Stufa IPSIA ACLI Trentine Malawi
Rinnovabili termiche

Dal Trentino al Malawi: la stufa che cova le uova e ricarica il cellulare

Tra pulcini e volontari

Questa è una storia forse un po’ strampalata, ma sicuramente virtuosa, ambientata tra il Trentino e l’Africa: i protagonisti sono alcuni volontari delle Acli trentine e dell’associazione Tree is Life, un bambino curioso, dei pulcini e dei malawiani geniali. Tutto ebbe origine quando, all’interno del progetto Tree is Life, sostenuto dall’Istituto Pace Sviluppo e Innovazione delle Acli trentine (IPSIA), si decise di realizzare delle stufe facili da costruire, economiche, efficienti e senza l’emissione di fumi nocivi: l’obiettivo era quello di esportare questa idea e le conoscenze per metterla in pratica nelle aree più povere del Kenya.

I vantaggi della stufa

Detto fatto: la stufa fu premiata a Nairobi nel 2014 con il Green Innovation Award, per essere poi esaltata anche dalle Nazione Unite per il suo contributo al miglioramento delle condizioni di vita delle donne kenyote. Oltre a questo, la stufa è stata presentata a Papa Francesco in Vaticano e al grande pubblico all’Expo di Milano. Ma quali sono i vantaggi di questa stufa rispetto a quelle usate comunemente dalle famiglie africane? Ebbene, non sono pochi, tutt’altro. Per prima cosa, essa richiede meno legna da ardere rispetto ad una normale stufa, precisamente due terzi in meno. Non produce fumi nocivi, che rimangono una vera piaga per la qualità dell’aria delle abitazioni povere africane. Ed è molto facile da costruire: si fabbrica con della semplice malta-in-paglia su una struttura di legno, la quale sostiene due vasi di materiale refrattario. Tutte queste caratteristiche hanno fatto sì che, attraverso il passaparola, la stufa trentina arrivasse anche in Uganda, in Tanzania e in Malawi, andando così a riscaldare le fredde notti degli altipiani africani.

Un incubatrice nata per scherzo

I volontari trentini, dunque, portarono la propria idea in Kenya, riscuotendo subito un buon successo. Fu però un bambino particolarmente curioso a rendere ancora più utile e originale questa stufa sostenibile. C’è da sottolineare che, come la maggior parte delle stufe delle nostre Alpi, anche quella esportata in Africa prevede, a livello del pavimento, una cavità atta all’asciugatura della legna da ardere. Ebbene, il bambino in questione ebbe infatti inconsapevolmente l’idea, mentre giocava, di mettere delle uova sotto la stufa. Una settimana dopo ne uscirono i pulcini, e da quel momento in poi la stufa divenne nota ovunque come una vera e propria incubatrice low-cost. Per come viene utilizzata adesso, infatti, le uova poste al calduccio si schiudono in un ambiente pulito e buio, molto più salutare di quello proposto dalle incubatrici industriali. Per la prima settimana di vita i pulcini rimangono nella medesima cavità, per poi essere spostati in una apposito piccolo recinto collegato alla stufa, il quale verrà allontanato giorno dopo giorno, fino a quando il pulcino non avrà più bisogno di un riscaldamento esterno. E così, unendo l’impegno dei volontari trentini e la spontaneità di un bambino, la stufa di Tree is Life si è aggiudicata il Green Innovation Award, come avevamo già raccontato qui.

La svolta tecnologica nel Malawi

Questa storia, però, non finisce qui: uno dei problemi maggiori del continente africano è la perenne mancanza di elettricità, di solito è garantita soltanto nelle città principali. Ciononostante, per tenersi in contatto con i propri cari, e anche per questioni lavorative, i contadini e i pastori del Kenya, del Malawi e degli altri paesi africani possiedono un cellulare. Da qui nasce l’eterno problema della ricarica, talvolta impossibile se non dopo chilometri di spostamenti alla ricerca di un punto luce. Ed è qui che ritorna nuovamente in gioco la stufa trentina: come ha infatti dichiarato Gianni Gecele, volontario di IPSIA del Trentino, «abbiamo saputo che in Malawi hanno realizzato un sistema per generare energia elettrica a partire dalla stufa, e questo mi ha dato un input per questa sfida». Dopo alcuni mesi di lavoro e di studio, i volontari dell’Ipsia sono riusciti a confezionare un kit da applicare alla stufa, completo di uscita USB, in grado di ricaricare un cellulare. «Se questa innovazione riuscirà a ridurre ancora i suoi costi d’installazione» ha spiegato il presidente di IPSIA del Trentino Fabio Pipinato «potremmo migliorare non poco la qualità della vita di molti che abitano in zone rurali, utilizzando semplicemente il fuoco, l’energia che è presente in tutte le case o baracche africane».