Jelly Fish Lodge
Inquinamento

Jelly Fish Lodge: il biodesign per pulire i fiumi

Scarichi, prodotti chimici industriali e rifiuti solidi urbani sono tra le principali cause di inquinamento dei fiumi che attraversano le nostre città. Sono numerosi gli studi che comprovano la scarsa salubrità delle acque fluviali, tra gli ultimi il Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque di Ispra, focalizzato in particolare sugli fitofarmaci, che evidenzia come nel 64% delle acque superficiali analizzate (fiumi, laghi e torrenti) si riscontri la presenza di prodotti chimici utilizzati in agricoltura. Le principali fonti che inquinano le risorse idriche, sono attività industriali – dal settore agricolo a quello chimico – ma senza dubbio una buona fetta dei rifiuti urbani potrebbe essere evitata sensibilizzando i cittadini su queste tematiche e coltivando un po’ più di senso civico.

Ciò che è confermato dagli studi è ad ogni modo visibile ad occhio nudo nei corsi idrici delle maggiori città italiane come Roma, Torino e Firenze, dove il colore dell’acqua non invita certamente la balneazione o la pesca.

Jelly Fish Lodge: quando il design diventa eco-friendly

Una possibile soluzione al problema arriva dagli Stati Uniti e si ispira alla fauna marina. Stiamo parlando delle JellyFish Lodge – letteralmente “casette medusa” –, strutture galleggianti ideate dalla designer Janine Hung, premiata in occasione della Biodesign Competition 2016 dal blog californiano Inhabitat che da anni si occupa di design ecosostenibile ed eco-friendly.

Un corpo centrale galleggiante da cui si diramano tentacoli che vanno verso il basso, le Jelly Fish Lodge avranno il compito di purificare l’acqua dei fiumi, creando ecosistemi più puliti. In che modo? I tentacoli fungeranno da trappole per i rifiuti solidi che transitano nei corsi d’acqua, mentre le camere di digestione microbica – quattro grandi bolle attaccate al corpo centrale – si occuperanno di assorbire e purificare l’acqua per poi reinserirla nell’ambiente circostante. Le estensioni, oltre ad essere delle reti per i rifiuti in transito, ospiteranno un sistema di controllo dei livelli di tossicità dell’acqua.

Coltivazione idroponica: l’orto galleggiante

La porzione emersa delle Jelly Fish Lodge potrà ospitare un orto galleggiante grazie ad un sistema a coltivazione idroponica, ovvero una tecnica di coltivazione che sostituisce al suolo un substrato formato da argilla e fibre di diversa natura. In questo modo tutte le sostanze necessarie alle piante vengono apportate dall’acqua e da altri compositi inorganici contenenti elementi per la nutrizione minerale dei vegetali. Delle sottili celle solari applicate sul tetto della struttura assicureranno invece un apporto costante di energia pulita, mentre le pareti sottostanti in vetro con un campo elettrostatico saranno una protezione durante i temporali.

Secondo la designer, questo sistema di coltivazione potrà fornire cibo agli abitanti residenti nella zona, che verrebbero in questo modo stimolati ad occuparsi del mantenimento delle casette.

Biodesign Competition: le nuove invenzioni sostenibili

La Biodesign Competition è un concorso indetto dal blog Inhabitat che si occupa di promuovere progetti di design e architettura che  integrino forme naturali e nuove tecnologie.  Da la fontana di alghe Chlorella – una struttura inserita all’interno di un padiglione che produce ossigeno tramite la fotosintesi – ad Aquaponic – case ottenute interamente con stampanti 3d e realizzate in materiali riciclabili – sono stati centinaia i professionisti da tutto il mondo che hanno inviato i loro progetti, alcuni pronti per essere realizzati, altri da collaudare.

Probabilmente le Jelly Fish non potranno essere costruite realmente, almeno per ora. Attualmente infatti l’idea ha ricevuto solo una menzione d’onore nella Biodesign Competition ma ancora nessun finanziamento concreto per sviluppare l’idea.