fattorie urbane
Agricoltura

Fattorie urbane e City. Il futuro passa per Londra

La storia delle fattorie urbane è ormai abbastanza comune, ne sentiamo parlare spesso e ne abbiamo parlato molto anche noi di green.it. Come spesso accade ovviamente c’è modo e modo di affrontare un certo tipo di tematica o un certo tipo di business, perché è di business che si tratta, e quello che vi raccontiamo in questo articolo è probabilmente uno dei modi più smart per collegare in maniera funzionale il concetto di grande città e quello di fattorie urbane.

Londra e fattorie urbane, un amore della prima ora

Non è la prima volta che parliamo della City per antonomasia, Londra, e di fattorie urbane, ma questa volta lo facciamo consapevoli di avere di fronte a noi un vero e proprio caso di studio. Un ambiente unico, separato solo da sottili muri in cui è possibile trovare tutto e apprendere in tutto e per tutto l’importanza e la conformazione di certi luoghi e di certe modalità di business.

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Immaginate un magazzino nel sud est di Londra…

… e al suo interno pensate una vasca con dei pesci allevati che nuotano e mangiano in acqua incontaminata pronti per essere venduti a qualche ristorante chic. E immaginate poi nella stanza accanto degli alti scaffali che vanno da terra fino al soffitto e sui quali sono montate delle calde luci al LED che consentono a germogli di insalata e ad altre erbe di crescere. Siamo dentro alla Grow Up Urban Farms, un edificio di seimila metri quadrati che produce cibo per una buona fetta di londinesi, e lo fa in maniera sostenibile.

A proposito di Grow Up

Secondo le Faq pubblicate sul sito, Grow Up Urban Farms è una startup di agricoltura urbana con sede nel cuore di Londra che ha come mission il cambiamento della produzione e della distribuzione degli alimenti nutritivi consumati in città.

“A volte le persone hanno un’idea romantica di come si producono i loro alimenti e nella loro testa pensano che ci sia sempre un agricoltore in un campo, magari con una zappa in mano, dietro alla loro foglia di lattuga” lo dice Kate Hofman co-fondatrice della startup che poi prosegue: “Stiamo cercando di dimostrare che può esistere un sistema alimentare industrializzato… e che può esserci al tempo stesso dietro un modello sostenibile”.

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Perché scegliere le fattorie urbane?

Il motivo è semplice ed è possibile riassumerlo con una sola parola: immediatezza. A differenza dei prodotti importati, il cibo proveniente dalle fattorie urbane viaggia meno ed è più fresco e inoltre in questo modo si riducono i costi di produzione, i rifiuti e il consumo di carburante. Avere il cibo proveniente da fonti vicine è anche cruciale nel caso in cui l’approvvigionamento venisse interrotto da disordini civili o da condizioni meteorologiche estreme. Il cibo provenendo dalle fattorie urbane si troverebbe già all’interno del centro abitato e quindi con soltanto l’ultimo segmento di distribuzione da compiere. Quello che va dalle fattorie urbane al rivenditore.

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Vendite “importanti”

La Hofman ha dichiarato di vendere 200 mila sacchi di insalata ogni anno distribuendoli tra rivenditori e ristoranti e circa 4 tonnellate di pesce.

Ha senso sviluppare colture simili perché i prodotti sono innegabilmente più freschi, durano più a lungo nel frigorifero e si riducono le probabilità di sprechi e anche per guanto riguarda l’allevamento etico dei pesci è fondamentale, perché fornisce una fonte sostenibile di proteine, soprattutto in un momento in cui quasi 800 milioni di persone in tutto il mondo non hanno abbastanza da mangiare.

La Hofman tuttavia afferma di non ritenere che l’agricoltura urbana possa sostituire in blocco i sistemi già esistenti di produzione alimentare, ma spera che la sua start-up possa essere pioniera in questo mondo e possa in qualche modo contribuire a migliorare la vita e la salute dei cittadini.