Un ghiacciaio (foto: turistipercaso.it)
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Catena alimentare a rischio a causa dello scioglimento dei ghiacci

LE INCOGNITE DEL CARBONIO ORGANICO. Un team di ricercatori statunitensi e svizzeri ha pubblicato uno studio intitolato Storage and release of organic carbon from glaciers and ice sheets per cercare di capire che cosa succede al carbonio organico con lo scioglimento del ghiacciai in cui è contenuto. Infatti il 70% di acqua dolce della Terra è imprigionata nei ghiacciai montani e nelle calotte glaciali. Se dovessero sciogliersi il problema non sarebbe soltanto l’innalzamento delle acque marine ma anche l’aumento del carbonio organico totale (TOC), problema a cui mai nessuno fino ad ora aveva pensato. Il ghiaccio infatti imprigiona al suo interno elementi come la fuliggine o altri sottoprodotti della combustione fossile. Mettendo insieme i dati fino ad ora raccolti nei 5 continenti, i ricercatori hanno affermato che «la calotta antartica è il deposito della maggior parte dei circa 6 teragrammi (6mila miliardi di grammi) di TOC immagazzinati nel ghiacciaio terrestre. Il cambiamento climatico contribuisce ad aumentare i flussi di rilascio poiché il 13% dell’emissione annuale di TOC disciolto è il risultato della perdita di massa dei ghiacciai».

CONSEGUENZE IMPREVEDIBILI PER L’ECOSISTEMA. Secondo gli scienziati nei prossimi anni i rilasci sono destinati ad aumentare «portando a una perdita cumulativa di circa 15 tg di TOC entro il 2050. I ghiacciai costituiscono un collegamento fondamentale tra i flussi di carbonio terrestri e acquatici, e sarà sempre più importante studiare i flussi terra-mare di TOC nelle regioni con ghiacciai».
Secondo le previsioni fatte dai ricercatori della Florida State University, lo scioglimento nei prossimi 35 anni provocherà un aumento del 50% di TOC. Tutto ciò avrà conseguenze poco prevedibili sul sistema idrico dell’intero pianeta e non si sa ancora che impatto avrà sul delicato equilibrio della catena alimentare. L’aumento della temperatura e il conseguente scioglimento dei ghiacci non è più dunque solo una questione di innalzamento delle acque marine ma di modificazione del “sistema vita”.