Veicoli alimentati ad idrogeno
Auto elettriche

Un nuovo modo di pensare i veicoli alimentati ad idrogeno

Negli ultimi tempi il mondo dell’automotive non ha certo sorriso ai veicoli alimentati ad idrogeno, e i motivi sono molti. Le auto elettriche e le auto ibride si sono affermate come la vera e – quasi – unica alternativa efficiente ed economicamente sostenibile alle inquinanti automobili a combustibili fossili. I grandi produttori si sono orientati in massa verso questa scelta, tanto che non esiste più nemmeno un colosso di questo settore che non ha già portato o non ha in programma in tempi brevi di portare sul mercato delle automobili a batteria. La prima prima e principale motivazione che ci spinge verso le automobili elettriche, del resto, è la loro sostenibilità a livello ambientale, in quanto le emissioni inquinanti di queste vetture sono azzerate, così come possono esserle quelle degli impianti che producono la necessaria energia elettrica, attraverso il ricorso al fotovoltaico, all’eolico e via dicendo. L’idrogeno, nella stragrande maggior parte dei casi, viene invece prodotto attraverso un processo che non si può certo definire sostenibile. A coronare poi il tutto, c’è il parere negativo di tantissimi decision maker, primo fra tutti quello del patron di Tesla Elon Musk, ovviamente fiero sostenitore delle automobili elettriche e altrettanto sicuro detrattore dei veicoli alimentati ad idrogeno. Eppure, forse, per le automobili a fuel cell c’è ancora un futuro.

Veicoli alimentati ad idrogeno

Una nuova idea per i veicoli alimentati ad idrogeno

Qualcuno, insomma, crede ancora piuttosto fermamente ai veicoli alimentati ad idrogeno. Tra questi vi è certamente la General Motors, che ha programmato di produrre alcuni veicoli di questo tipo nel prossimo decennio, a fianco delle ‘normali’ automobili a batteria. Ma è soprattutto una parte del mondo della ricerca a voler evidenziare che sì, i veicoli alimentati ad idrogeno sono una vera e propria alternativa da non lasciarsi scappare. Tra tutti, spicca il lavoro di un gruppo di ricercatori della UCLA, i quali hanno progettato e realizzato un dispositivo capace di accumulare energia e di produrre idrogeno. Un solo dispositivo, dunque, due differenti funzionalità.

Il supercapacitore

Ad oggi, la quasi totalità delle automobili elettriche è alimentata da batterie agli ioni di litio. Tutto sta nel fare il pieno alle batterie alle stazioni di ricarica ogni volta che il livello di energia residua si approssima allo zero. I veicoli alimentati ad idrogeno permetterebbero un’autonomia più sostanziosa, ma di certo la complessità del motore sarebbe di tutt’altro genere rispetto ai semplici motori elettrici. Come detto, però, c’è qualcuno che si è dato da fare per rendere più efficiente e spendibile l’opzione costituita dalle automobili a fuel cell. Richard Kaner e Maher El-Kady hanno infatti creato un dispositivo che riprende gli stessi elettrodi negativi e positivi di una cella a idrogeno, ma accanto a questi inserisce anche un supercapacitore e un elettrodo in più, per poi connettere il tutto ad una cella solare in grado di generare energia elettrica e quindi alimentare il dispositivo. E a cosa serve l’energia così prodotta da questo innovativo macchinario? Ebbene, questa può essere accumulata nel supercapacitore oppure può essere utilizzata per produrre idrogeno, il quale a sua volta può alimentare l’automobile. Insomma, come detto, un solo dispositivo, tante funzioni. «Le persone» ha spiegato Kaner «hanno bisogno di combustibile per alimentare i propri veicoli, e di elettricità per attivare i propri dispositivi. Adesso possono avere entrambi con un singolo dispositivo. Nel momento in cui sei in grado di convertire l’elettricità in idrogeno, poi puoi accumularlo senza problemi».

Idrogeno prodotto in modo sostenibile

Con questo dispositivo, uno dei principali svantaggi dei veicoli alimentati ad idrogeno – ovvero la non sostenibilità della produzione del combustibile – verrebbe eliminata di colpo, in quanto in questo caso la produzione dell’idrogeno sarebbe affidata da un dispositivo che usa ferro, nichel e cobalto, nonché l’energia proveniente da una cella solare. Insomma, il processo sarebbe ad emissioni zero, come la migliore elettricità rinnovabile.