Hyperloop
Trasporto condiviso

Lunedì verrà presentato il primo Hyperloop operativo, a Dubai

Il primo Hyperloop sfreccerà negli Emirati Arabi Uniti

Altro che gli intercity, altro che i Frecciarossa: il futuro dei treni è tutt’altra cosa. E potrebbe essere più vicino di quello che pensiamo: vi avevamo già parlato in passato di Hyperloop, del treno supersonico pensato da quella mente incredibile che è Elon Musk. Ebbene, alcune delle persone più geniali del mondo hanno ricevuto il permesso di lavorare sul brevetto: negli ultimi mesi è stata posta una grandissima attenzione sul progetto californiano, dove due startup, l’Hyperloop Transportation Technologies (HTT) e l’Hyperloop One si stanno dando battaglia per realizzare per prime il futuristico mezzo di trasporto. Eppure sembra che il primo modello pienamente operativo sarà testato ben lontano dagli Stati Uniti: il 7 novembre, a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, sarà infatti inaugurato il primo modello di Hyperloop.

Non solo il futuro della mobilità

A svelare il piano nei dettagli è stato Jakob Lange, partner di BIG, giovane e importantissimo studio di architettura internazionale che sta mettendo a punto l’Hyperloop con la collaborazione di Arup e AECOM. Il treno che verrà presentato tra pochi giorni collegherà le città di Abu Dhabi e Dubai. Come spiega Lange,

«all’improvviso sarà possibile vivere in mezzo a una foresta, prendere l’Hyperloop e andare a lavoro ogni giorno, impiegando solo dieci minuti di tempo. D’un colpo si espandono così le possibilità per tutti quanti di vivere ovunque: vicino al mare, in mezzo alla foresta, in qualsiasi luogo».

E, se tutto dovesse andare secondo i piani, sarà veramente così: questo velocissimo treno, così come pensato da Musk, dovrebbe viaggiare a circa 1.100 chilometri orari. In parole estremamente semplici, questo incredibile risultato è possibile grazie alla sospensione del treno per mezzo di magneti all’interno di una struttura tubolare che collega una stazione all’altra. Velocissimo, dunque, e senza il minimo attrito.

La sostenibilità edonistica di BIG

La costruzione dell’Hyperloop rientra in tutto e per tutto nella filosofia dello studio danese BIG e dell’ipertrofico genio dell’architettura Bjarke Ingels. Il suo lavoro gira intorno a quello che potrebbe sembrare un paradosso, ma non lo è: ‘sostenibilità edonistica‘. Cosa significa? È presto detto. Pensiamo al movimento mondiale per la sostenibilità, e trasformiamolo in qualcosa di giovanile, dinamico ed egualitario, oltre che profittevole. L’architettura sostenibile, ne sono pienamente convinti quelli di BIG, può e deve essere tale anche sul lato economico. Fare una scelta ambientalista non deve per forza voler dire scendere a compromessi: guidare un’automobile elettrica per salvaguardare l’ambiente, per esempio, non deve significare perdere il gusto della guida o della performance. E questo vale anche per l’architettura: lo dimostra in pieno uno dei progetti più famosi dello studio, ovvero il grandioso edificio pensato per Copenaghen in grado di processare i rifiuti urbani e di generare energia travestito da grandiosa pista da sci urbana. Così, mentre l’edificio genera calore ed elettricità sufficienti per sfamare 140.000 abitazioni danesi, i cittadini possono prendere l’ascensore e, arrivati in cima, lanciarsi a tutta velocità sulla pista da sci. E non è tutto: per sensibilizzare la comunità sul tema dell’inquinamento, di notte la struttura rilascia nel cielo di Copenaghen un anello di anidride carbonica illuminato dal basso.

Intanto, in California…

Grazie all’apporto dell’innovativo studio BIG, dunque, il sogno dell’Hyperloop è lì lì per avverarsi, dall’altro capo del mondo. I progetti californiani, invece, stanno subendo dei ritardi, soprattutto per quanto riguarda i lavori dell’altra startup che sta lavorando all’Hyperloop, la HTT. In gennaio l’azienda aveva infatti annunciato che avrebbe costruito la prima struttura tra San Francisco e Los Angeles a partire dall’estate di quest’anno, ma sembra che tutto sia stato rimandato per la mancata sottomissione dell’analisi ambientale da parte della startup. Il ceo di HTT, Dirk Ahlborn, ha cercato di spiegare il ritardo come una pura faccenda burocratica, che non avrà gravi ripercussioni sul progetto. Lo scetticismo intorno alla costruzione californiana dell’Hyperloop però nel frattempo è cresciuta, dovuta soprattutto al fatto che l’altra startup in gioco, l’Hyperloop One, ha già presentato pubblicamente la propria tecnologia, mentre la HTT si rifiuta di fare dimostrazioni per evitare che altre aziende cerchino di rubare le sue idee. È però un dato di fatto che la solidità della HTT, rispetto a quella della Hyperloop One, sembra molto minore: per ora infatti la startup conta solamente due persone salariate, mentre per il resto si avvale del lavoro volontario di esponenti di Nasa, Boeing, Tesla e SpaceX, i quali lavorano al progetto in cambio di opzioni sulla futura struttura. A creare ancora maggiore confusione è stata un’ulteriore dichiarazione di Ahlborn, il quale avrebbe identificato nella Slovacchia l’area migliore per costruire la sua prima struttura per il treno Hyperloop, tra Bratislava e Vienna. «La Slovacchia è leader nel campo automobilistico, scientifico ed energetico, alcune delle aree che sono fondamentali nel sistema Hyperloop». L’interessamento del governo slovacco è stato confermato dal quotidiano Pravda, sulle cui pagine il ministro dell’economia Miriam Žiaková ha dichiarato che il governo ha programmato una serie di incontri di pianificazione con HTT.