Sostenibilità nei trasporti navali: la nuova frontiera cinese
Motori ecologici

Sostenibilità nei trasporti navali: la nuova frontiera cinese

Se parliamo di energia, non possiamo non notare i 2 volti della Cina. Da un lato, la potenza asiatica appare come un crogiuolo di innovazione e tecnologia, spinte al massimo per sviluppare idee virtuose legate al risparmio energetico e alla cura dell’ambiente. Dall’altro, però, vediamo una nazione con livelli di emissioni inquinanti incredibilmente alti ed una qualità della vita inversamente proporzionale a tali fattori. Abbiamo messo in evidenza quante e quali innovazioni siano tate sviluppate in Cina di recente: a partire dalla monorotaia elettrica low cost per arrivare all’impianto solare galleggiante più grande della Terra, passando per la futuristica Green Megacity. Oggi affrontiamo l’ambito della sostenibilità nei trasporti navali attraverso un incredibile mezzo di trasporto innovativo lanciato da poco. Purtroppo, però, a fianco delle molte luci legate a questo progetto, rimangono anche diverse ombre a minarne le evidenti virtù.

Il varo della prima nave mercantile totalmente elettrica

Domenica 12 novembre 2017 è stata inaugurata la prima nave mercantile elettrica cinese, salpando da Longxue Island, isola nei pressi della foce del Fiume delle Perle, nel distretto del Nansha. La zona non è stata scelta a caso e anzi rappresenta un nodo cruciale per gli scambi commerciali con Hong Kong. Costruita dalla Guangzhou Shipyard International Company, la nave si trova ancora in fase di test e sta trasportando grandi quantità di merci ogni giorno. Lunga circa 70 metri, riesce a caricare più di 2000 tonnellate di merci, mantenendo una velocità di crociera pari a 12,8 chilometri orari, non certo elevatissima ma comunque sufficiente per un’imbarcazione del genere. Parlando di autonomia, siamo di fronte al primo tasto dolente. Infatti, grazie ad una serie di batterie da 2400 kWh, la nave riesce a percorrere circa 80 chilometri, a seguito dei quali necessita di ricarica. Per fortuna, l’operazione è relativamente breve e dovrebbe durare mediamente 2 ore, tempo necessario, secondo le informazioni fornite dalla compagnia costruttrice, per le operazioni di carico e scarico merci. In tal senso, il limite intrinseco della nave, legato alla scarsa autonomia, potrebbe essere risolto grazie ad un’attenta programmazione delle soste ed all’ottimizzazione delle fasi di ricarica.

Sostenibilità nei trasporti navali: si apre una nuova strada

Fino a questo momento, il diffondersi sempre maggiore dei mezzi sostenibili cinesi ha riguardato per lo più il trasporto su ruota, con qualche sperimentazione interessante in ambito aereo come il drone a energia solare Caihong. Ma la nave di cui parliamo oggi è il primo esemplare al mondo nel suo genere e rappresenta, quindi, un modello da seguire di sostenibilità nei trasporti navali. Da questo punto di vista, la Cina si mostra come uno dei paesi più attivi nello sviluppo di tecnologie volte a ridurre l’impatto ambientale delle emissioni inquinanti. Purtroppo, però, una tecnologia del genere appare come un fiore nel deserto, se rimane fine a se stessa e non diventa parte di un ecosistema sostenibile più ampio. Vediamo perché.

L’ironico paradosso di un’innovazione virtuosa

Fino a questo momento, abbiamo raccontato una storia virtuosa, un esempio da seguire per i paesi che vogliono sfruttare al meglio l’energia elettrica, mettendo al primo posto la sostenibilità nei trasporti navali ed il rispetto per l’ambiente. Ma se vi dicessimo che questa nave viene usata per trasportare carbone? Sì, fa uno strano effetto scoprirlo e si ha quasi la sensazione di essere stati presi in giro. Purtroppo, l’imbarcazione viene caricata ogni giorno di carbone il quale serve per alimentare le centrali elettriche poste lungo le sponde del Fiume delle Perle. Certo, non va dimenticato il fatto che la materia prima sta viaggiando con impatto ambientale praticamente nullo, grazie all’uso di un mezzo elettrico. Rimane, comunque, l’amaro in bocca per una tecnologia che poteva essere utilizzata sicuramente meglio.

Il circolo vizioso dell’energia: la seconda beffa

Se il trasporto del carbone tramite una nave a zero emissioni fa storcere la bocca da un punto di vista etico, c’è anche un aspetto più ampio da non sottovalutare e che riguarda tutti i mezzi a propulsione elettrica. Infatti, il processo di produzione dell’energia elettrica si realizza, in larga parte, proprio bruciando il carbone. E nel popoloso paese asiatico ciò avviene in modo decisamente massiccio. La cosa appare evidente leggendo uno studio apparso di recente ad opera di ricercatori cinesi, i quali hanno dimostrato come un’automobile elettrica sia responsabile di una maggiore emissione di gas serra rispetto ad una corrispondente vettura a benzina. Detto così sembra impossibile. In realtà, si deve pensare all’impronta ecologica dell’intero processo. Chiaramente, se consideriamo le semplici emissioni dovute al solo mezzo di trasporto, appare chiaro come quello elettrico sia decisamente meno inquinante. Ma, valutando anche quanto carbone serve per alimentare una centrale elettrica e produrre tale tipo di energia, il risultato cambia e viene giustificato l’inquietante verdetto dello studio cinese. Per questo, ora più che mai è necessario integrare le tecnologie in modo completo così da realizzare un sistema sostenibile a 360 gradi.