Solare

Fotovoltaico conviene ancora nel 2016?

E’ giusto porsi la domanda se il fotovoltaico conviene ancora visto che il suo periodo d’oro è sicuramente finito nel 2013, con lo stop del Conto Energia. Gli incentivi statali hanno letteralmente rivoluzionato il settore delle rinnovabili in Italia, se pensiamo che il nostro paese è ancora secondo in Europa per potenza energetica installata. Ma lo hanno al tempo stesso ‘drogato’, gonfiandolo a tal punto da portarlo più e più volte in fasi di oversupply, ovvero di eccesso di offerta rispetto alla domanda. Oggi ci domandiamo se il fotovoltaico conviene ancora ma un’altra fase di sovrapproduzione è attesa anche per il 2017, che porterà come conseguenza un ulteriore crollo dei prezzi dei moduli.

Prezzi in forte calo

Il fronte dei prezzi è un’altra questione chiave. Negli ultimi anni li abbiamo visti scendere vorticosamente, grazie a una maggiore diffusione dei moduli e alle migliorie tecnologiche che continuano ad aumentarne l’efficienza, tanto che l’attesa ‘grid-parity’ c’è chi dice che è stata raggiunta e chi sostiene che non c’è ancora ma comunque è vicina.

Il fotovoltaico conviene anche senza incentivi?

La domanda è sempre la stessa: il fotovoltaico conviene senza incentivi? Nel 2016 è ancora conveniente investire nel solare? Innanzitutto va ribadito che alcune forme di incentivo ci sono tutt’ora, basti pensare al Conto Termico e all’Ecobonus sulle ristrutturazioni edilizie, che verrà prorogato di un altro anno. E poi c’è la questione dell’evoluzione dei sistemi, che non è più solo una faccenda di materiali e tecnologie per massimizzare le prestazioni ma riguarda soprattutto lo storage, perché senza sistemi di accumulo il fotovoltaico, come ogni altra fonte rinnovabile, non ha futuro.

Il panorama è ampio, complesso e mutevole. Ma cerchiamo, con alcuni dati alla mano, di approfondire le questioni fin qui delineate per capire quanto e se il fotovoltaico conviene ancora e che cosa dobbiamo aspettarci dal futuro.

Incentivi: sfruttare il bonus ristrutturazioni

Gli incentivi cosiddetti ‘diretti’ per il fotovoltaico, come abbiamo già detto, non ci sono più. Rimane il Conto Termico, in scadenza, salvo proroghe il 31 dicembre 2016, che riguarda però solo il solare termico, ovvero sistemi fotovoltaici utilizzati per l’acqua calda sanitaria. Per usufruire di agevolazioni per l’installazione di nuovi impianti fv rimane ad ogni modo un’altra strada percorribile, quella del bonus fiscale legato alle ristrutturazioni edilizie. La detrazione fiscale per le ristrutturazioni e il recupero del patrimonio edilizio ammonta al 50%(da non confondere con l’Ecobonus del 65% per i prodotti e servizi relativi al risparmio energetico) e la si può richiedere anche per l’installazione di impianti fotovoltaici per uso domestico e relativi sistemi di accumulo. Il bonus è in scadenza al 31 dicembre 2016 ma, stando alla bozza della Legge di Stabilità 2017, dovrebbe essere prorogato di un altro anno.

Quali tempi di rientro dalla spesa?

Quando si valuta la convenienza di un impianto fotovoltaico bisogna ragionare sui tempi di ammortamento, ovvero di rientro dalla spesa iniziale. Chiaramente i prospetti possono variare in base a una serie di variabili, inerenti la qualità del sistema, la zona climatica, la tipologia di gestione dell’energia prodotta (autoconsumo o scambio sul posto) e via dicendo.
Secondo alcuni dati recenti diffusi dall’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano tracciati sulle abitudini di una famiglia tipo con un consumo complessivo di 4mila kWh annui, per un investimento effettuato nel 2016 per un impianto fotovoltaico nuovo il costo si attesa sui 7mila euro. Considerando un sistema da 3 kW e calcolando il taglio ai consumi, il meccanismo di scambio sul posto e la detrazione fiscale del 50%. Il tempo di rientro viene, quindi stimato in 12 anni, a partire dai quali la famiglia inizierebbe a guadagnare.
Altre stime sono invece più rosee e parlano di un ammortamento raggiungibile in un arco di 8-10 anni.

La novità del settore: i sistemi di accumulo

I sistemi di accumulo sono la novità del settore del fotovoltaico degli ultimi anni  saranno probabilmente i meccanismi che ne consentiranno la diffusione su larga scala. Per i pochi che non lo sapessero, lo storage consente di accumulare l’energia prodotta dall’impianto nelle ore di maggiore irradiazione, quindi durante il giorno, e di riutilizzarla quando il sole non c’è o in caso di picco energetico. C’è da dire, però, che il settore è ancora immaturo o perlomeno in forte evoluzione. Certamente la Tesla  ha contribuito enormemente a una sua diffusione in ambito domestico e anche a una visibilità a livello mediatico ma le possibilità sono ancora in parte inesplorate e sicuramente nei prossimi anni assisteremo a una grande evoluzione su fronti diversi. Ci sarà da investire sulle varie tipologie di accumulo – da quello elettro-chimico a quello termico – e su materiali e tecnologie volte ad aumentarne capacità ed efficienza.

Quanto costano e quali sono i tempi di payback?

Ma rimaniamo sulle prospettive attuali. Per capire se il fotovoltaico conviene si deve valutare quanto costa un sistema di accumulo e quali i tempi di recupero dell’investimento? Ci affidiamo in questo caso ai dati recenti diffusi dall’RSE (Ricerca Sistema Energetico) secondo il quale aggiungendo un accumulo a un impianto fotovoltaico esistente – considerando anche gli incentivi – si riesce a recuperare la spesa in soli 6 anni nei casi più favorevoli, ma i fattori in gioco sono molti e il payback time si può allungare.
L’investimento, e il ritorno, cambia a seconda della tecnologia che si sceglie e dei consumi dell’utente, dato che chi consuma di più installerà una batteria con più capacità. Chi consuma più di 4000 kWh/anno e ha bisogno quindi di una batteria da 5,5 kWh utili può spendere dai circa 3500 euro per una batteria al piombo fino a un massimo di 6000 euro per una al litio. Per i consumi inferiori può invece bastare una batteria al litio da 3,5 kWh, dal costo di circa 3800 euro.
L’aumento dell’autoconsumo quanto può far risparmiare? Sempre secondo l’RSE per utente da 5000 kWh/anno il risparmio è superiore ai 300 all’anno, che scendono a 200 per chi consuma circa 3000 kWh/anno. Quindi qual è il tempo di ritorno dell’investimento? Per le batterie al litio è stimato in poco più di 8 anni, mentre per quelle al piombo si scende a 6. C’è da considerare, però, che la vita utile delle batterie al litio è pari a oltre 20 anni, mentre quelle al piombo si esauriscono in poco più di otto anni, dopo di che sono da sostituire.