Campagna Greenpeace Mareblu
Animali

Milano: blitz di Greenpeace contro Mareblu

Greenpeace denuncia le false promesse

Greenpeace pare non gradire proprio le false promesse, ne è la prova blitz notturno organizzato a Milano per denunciare Mareblu, l’azienda produttrice di tonno in scatola, accusata di praticare un tipo di pesca distruttiva. Le tecniche impiegate da Mareblu portano ogni anno all’uccisione di migliaia di baby-tonni e altri animali marini, tra cui squali e tartarughe, e specie in pericolo. Per denunciare l’accaduto sono state proiettate delle immagine e scritte su alcuni edifici-simbolo come il Castello Sforzesco, San Babila e Piazzale Loreto, che recitavano frasi come “Killer del mare”, o immagini dove cappeggiava il logo di Mareblu grondante sangue, sotto il quale una rete da pesca fa strage di animali marini. La scelta di Milano non è stata casuale: il capoluogo lombardo è infatti sede di molte tra le aziende leader del mercato italiano del tonno in scatola, compresa Mareblu. Greenpeace ha denunciato in tal modo anche falsa promessa fatta due anni fa quando «Mareblu si era impegnato per una pesca 100% sostenibile, ma ad oggi solo nello 0,2% dei suoi prodotti è presente tonno pescato con metodi selettivi come la pesca a canna, e questa condotta irresponsabile sta svuotando il mare» ha spiegato Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia.

La schiavitù dei pescatori

Il problema non si limita alla distruzione della fauna marina ma coinvolge anche le disumane condizioni di lavoro, più simili alla schiavitù, dei pescatori. Mareblu infatti appartiene al colosso Thai Union che negli ultimi mesi è stato oggetto di numerose inchieste giornalistiche in merito alle violazioni dei diritti dei lavoratori. Thai Union pesca principalmente nei mari asiatici per conto di Nestlé dove giovani tailandesi, cambogiani e birmani, sono venduti ai capitani dei pescherecci. Le condizioni di lavoro sono a dir poco precarie con turni di venti ore e paghe irrisorie, con il rischio di essere picchiati se non riescono a sostenere questi ritmi massacranti. Attualmente contro Nestlé è stato depositato al tribunale della California un esposto che accusa il colosso di sostenere coscientemente la schiavitù.