referendum-trivelle
Italia

Trivelle, diritti al quorum: come, quando e perché si vota

Domenica 17 aprile

Manca poco: aprite i cassetti, spalancate gli armadi, svuotate vecchie scatole impolverate e rientrate in possesso della vostra tessera elettorale. Domenica 17 aprile avrà luogo il referendum sulle trivelle, con il quale noi cittadini italiani possiamo decidere se abrogare o meno la norma che permette di estendere le concessioni per le estrazioni di petrolio o di gas attraverso le piattaforme offshore situate entro i primi 12 chilometri delle nostre coste.

Chi può votare, dove, come e quando

Sono invitati a votare tutti i cittadini italiani maggiorenni e in possesso di una regolare tessera elettorale. Per esercitare il nostro diritto di voto non dovremo fare altro che recarci al seggio elettorale nel nostro comune di residenza, così come indicato direttamente sulla nostra tessera elettorale. In mano, oltre alla tessera, dovremo avere anche un ulteriore documento di riconoscimento. I seggi saranno aperti dal mattino alla sera, dalle 7 alle 23: insomma, non esistono scuse per gli orari restrittivi. E se qualcuno di noi non trovasse la tessera, nessun grosso problema: sarà sufficiente richiederla entro sabato presso gli uffici preposti del nostro comune. Essendo solo uno il quesito referendario, quella che ci ritroveremo davanti sarà una sola scheda, di colore giallo. Se vogliamo abolire la norma, e quindi mettere fine al rinnovo delle concessioni per le estrazioni in questione, dovremo fare una croce sulla casella del ‘sì’. Se invece desideriamo che tutto resti invariato, dobbiamo barrare la casella del ‘no’.

Le posizioni dei principali partiti

Il vero ostacolo per la riuscita di questo referendum sarà il raggiungimento del quorum: perché i risultati siano validi dovrà infatti recarsi al voto il 50% più uno degli aventi diritto. In questo senso giocano un ruolo fondamentale le posizioni prese dai diversi partiti politici alla vigilia del referendum, in quello che si può definire uno scenario piuttosto caotico. I due opposti schieramenti referendari vedono infatti l’accomunarsi di partiti ideologicamente molto distanti, con ulteriori spaccature all’interno dei singoli partiti. Questo perché almeno in parte la valenza del referendum travalica il puro fine ambientale, raggiungendo valori squisitamente politici: di fatto votare sì significa andare contro la linea dettata dal governo, ragione per la quale molte forze dell’opposizione, pur non avendo mai millantato nessuna linea ambientalista, voteranno sì. Il Partito Democratico, ovvero il partito di governo, è ufficialmente per l’astensione, con lo scopo di vanificare il referendum: senza il raggiungimento del quorum, come detto, tutto sarà stato inutile. Ma non sono pochi i membri della minoranza del PD che hanno dichiarato pubblicamente il loro voto a favore del referendum, andando così ad intaccare la linea dell’astensione dettata da Renzi. Si dava ovviamente per scontata la linea di altri partiti di sinistra, pubblicamente schierati per il sì al referendum, come SEL e Possibile di Pippo Civati. Ma anche i partiti di opposizione dall’ideologia eterodossa come l’Italia dei Valori e il Movimento 5 stelle sostengono il referendum, spalleggiati in funzione per lo più antigovernativa da molti partiti di destra, come Lega Nord e Fratelli d’Italia. Più defilati, invece, partiti come NCD e Forza Italia, che non hanno ufficializzato una vera e propria posizione sul referendum.