trasformazioni energetiche in Cina
Green economy

Il nuovo modello economico? Viaggio tra sharing economy e trasformazioni energetiche in Cina

Il futuro? Parla cinese. E lo parla forte e chiaro. Soltanto un mese fa vi abbiamo raccontato di come nel mondo ci siano oltre 10 milioni di persone che lavorano nel settore delle energie rinnovabili e di come più della metà di questi lavoratori siano cinesi o dipendenti di imprese cinesi. Quando pensiamo alla Cina le parole “green” e “sostenibilità” non sono le prime due associazioni che il nostro cervello fa in automatico, ma i numeri parlano chiaro e ci ritroviamo davanti a una serie di cambiamenti culturali e trasformazioni energetiche in Cina.

Trasformazioni energetiche in Cina: la rivoluzione verde

La Cina oggi rappresenta il più grande produttore di energia solare e in appena un anno ha raddoppiato la produzione che aveva fatto registrare nel 2016. Sempre in Cina risiede il più grande impianto fotovoltaico del mondo. Si trova sull’altopiano tibetano dove milioni di pannelli raccolgono la luce del sole e la trasformano in energia. Sempre negli ultimi anni la Cina ha superato gli Stati Uniti nella produzione di energia eolica, conquistando anche in questo caso il ruolo di leader mondiale.

trasformazioni energetiche in Cina

Ancora poco convinti?

Ci ha pensato recentemente il presiedente francese Macron a fugare ogni dubbio e in un certo senso a sponsorizzare le trasformazioni energetiche in Cina. Come? Appresa l’uscita degli Stati Uniti d’America dagli accordi sul clima di Parigi, il Presidente francese ha indicato la Cina come la nazione da seguire e da emulare.

Addio Usa, Ciao Cina

Con l’uscita statunitense dagli accordi di Parigi si determina automaticamente anche la fine della leadership americana sulle politiche ambientali. Gli standard e i tempi ora saranno dettati dalla Cina. Un’immagine che stona? Probabilmente sì, se pensiamo alle megalopoli completamente annebbiate dallo smog, ma le trasformazioni energetiche in Cina sono in continuo sviluppo e nella scelta tra Cina e Usa (le due nazioni più inquinanti al mondo) voi chi scegliereste tra chi dichiara di non fare nulla e chi cerca continue soluzioni e innovazioni per risolvere un problema?

Prossimamente in Cina

Le trasformazioni energetiche in Cina passano anche per l’innovazione. A seguito di piccoli progetti pilota portati avanti nei sobborghi cinesi, ora Pechino ha in programma di investire 1,3 miliardi di dollari per trasformare i taxi della città (circa 70 mila) in auto elettriche. Quella elettrica è una piccola rivoluzione che la Cina sta vincendo già da qualche anno. Si calcola infatti che attualmente si vendono in Cina più veicoli elettrici di quanti se ne vendono sommando Stati Uniti, Norvegia, Regno Unito, Francia, Germania e Giappone. Tutto questo mentre si cerca di lavorare (e perfezionare) un sistema di incentivi economici che consenta di lavorare sull’abbassamento delle emissioni di carbonio.

Sharing economy, ancora record

Accanto alle trasformazioni energetiche in Cina cresce (e di molto) anche la Sharing Economy. Quella che tradotta grossolanamente è l’ economia della condivisione. Si tratta non di un’azione diretta a risparmiare energie o ad abbassare gli indicatori di inquinamento, ma consta in un utilizzo delle risorse più controllato. Ad oggi quella cinese sembra essere la sharing economy più grande del mondo.

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Una crescita impressionante

Sembra che il volume delle transazioni nella sharing economy cinese nel 2016 abbia superato i 500 miliardi di dollari facendo registrare una crescita del 103% annuo.
Lo scorso anno più di 600 milioni di persone in un modo o nell’altro hanno partecipato alla sharing economy cinese, 100 milioni in più rispetto all’anno precedente. Questo movimento virtuoso non solo ha contribuito a massimizzare gli strumenti a disposizione della popolazione riducendo gli sprechi ma ha addirittura generato quasi 6 milioni di nuovi posti di lavoro.

Startup e mobilità

Come è accaduto in tutto il resto del mondo, la sharing economy ha dato il la alla nascita di innovative startup quasi tutte operanti nell’ambito della mobilità.
Ad esempio la Didi Chuxing, che ha potuto acquistare il ramo cinese di Uber nell’agosto del 2016, in soli 5 anni è diventata la più grande società al mondo a offrire quel tipo di servizio, dichiarando di aver effettuato – soltanto nel 2015 – quasi un miliardo e mezzo di corse. Dieci volte in più di quante ne vengono dichiarate da Uber. Questo – e qui veniamo agli effetti sociali da copertina della sharing economy – ha generato un risparmio superiore ai 500 milioni di litri di carburante e circa 15 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Un futuro Made in China

E se avesse ragione Macron quindi? Se la chiave del nuovo mondo, quello fatto di attenzione per l’ambiente, sostenibilità, ma anche di ricerca, startup e sharing economy fosse il modello Cinese?
Una cosa è certa. La Cina inquina, tanto quanto gli Stati Uniti ma contrariamente a questi non si tira indietro e cerca di trovare delle soluzioni ai problemi che crea o che ha creato in passato. Le trasformazioni energetiche in Cina e la leadership nella sharing economy fanno di questo Paese un modello da seguire per il prossimo futuro. La sensazione è che sentiremo parlare presto (e a ragione) di modello cinese.