranti e lampadine. In tutto, all’interno dell’indagine ‘Etichetta furbetta’, sono stati controllati ben 4637 elettrodomestici, dei quali 1933 venduti online. Il risultato è sconcertante: solamente il 57% dei prodotti è etichettato a norma di legge. I punti di vendita con il maggior numero di infrazioni sono i negozi di arredo, con il 53% di etichette non conformi, mentre il record di etichette mancanti spetta ad un supermercato, dove era presente solamente il 33% delle etichette.

Aspirapolvere ultima classificata fra gli elettrodomestici

L’elettrodomestico che più di sovente è risultato senza etichetta è l’aspirapolvere, sprovvisto di tabellina nel 32% dei casi, seguito dal televisore (18%). Un discorso a sé, invece, va fatto per le cappe aspiranti: la normativa sulla loro etichettatura obbligatoria è infatti fresca fresca, essendo stata varata nel gennaio di quest’anno. Ci sono dunque dei buoni motivi, anche se non del tutto scusabili, se ben la metà delle cappe viene venduta senza etichetta. E se la maglia nera spetta alle aspirapolveri, il primato è tutto delle lavastoviglie, delle quali solamente il 2% viene venduto senza etichetta.

Vendita online, bassa trasparenza

Per quanto riguarda i venditori online, invece, è tutto un altro paio di maniche: nel 77% dei casi infatti la messa in vendita online degli elettrodomestici non è risultata conforme alla normativa vigente, che impone di pubblicare una foto dell’etichetta energetica insieme alla scheda del prodotto. Nei siti analizzati, solamente l’1% delle cappe aspiranti, il 25% dei televisori ed il 36% dei forni sono risultati correttamente correlati da etichette.

L’importanza dell’etichetta energetica

E il problema delle etichette energetiche mancanti o fuorvianti non è cosa da poco: come ha voluto sottolineare Davide Sabbadin, responsabile efficienza energetica di Legambiente, se le etichette venissero applicate correttamente «il taglio annuale alle emissioni di CO2 sarebbe di circa 500 milioni di tonnellate, cioè l’1,5% delle emissioni mondiali, pari a quelle del parco auto circolante in Europa». Non solo: «la loro applicazione potrebbe far risparmiare quasi 400 euro a famiglia».