negazionisti del cambiamento climatico
Cambiamento climatico

Nuovo studio confuta anche l’ultima tesi dei negazionisti del cambiamento climatico

Sono decine, se non centinaia, le tesi usate di quando in quando dai negazionisti del cambiamento climatico per dimostrare che no, le temperature non stanno aumentando, che le emissioni nocive non sono poi così dannose e che i combustibili fossili possono essere utilizzati ancora per molti anni senza il benché minimo problema. I negazionisti del cambiamento climatico spiegano che ci sono già stati cambiamenti in passato, senza pensare che adesso è l’uomo la forza dominante, ed è dunque lui che sta influenzando il clima; dicono che l’aumento delle temperature non è un male, ma non guardano agli impatti negativi su agricoltura, sull’ambiente e sulla nostra salute; dicono che manca il consenso scientifico, quando più del 97% degli scienziati climatici è concorde nell’affermare la presenza e la pericolosità del climate change e la responsabilità dell’uomo; dicono che non ci sono dati a supporto, quando l’ultimo decennio è stato il più caldo da quando si registrano le temperature; affermano che gli animali e le piante si adatteranno in fretta, quando invece è certo che – se non si interviene – molte specie non riusciranno ad adattarsi e finiranno quindi per estinguersi velocemente. E poi i negazionisti del cambiamento climatico continuano con il dire che in realtà i ghiacci dell’Artico stanno aumentando, che insomma, è tutto un complotto. C’è persino qualcuno che dice che stiamo in realtà entrando in un’era glaciale.

Le tesi dei negazionisti del cambiamento climatico

Nella maggior parte dei casi, come si è visto, ribaltare gli argomenti dei negazionisti del cambiamento climatico è davvero semplice. Sono infatti delle tesi povere, infondate e spesso contraddittorie, che possono essere smontate velocemente a partire da uno qualunque dei più recenti studi climatici. C’è però un argomento che queste persone continuano a riproporre di volta in volta e che no, effettivamente non è facile come gli altri da negare. Parliamo dell’equilibrium climate sensitivity (ECS), il cui valore resta misterioso, e che quindi, proprio per questa insicurezza, viene utilizzato a proprio favore dai negazionisti del cambiamento climatico. Chi crede al complotto – senza peraltro avere delle basi scientifiche certe per farlo – afferma che l’ECS sarà molto basso, e che quindi il cambiamento climatico non è poi questa gran tragedia. Prima di chiarire questo punto, è ovviamente il caso di spendere due parole sull’ECS.

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Cos’è l’equilibrium climate sensitivity

Come detto, la tesi dei negazionisti del cambiamento climatico che si basa sull’ECS è quella ‘meno implausibile’ e più difficile da contrastare. Con l’equilibrium climate sensitivity si indica infatti il cambio di equilibrio della temperatura superficiale media della Terra nel momento in cui si arriva al raddoppio della concentrazione di anidride carbonica. Ovviamente non è per nulla facile stabilire questo valore con certezza. Guardando ai più recenti studi climatici, il valore dell’ECS dovrebbe essere probabilmente (ovvero con una probabilità pari al 66%) compreso tra i 2 e i 4,5 gradi centigradi, con la stima migliore sui 3 gradi centigradi. Ecco, facendo leva su questa incertezza, i negazionisti del cambiamento climatico affermano – leggi: scommettono – che l’ECS sia basso, il che significherebbe avere un impatto del cambiamento climatico basso e soft.

E le nuvole?

Il problema è che i negazionisti del cambiamento climatico non spiegano il perché e il come l’ECS potrebbe essere basso e quindi generare un climate change ‘minimal’. Lo affermano e basta, senza tener conto dei tantissimi fattori che influenzano il cambiamento climatico, i quali fanno a pensare a tutto fuorché ad un trasformazione climatica ‘lenta’. L’unica possibile eccezione, tra tutti questi fattori, sono le nuvole, le quali possono sia accelerare il cambiamento climatico che mitigarlo – avendo infatti la capacità di riflettere i raggi del sole. Ogni nuvola, a seconda del tipo e della situazione, può dunque essere un elemento incentivante o mitigante del cambiamento climatico; anche in questo caso, i negazionisti climatici hanno deciso di scommettere sulla seconda possibilità, vedendo nelle nubi una sorta di termostato del nostro pianeta.

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No, le nuvole non ci salveranno

A cambiare le cose è però arrivato uno studio pubblicato su Nature dagli scienziati Patrick Brown e Ken Caldeira, i quali affermano che i modelli climatici globali più efficienti sono quelli che suggeriscono che l’ECS è di circa 3,7 gradi centigradi. E non è tutto qui: a fare la differenza tra modelli accurati e inaccurati sarebbe proprio l’attenzione nel simulare i cambiamenti delle nuvole. E ad una considerazione simile era del resto già arrivato uno studio del 2010 di Andrew Dessler, il quale usando dati satellitari mostrava come le nuvole sono più portate ad aumentare il cambiamento climatico, per lo meno sul breve termine; un altro studio del 2010, pubblicato sul Journal of Climate, affermava che le più recenti trasformazioni delle nuvole nell’est Pacifico avevano amplificato gli effetti del cambiamento climatico. Sulla stessa linea, uno studio di Steve Shewood pubblicato nel 2014 su Nature mostrava come i modelli climatici meno corretti erano proprio quelli che simulavano in modo erroneo la formazione delle nuvole.

Insomma, qualsiasi cosa ne pensino i negazionisti climatici, le nuvole non ci salveranno. L’unica cosa che può salvarci davvero è un repentino taglio delle emissioni nocive. E, come dimostrato anche dalle più fedeli stime dell’ECS, il cambiamento climatico non sarà per nulla soft.