Risorse idriche
Cambiamento climatico

Risorse idriche: Cape Town verso il Day Zero

Lo stato di allarme durava da ormai tre anni e oggi quella che era soltanto una possibilità, un eventuale rischio, sta diventando un incubo… e non è un sogno: è tutto reale. Città del Capo sta finendo le risorse idriche e rischia di diventare la prima grande città del mondo a rimanere senza acqua.

Risorse idriche in ribasso, il caso Roma

Appena questa estate la nostra Capitale si era trovata a vivere una riduzione delle risorse idriche che aveva portato ad un uso parziale e alternato della rete idrica. La vicenda aveva generato non poche polemiche oltre che una piccola “crisi civile” con persone in preda al panico alla ricerca di bottiglie, taniche e sopratutto notizie certe sulla vicenda. La soluzione – nonostante un momento di reale crisi – si risolse tutto sommato senza troppi disagi (con il lago di Bracciano semi prosciugato) e con la chiusura di buona parte delle fontanelle della città. Fontanelle che ad oggi, in pieno inverno e senza nessuna crisi delle risorse idriche all’orizzonte sono ancora chiuse.

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Da Roma a Cape Town

La capitale del Sud Africa non è quindi la sola, anche se sembra che la situazione in questo caso sia sensibilmente più grave. Pochi giorni fa i livelli delle dighe sono scesi al 26%, rispetto al 26,3% di due giorni prima e al 26,6% della scorsa settimana. A cape Town vige una legge che regola le risorse idriche ed è la seguente: una volta che le dighe raggiungono il 13,5%, l’approvvigionamento idrico comunale si interrompe per tutti i servizi, tranne quelli essenziali, come ospedali e aree commerciali chiave.

Risorse idriche in diminuzione, il Day Zero

Quel giorno, il giorno del punto del non ritorno, quello del raggiungimento del 13,5% è chiamato il Day Zero, il Giorno Zero. Il momento in cui i rubinetti verranno definitivamente chiusi ai cittadini. Per ora le condizioni di allerta hanno imposto un nuovo limite individuale di acqua di massimo 50 litri al giorno a partire da febbraio. Tale obiettivo potrebbe essere difficile da soddisfare, perché il 55% dei quattro milioni di abitanti di Città del Capo si calcola che usi almeno 87 litri di acqua al giorno.

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I primi disordini pubblici

La crisi delle risorse idriche ha già sollevato tensioni e pochi giorni fa sono arrivati i primi disordini pubblici e i primi arresti in seguito a una rissa esplosa nel centro della città a causa dei malumori su questa situazione.

Qualche buona notizia

Forse c’è anche qualche buona notizia all’orizzonte. Sembra infatti che le prime restrizioni stiano portando qualche risultato. Il leader dell’alleanza democratica, Mmusi Maimane, che guida la campagna Defeat Day Zero (sconfiggi il giorno zero), ha annunciato che il Day Zero è stato spostato indietro già di quattro giorno rispetto a quanto precedentemente previsto. “Grazie agli sforzi nel risparmiare le risorse idriche da parte di molti residenti di Città del Capo, posso confermare che abbiamo iniziato a respingere il Day Zero, che ora è previsto per il 16 aprile 2018”, ha affermato il politico che poi ha proseguito:
“Respingere Day Zero di quattro giorni potrebbe non sembrare molto, ma in realtà è una vittoria significativa: dimostra che i residenti si stanno unendo e stanno riducendo il consumo di acqua“. Un’azione che in effetti dimostra non tanto delle soluzioni al problema (che certamente resta) ma quanto il problema sia entrato nelle coscienze civili e sia stato compreso da tutti.

Una lotta costante

La battaglia per sconfiggere il Day Zero è soltanto iniziata e presto potrebbe ulteriormente inasprirsi. Secondo il New York Times Cape Town è diventata più calda negli ultimi anni e il clima decisamente più secco rispetto al secolo scorso, secondo Piotr Wolski, un idrologo dell’Università di Città del Capo che ha misurato le precipitazioni medie dall’inizio del ventesimo secolo ad oggi. “I modelli climatici mostrano che Cape Town è destinata ad affrontare un futuro più arido, con le piogge che diventeranno sempre più imprevedibili nei prossimi decenni”

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Quattro anni di pioggia

Secondo Greenpeace Africa servirebbero quattro anni di pioggia continuativa prima che vengano ripristinati i livelli delle dighe e chiede al presidente del Sudafrica Jacob Zuma di dichiarare immediatamente le aree più colpite da questa situazione perché: “Dichiarare queste zone è al momento l’unico modo per garantire che ogni struttura governativa possa mobilitare le risorse necessarie per rispondere in modo efficace”, ha affermato l’organizzazione ambientale in una petizione . “Il fatto che ciò non sia accaduto è un fallimento catastrofico nella leadership in un momento in cui i sudafricani ne hanno più bisogno”.

Per chi sostiene che un giorno le guerre si combatteranno per l’approvvigionamento dell’acqua il nome Day Zero susciterà di certo dei ricordi da film post apocalittico, ma il punto è che forse è tutto vero e a sbagliare è chi prende sotto gamba la questione.