Monte Bianco
Cambiamento climatico

L’arca di Noè dei ghiacci: il Monte Bianco se ne va in Antartide

Salvare la memoria custodita dai ghiacci

C’è chi a Ferragosto va al mare. E c’è chi invece va sul Monte Bianco, a prelevare enormi campioni di ghiaccio da trasportare fino in Antartide. Proprio così: il 15 agosto inizieranno ufficialmente i lavori della prima ‘Arca di Noé’ mondiale dei ghiacci, un progetto promosso dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia. L’obiettivo della gigantesca operazione è quello di salvare la memoria custodita dai ghiacci per le generazioni future, le quali, di fronte al progressivo cambiamento climatico, potrebbero perdere tutte le informazioni custodite dai ghiacciai ancora esistenti sul nostro pianeta.

Carote di ghiaccio da 130 metri

Nel giro di un mese, a 4.300 metri di altezza, verranno estratte complessivamente 3 carote di ghiaccio, ognuna lunga 130 metri. Queste tre enormi colonne saranno i primi volumi dello studio: una volta trasportati a valle verranno analizzati dalla comunità scientifica, per poi, nel 2020, essere portati fino in Antartide, dove verranno conservati in una grotta a -54° centigradi: lì resteranno per i secoli a venire, per essere studiati dalle generazioni future, sotto la base italo-francese Concordia. E il ghiaccio proveniente dal Monte Bianco sarà solo il primo di questa originalissima arca: il cambiamento climatico, infatti, incombe su tutti i ghiacciai del mondo.

Dal Monte Bianco alle Ande

Più nel dettaglio, i lavori di estrazione saranno portati avanti sul ghiacciaio Col du Dôme: una carota sarà trattenuta a Grenoble, nel Laboratorio di glaciologia e geofisica dell’ambiente (LGGE) dell’Università di Grenoble Alpes, mentre le altre due, nel giro di 4 anni, verranno trasportate in Antartide. Come ha spiegato Carlo Barbante, promotore italiano del progetto, direttore dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Consiglio nazionale delle ricerche (Idpa-Cnr), nonché professore della Ca’ Foscari, «la nostra generazione di scienziati, testimone del riscaldamento globale, ha una grande responsabilità verso le generazioni future». Per questo motivo, attraverso questo progetto «doneremo i campioni di ghiaccio provenienti dai più fragili ghiacciai alla comunità scientifica dei decenni e dei secoli a venire, quando tali ghiacciai saranno scomparsi o avranno perso la qualità dei loro archivi». Una volta terminati i lavori sul Monte Bianco, il progetto si sposterà nel 2017 sulle Ande Boliviane, per prelevare dei campioni dal ghiacciaio Illimani. Sono poi tantissimi gli altri paesi già candidati per entrare a far parte del progetto: dalla Germania al Brasile, dagli Stati Uniti alla Russia, dal Canada al Nepal, sono moltissimi i ghiacciai dei quali non si vuole perdere traccia.