plastica con il latte
Materiali

A Londra la plastica con il latte

A partire dal latte si possono fare formaggi, burro, ricotte, mozzarelle, yogurt, panna… e plastica. Proprio così: una studentessa di design del Royal College of Art di Londra ha creato una bio-plastica a base di latte scremato, quindi non inquinante e prodotta attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili. A fronte di tutto questo, però, questo materiale sembra avere tutte le caratteristiche versatili della plastica che noi tutti conosciamo.

Utilizzare il latte sprecato

Il progetto di Tessa Silva-Dawson – questo il nome della brillante studentessa – si chiama ‘Protein‘, e ricalca in buona parte il normale processo di lavorazione della produzione casearia. Si parte dal latte: Tessa ha infatti utilizzato solamente lo scarto di un caseificio del Sussex, il quale per rispettare le quote e le richieste del mercato si ritrova a buttare quasi tremila litri di latte scremato ogni settimana. Per prima cosa, il latte viene scaldato, così da separare il siero dalla cagliata. Quest’ultima viene quindi essiccata attraverso il passaggio in una essiccatrice industriale, per poi essere mescolata con un plastificante naturale.

Duttile come la plastica artificiale

L’idea di partenza non è del tutto nuova: già un secolo fa un estratto del latte scremato, la caseina, veniva utilizzato come sostituto di alcuni materiali preziosi e al giorno d’oggi illegali, come per esempio l’avorio. Il progetto di Tessa Silva-Dawson è partito da questo materiale, il quale, come lei stessa dichiara, «è un’evoluzione, visto che i processi e le formule variano considerevolmente da quelli utilizzati al tempo». Quello che ne esce è un materiale duttile, che come le plastiche sintetiche attualmente in commercio può essere modellato, colorato, stampato e persino intagliato come fosse legno.

Rilancio dell’industria casearia

Adesso la studentessa britannica sta studiando quali potranno essere i migliori campi di applicazione per l’originale bio-plastica. Un utilizzo concreto di questo materiale andrebbe a creare un circolo virtuoso: prima di tutto, ovviamente, si potrebbe sostituire l’inquinante plastica artificiale. Ma non è tutto qui: lo spreco di latte scremato a livello industriale è infatti fisiologico, sia per un discorso legato alle quote di mercato sia per aspetti più tecnici attinenti alla lavorazione di burro e panna. Come infatti spiega Tessa Silva-Dawson,

«con questo progetto non si aumenta in massa la produzione del latte, ma si propone l’utilizzo di una materia comunemente sprecata e ampiamente disponibile».