Climate Smart Agriculture
Agricoltura

Smart agriculture e cambiamenti climatici alla Green Week

Si è parlato anche di smart agriculture e cambiamenti climatici nella sesta edizione della Green Week, il Festival del vivere sostenibile tenutosi tra Trento e Venezia dal 28 febbraio al 5 marzo. Dal titolo “Climate smart agriculture, un’agricoltura che guarda al clima che cambia”, l’incontro ospitato al Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento ha affrontato il rapporto tra gli aspetti critici della produzione agricola e i cambiamenti climatici in atto, con uno sguardo specifico anche ai micro ecosistemi dell’agricoltura trentina.

Agricoltura e cambiamenti climatici: effetti creati e impatti subiti

Un duplice punto di vista quello portato davanti a decine di studenti, ma non solo, presenti in aula: da un lato come le pratiche agricole impattano negativamente i cambiamenti climatici e a sua volta come l’aumento delle temperature e la variazione meteorologica altereranno nei prossimi decenni l’agricoltura.
L’agricoltura, come altre attività antropiche, è una delle fonti di emissione di gas a effetto serra, ma a differenza di altri settori produttivi, grazie al processo della fotosintesi, è in grado in parte di riassorbire CO2. Svolge dunque, anche un ruolo di mitigazione.

I settori dell’agricoltura che emettono più CO2

Le pratiche agricole e i cambi dell’uso del suolo per la produzione dei mangimi sono responsabili dal 18 al 32% delle emissioni globali. Ma quali sono i settori più impattanti dell’agricoltura su scala globale? Lo spiega bene, dati alla mano, Camilla Chieco, ricercatrice all’Istituto di Biometeorologia (IBIMET) di Bologna. In cima alla vetta abbiamo la zootecnia (allevamenti di bovini, suini, ecc..) che è responsabile del 40% delle emissioni in atmosfera dell’intero settore produttivo agricolo. A seguire il letame lasciato nei pascoli contribuisce per un 16%, l’impiego di fertilizzanti sintetici (13%) e la coltura del riso (10%). All’interno della zootecnia le attività che hanno maggiore impatto sono la produzione e la lavorazione dei mangimi (45%), la fermentazione enterica (39%), ovvero la fermentazione derivante dai processi digestivi degli animali che produce metano, la decomposizione del letame (10%) e in ultimo il trasporto post-produzione e la lavorazione che contribuiscono con un 6%.

bovini

Le sfide dell’agricoltura: mitigazione e adattamento

All’agricoltura spettano dunque due grandi sfide: quella di diventare resiliente e adattarsi ai cambiamenti climatici e quella di diminuire il suo impatto in termini di emissioni di gas serra. A tutto ciò si aggiunge un altro cruciale elemento di sfida: si prevede che la popolazione mondiale crescerà fino a raggiungere i 9 miliardi di persone nel 2050. Riuscirà l’agricoltura a produrre di più e inquinare di meno? Difficile dirlo.

Smart agriculture per fronteggiare i cambiamenti climatici

Soluzioni “climate smart” per rendere l’agricoltura più resiliente e per ridurre le sue emissioni sono già in campo. La smart agriculture o agricoltura “intelligente” comporta un cambiamento innanzitutto nelle pratiche culturali, optando per un’agricoltura conservativa che mira a preservare la fertilità del suolo coltivato invece che inaridirlo con le monoculture intensive; potature ad hoc; cambiamenti nella gestione idrica e dei sistemi di irrigazione per ottimizzare l’uso dell’acqua; supporto delle nuove tecnologie per migliorare i modelli predittivi delle variazioni meteorologiche e per affinare i sistemi di supporto decisionale, cioè quelle tecnologie che supportano gli agricoltori nel prendere decisioni ottimizzando risorse e rispettando l’ambiente.

Soluzioni climate smart anche per la mitigazione

Allo stesso modo esistono soluzioni climate smart per ridurre le emissioni di GHG derivanti dalla produzione agricola: interramento dei fertilizzanti, riduzione delle emissioni derivanti dallo stoccaggio del letame usando contenitori “intelligenti” o il compostaggio; ridurre l’uso dei fertilizzanti sintetici attraverso l’impiego delle tecniche dell’agricoltura di precisione, produrre mangimi sostenibili, programmare piani di afforestazione e riforestazione, l’uso di additivi alimentari per la fermentazione enterica degli animali.

Bisogna trovare fonti proteiche alternative

Per far fronte alla crescita della popolazione mondiale dei prossimi anni rimane comunque necessario pensare a fonti proteiche sostenibili sia per l’alimentazione umana che per il loro impiego come mangime proteico per gli animali d’allevamento. Chieco porta due esempi concreti di fonti proteiche alternative e sostenibili: le alghe e gli insetti. Può sembrare molto bizzarro ma alcuni insetti come le locuste sono in proporzione più nutrienti dal punto di vista proteico di un bovino. In alcune culture africane o asiatiche ad esempio gli insetti sono parte integrante della tradizione culinaria. In Olanda di recente il governo ha dato il via libera all’allevamento di grilli e cavallette per uso alimentare e in alcuni supermercati si possono trovare hamburger di insetti e i “Bugs Sticks” (barrette di cioccolato e insetti). Disgusto a parte, se non per l’alimentazione umana gli insetti rimangono comunque un’alternativa valida alla soia come mangime per pesci, la cui coltivazione incide pesantemente nell’emissione di GHG.

Insetti da mangiare

Agricoltori più smart come azione di resilienza

Un altro aspetto fondamentale nelle azioni di resilienza dell’agricoltura è la previsione dell’impatto della temperatura media, dovuta ai cambiamenti climatici, nella vita delle piante. Capire ad esempio che effetto potrà avere il cambiamento climatico sui patogeni e i parassiti delle piante e come bisognerà agire.

Avere delle previsioni precise non è facile – sostiene Ilaria Pertot, ricercatrice della Fondazione Edmund Much – e soprattutto non è possibile generalizzare. Ci sono diversi fattori di cui bisogna tenere conto. Bisogna ragionare in termini micro, cioè del piccolo terreno, della piccola valle in relazione alla singola stagione meteorologica. È in questo contesto che l’agricoltore deve diventare “smart” nel prevedere le variazioni delle condizioni meteorologiche anche con l’ausilio di sistemi di supporto decisionale.

Agricoltori smart