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Agricoltura Verticale e produzione commerciale: cosa c’è da sapere

In attesa dell’incontro che si terrà ad AquaFarm il 26 e 27 gennaio alla Fiera di Pordenone con nientepopodimeno che Dickson Despommier, l’inventore del vertical farming, l’agricoltura verticale torna a far parlare di sé per il recente lancio da parte di Kimbal Musk di Square Roots il container dedicato alla coltivazione indoor.

Ma di cosa si tratta esattamente? Il suo ideatore, Kimbal Musk per l’appunto, fratello del più noto Elon Musk fondatore di PayPal e Tesla Motors, ha creato a New York un container-fattoria di 320 metri quadri dove poter coltivare delle piante nel bel mezzo della città. Ogni container ha la capacità di produrre annualmente 50mila cespi di lattuga, all’incirca la stessa quantità di un campo di due ettari. Verdure a foglia ed erbe da cucina spuntano dalle pareti verticali, superfici prive di suolo, che vengono alimentate con acqua ricca di sostanze nutritive e che sfruttano al posto della luce solare delle luci a led blu e rosa. Square Roots viene attualmente gestito da 10 giovani e richiede quotidianamente all’incirca 38 litri d’acqua per mantenere idratate tutte le colture al suo interno, meno della quantità d’acqua di una doccia consumata in media da uno statunitense.

Ma come si può coniugare il vertical farming con altre filosofie che assicurino la sostenibilità ambientale delle coltivazioni? In altre parole, è possibile associare l’agricoltura verticale a pratiche come quella della permacultura? Se l’è chiesto Will Allen, ex giocatore professionista di basket che ha deciso di dedicarsi all’orticoltura urbana.

Growing Power, la permacultura incontra l’agricoltura verticale

Will Allen è una figura chiave per l’agricoltura del futuro. Il motivo? Growing power, la sua organizzazione con sede a Milwaukee in Wisconsin, è riuscita a implementare la funzionalità e l’efficienza delle serre associando agli spazi di coltivazione alcune esperienze che consentono di rendere quasi autosufficiente una serra. L’esempio è quello della coltivazione idroponica, che inizialmente sfrutta le feci dei pesci presenti nell’acqua come alimento per le radici e successivamente restituisce, grazie ai processi di fitodepurazione delle piante stesse, acqua pulita e ossigenata.

Non si tratta quindi solo di creare un’altra opzione per coltivare in casa, ma anche di trovare un nuovo modo per poter eliminare gli sprechi, utilizzando fonti di energia a basso consumo energetico.  Un esempio positivo a riguardo proviene dalla Corea del Sud, dove un edificio di tre piani e 450 metri quadri è stato adibito al vertical farming dall’Agenzia per lo Sviluppo Rurale. Il 50% dell’energia dell’impianto di riscaldamento, raffreddamento e di illuminazione proviene da fonti di energia rinnovabile, come quella solare o geotermica. 

Vertical farming: le esperienze internazionali

Dopo il disastro nucleare di Fukushima nel 2011 che ha irradiato molti dei campi del paese, in Giappone l’agricoltura verticale ha consentito di rispondere alla crescente domanda di sicurezza alimentare, che vede i cittadini preoccupati della salubrità dei prodotti cresciuti sul territorio nipponico. Shigeharu Shimamura, fisiologo vegetale, ha convertito nel 2013 una fabbrica abbandonata in una fattoria dove poter coltivare senza attingere al terreno potenzialmente contaminato da radioattività. Il risultato? Il progetto è stato l’input per molte altre esperienze simili all’interno del paese e ad oggi si contano oltre cento orti verticali, grazie anche al forte supporto dato dal governo a queste iniziative.

Non solo cibo. La compagnia farmaceutica Caliber Biotherapeutics con sede a Bryan in Texas, ha cresciuto oltre 2 milioni di piante di tabacco, utilizzate successivamente per ricavarne farmaci e vaccini, in una struttura alta 18 piani e con un’area disponibile a coltivazione di oltre 150mila metri quadri.