innalzamento livello dei mari
Cambiamento climatico

Innalzamento livello dei mari e rischio alluvioni: la Danimarca ci insegna come proteggere le città

Le aree costiere sono fra le più densamente abitate, in qualsiasi parte del mondo. Al tempo stesso sono quelle a maggior rischio inondazione a causa dell’innalzamento livello dei mari. I recenti disastri provocati negli Usa dagli uragani Sandy, Harvey e Irma ne sono un triste esempio. Davanti alle previsioni di una popolazione a livello mondiale destinata a crescere con un tasso elevato e che si concentrerà soprattutto in città e di fronte anche all’evidenza di un costante peggioramento dei cambiamenti climatici è chiaro che sia sempre più necessario cercare di prevenire il rischio e di agire preventivamente.

Prevenire il cambiamento climatico: la Danimarca dà l’esempio

Secondo gli esperti l’innalzamento livello dei mari è cosa certa, ed è soltanto questione di tempo. Resta da fare ben poco se non il tentare di mettersi al riparo nel mondo più efficiente ed efficace possibile. Talvolta la prevenzione può diventare il motore di una profonda trasformazione urbana in grado di rendere le città più resilienti e più sicure.

La Danimarca in questo senso dà sicuramente l’esempio. Da diversi anni, e precisamente in seguito al violento nubifragio che nel 2011 provocò danni per oltre un miliardo di dollari alla città di Copenaghen, si è iniziato a investire in una serie di progetti ‘a prova di cambiamento climatico’. E soprattutto in una visione coerente e ad ampio raggio che avesse come obiettivo quello di proteggere i centri urbani dal rischio di innalzamento livello dei mari e quindi dalla distruzione puntando su un sistema a 360°.

Come prevenire i danni da innalzamento livello dei mari: la ricetta danese

Il modello danese è ben illustrato in un breve video del World Economic Forum dove l’ex ministro per l’Ambiente Ida Auken, in carica dal 2011 al 2014, illustra la sua ‘ricetta’ per lo sviluppo di un piano contro il rischio inondazioni, fondato su tre punti-chiave.

Punto 1. Mappatura del rischio. La prima parola d’ordine è prevenzione. E per prevenire è fondamentale conoscere approfonditamente il territorio e le varianti del rischio connesse agli eventi estremi, in questo caso connessi ai fenomeni alluvionali. E’ per questo motivo che la Danimarca ha sviluppato degli atlanti digitali che mappano, con un orizzonte temporale al 2100, il rischio di alluvione in qualsiasi città. L’intera superficie danese, parliamo di circa 43mila kmq, è stata oggetto di un’analisi accurata che rileva le aree più vulnerabili e che devono essere quindi maggiormente protette, insieme allo studio della direzione dei flussi d’acqua, in modo da prevedere dei sistemi di convogliamento ad hoc.

Punto 2. Piani emergenziali. Qualsiasi municipalità deve sapere cosa fare in caso di innalzamento livello dei mari e deve essere preparata alla gestione dell’emergenza. La Danimarca è partita dall’analisi e dalla stima di alcuni dati climatici che dovrebbero consentire alle amministrazioni locali innanzitutto di stimare la probabilità di un evento estremo e in secondo luogo di mettere in atto delle procedure che possano proteggere popolazione ed edifici. Almeno in linea teorica tutte le città danesi sono dotate di una sorta di protocollo da rispettare nel caso in cui dovesse scattare l’allarme alluvione.

Punto 3. Sviluppo di infrastrutture per la resilienza. Prevenire il rischio alluvione significa investire in progetti che possano aumentare la resilienza dei centri urbani. Ci sono però diversi modi di intervenire. La Danimarca, secondo il ministro Auken, ha fatto delle scelte che possono definirsi avanguardistiche, anche se in molti casi semplici. Anziché investire nelle tradizionali strutture che consentono la raccolta dell’acqua in eccesso, come le cisterne, che sono realizzate in cemento e occupano molto spazio, si è cercato di trovare delle soluzioni alternative che potessero avere il duplice scopo di aumentare la resilienza delle città offrendo al tempo stesso una struttura a servizio dei cittadini. Un esempio molto semplice ma immediato di questa visione di sistema multifunzionale sono le rampe per skateborad: strutture cave, che possono immagazzinare delle quantità di acqua enormi ma che al tempo stesso vengono utilizzate dai cittadini e sono quindi aree di incontro e di svago per la popolazione più giovane.

I tanti progetti a prova di cambiamenti climatici

Sul fronte infrastrutturale e di progettazione urbanistica dobbiamo ammettere che in effetti negli ultimi anni la Danimarca, e soprattutto la città di Copenaghen, sta investendo molto in progetti orientati a una maggiore resilienza. Come “Soul of Nørrebro”, che prende il nome del quartiere di Copenaghen in cui verrà realizzato e che punta sulla riqualificazione e rigenerazione urbana, unendo la necessità di rivedere l’intera area a servizio della comunità a quella di creare un ambiente in grado di resistere ai frequenti fenomeni alluvionali. Sviluppato su un’area di 22mila mq, il progetto, che dovrebbe essere ultimato entri il 2022, prevede la realizzazione di bacini di raccolta e riuso delle acque, oltre ovviamente a un forte incremento delle aree verdi. Gli stessi principi stanno guidando la riqualificazione del quartiere di San Kjeld, appositamente progettato per essere protetto in caso di tempeste e innalzamenti del livello del mare.

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Senza poi considerare alcune proposte innovative, come quella dello studio di architettura THIRD NATURE che ha sviluppato un concept per parcheggi chiamato POP-UP e che prevede la realizzazione di una struttura flessibile composta di tre ‘strati’: posti auto, verde e un serbatoio idrico la raccolta delle acque in eccesso.

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