Solo energia sostenibile nel 2050
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Un futuro rinnovabile: nel 2050 solo energia sostenibile

Traguardo 2050

La comunità internazionale sta guardando al 2050 come all’inizio di una nuova era nel campo della sostenibilità, e l’Italia non sta a guardare. Tutti i progetti che si stanno implementando e migliorando in questi anni sono infatti tesi a migliorare non solo il nostro quotidiano, ma soprattutto la qualità di vita delle prossime generazioni, sulle quali potrebbero ricadere – senza il dovuto mutamento di rotta – le più nefaste conseguenze del cambiamento climatico.

Due studi differenti, una visione

Il 2050 è visto in particolare come l’anno in cui le energie rinnovabili spodesteranno completamente quelle prodotte a partire dai combustibili fossili. A ribadire che questo passaggio potrebbe finalmente compiersi entro la metà sono due differenti studi sull’energia sostenibile: uno italiano, condotto dall’Ismn di Palermo e dall’Ibimet di Firenze, e uno di respiro internazionale, redatto dall’Istituto di ricerca ambientale CE Delft.

Lo studio di Mario Pagliaro e Francesco Meneguzzo

Entro il 2050 l’intero fabbisogno energetico italiano potrà essere soddisfatto grazie al solo apporto delle energie rinnovabili: a questa conclusione è giunto lo studio italiano di cui si è accennato sopra, condotto da due team guidati rispettivamente dal ricercatore del Cnr Mario Pagliaro, dell’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati di Palermo, e da Francesco Meneguzzo, dell’Istituto di Biometerologia di Firenze. Lo studio non si è limitato però a predire la data in cui la transizione sarà completata, arrivando a definire le tecnologie più vantaggiose sulle quali puntare, calcolando in questo senso sia i costi che i ritorni economici.

Energia sostenibile: il fotovoltaico deve crescere di 16 volte

Come ha spiegato Mario Pagliaro, «il fabbisogno elettrico complessivo dell’Italia entro il 2050 crescerà dagli attuali 315 a 730 miliardi di KWh: molto probabilmente, funzioneranno a elettricità anche i trasporti e la produzione di calore per edifici civili e industrie». Gradualmente verranno messe da parte e quindi eliminate le fonti fossili, e stesso destino toccherà anche alle ormai datate centrali termoelettriche, inquinanti oltre ogni limite del buon senso. Al loro posto, stando allo studio, cresceranno iperbolicamente gli impianti fotovoltaici ed eolici. Secondo i dati estrapolati dal ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, «l’Italia dovrebbe far crescere di 16 volte il parco solare fotovoltaico, cioè passare dagli attuali 19 a 310 GW, e di 21 volte il parco eolico, da 9 a 190 GW».

Costi dell’energia sostenibile in diminuzione

Quelle esposte dai due team di ricerca sono solamente delle stime, ma d’altro canto quella da loro delineata è l’unica strada percorribile, poiché rendere la nostra energia economica, sostenibile e disponibile non è più solamente un optional. Lo studio spiega che per completare il passaggio dal termoelettrico alle rinnovabili saranno necessari investimenti pari a 32 miliardi di euro all’anno, tenendo conto dei costi attuali. Ma per formulare tale stima, spiega Francesco Meneguzzo, «è stato perfino adottato lo scenario peggiore». Questo perché i costi degli impianti rinnovabili sono in discesa da anni, e continueranno a scendere, almeno fino al 2025. Ad oggi il prezzo di vendita di un kilowatt prodotto con impianti fotovoltaici è di soli 3 centesimi di dollaro. Tale competitività ha premesso nel solo 2015 di risparmiare 35 miliardi di euro, grazie ai minori acquisti di carbone, petrolio e gas, e questo ritorno economico da solo spiega come la transizione, da qui al 2050, sarà autofinanziata.

Il rapporto di Ce Delft per Greenpeace

E se lo studio italiano si è limitato a predire un futuro non troppo lontano totalmente rinnovabile, quello redatto dall’Istituto di ricerca ambientale CE Delft per conto di Greenpeace, Eref, Friends of the Earth Europe e ReScoop è andato in qualche modo oltre: il report The Potential for Energy Citizens in the European Union stima infatti che entro il 2050 il 50% della popolazione Ue potrebbe produrre autonomamente e in modo sostenibile la propria elettricità. Il rapporto scientifico, lanciato alla vigilia del tour di Greenpeace Accendiamo il Sole, è teso ad evidenziare le potenzialità degli energy citizens dell’Unione Europea. Ma chi sono costoro? Molto semplice: gli energy citizens sono quegli individui – o anche famiglie, aziende ed enti – che producono e gestiscono in maniera flessibile la propria domanda di energia sostenibile.

L’Unione Europea degli energy citiziens

Nell’Italia del 2050, stando al rapporto di CE Delft, gli energy citizens potrebbero produrre il 34% dell’elettricità nazionale: in tutto dovrebbero essere circa 26 milioni di persone, una piccola ma importante fetta di quei 264 energy citizens che dovrebbero abitare l’Unione Europea alla metà del secolo. Il 37% di tale produzione energetica proverrà proprio dagli impianti rinnovabili domestici, mentre il resto verrà prodotto da cooperative energetiche (37%) da piccole e medie imprese (25%) e dagli enti pubblici (solamente l’1%). Come ha spiegato il responsabile della campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia Luca Iacoboni, «i cittadini che autoproducono almeno parte dell’energia che consumano saranno la figura chiave delle politiche energetiche dei prossimi anni». Grazie a loro, infatti, sarà finalmente possibile togliere il monopolio della produzione di energia «alle grandi aziende che continuano a puntare su fonti fossili come carbone, petrolio e gas».