limite di 1,5 gradi di riscaldamento globale
Cambiamento climatico

C’era una volta il limite di 1,5 gradi di riscaldamento globale

Ci eravamo dati un obiettivo abbastanza preciso – seppur non del tutto: rispettare il limite di 1,5 gradi di riscaldamento globale. Lo avevano deciso i delegati internazionali alla famosa Cop21, con gli altrettanto celebri – e insuperati per eco e concretezza – Accordi di Parigi, nel 2015. In quell’occasione si era infatti arrivati a definire un impegno generale e prioritario, ovvero quello di contenere l’aumento delle temperature medie globali al di sotto della soglia. Di fatto, era stato detto di mantenersi abbondantemente sotto all’incremento di 2 gradi centigradi rispetto alle temperature medie globali precedenti l’epoca industriale, puntando quindi al limite di 1,5 gradi. Come avevamo spiegato in passato, questo limite di surriscaldamento non era stato scelto a caso: si tratta infatti di uno dei “planetary boundary”, al di là del quale – si stima – si arriverebbe alla perdita del ghiaccio estivo artico, al mutamento della Corrente del Golfo, e via dicendo, in un circolo vizioso e drammatico. Ebbene: stando a due differenti studi pubblicati su Nature Climate Change, è virtualmente sicuro che il limite di 1,5 gradi di riscaldamento globale sia già stato superato.

Siamo già oltre il limite di 1,5 gradi di global warming?

Lo diciamo subito: si è tutti concordi nell’affermare che il limite di 1,5 gradi di riscaldamento globale è già stato superato sul breve termine. Già nel giugno dell’anno scorso, infatti, erano stati segnati ben 12 mesi consecutivi con un aumento di oltre 1,5 gradi delle temperature medie globali rispetto all’epoca preindustriale. Ma, per l’appunto, la soglia definita dagli Accordi di Parigi guarda al lungo termine, al di là di fenomeni climatici “temporanei”: superare per un anno gli 1,5 gradi non significa dunque di per sè aver sforato quanto definito durante la Cop 21. Peccato però che due studi pubblicati sulla rivista scientifica Nature Climate Change affermino che lo sforamento “reale”, ovvero sul lungo termine, sia già in atto.

L’accelerazione del riscaldamento globale: gli studi

Gli studiosi dell’Helmholtz Centre for Environmental Research (UFZ) di Lipsia sono partiti dall’analisi delle anomalie delle temperature del 2023 e del 2024, operazione che ha portato a una conclusione: i precedenti modelli climatici non erano del tutto esatti. Se la comunità scientifica era infatti tendenzialmente concorde nel dichiarare che il superamento del limite di 1,5 gradi di riscaldamento globale sarebbe avvenuto – salvo politiche concrete e immediate su larga scala – tra il 2028 e il 2035, i ricercatori tedeschi hanno dichiarato che, se il trend di mesi con anomalie termiche supererà i 18 mesi (cosa che è di fatto avvenuta) lo sforamento sarà da considerarsi “virtualmente certo”.

Quali sono i fattori che hanno portato a un’accelerazione del surriscaldamento globale, e che non erano stati previsti dai precedenti modelli climatici? Gli studiosi ne citano due: l’eruzione del vulcano Tonga nel 2022, con il conseguente incremento di vapore nell’atmosfera; e la riduzione delle emissioni di zolfo da parte delle navi, con la conseguente riduzione dell’albedo, che ha così incrementato l’assorbimento di calore.

Il secondo studio, a firma di Alex J. Cannon, porta alle stesse conclusioni: analizzata la lunga striscia di mesi con superamento “temporaneo” ma continuo del limite di 1,5 gradi di riscaldamento globale, viene stimato come virtualmente certo lo sforamento del limite sul lungo termine. In questa seconda indagine tra i fattori principali dietro l’accelerazione del riscaldamento globale ci sarebbe El Niño.