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Animali Cambiamento climatico

Gli albatri divorziano, per colpa del cambiamento climatico

In natura la fedeltà lunga una vita, all’interno di una coppia, non è un fenomeno particolarmente comune. Anzi, la monogamia è una caratteristica di poche specie animali, soprattutto tra gli uccelli, laddove invece la poligamia è imperante tra i mammiferi. Possiamo anzi dire che la poligamia è talmente diffusa nel mondo animale che alcune specie sono diventate famose nel tempo proprio per la loro monogamia, assoluta o quasi. Pensiamo per esempio ai cigni, non a caso icona letteraria dell’amore che dura in eterno. Ma anche ai castori, ai gibboni, alle tortore, alle arvicole, ai pesci angeli francesi nonché agli albatri. Parliamo dei grandi uccelli marini conosciuti tra le altre cose proprio le loro dimensioni importanti: l’albatro urlatore è in effetti l’uccello attualmente vivente sulla terra con l’apertura alare più estesa al mondo. Degli studi recenti ci dicono che questi uccelli restano fedeli al proprio partner nell’97-99% dei casi. Questo, però, avviene in condizioni normali: alcuni agenti esterni possono intervenire e cambiare gli equilibri all’interno della comunità degli albatri. Nello specifico, a quanto pare, il cambiamento climatico starebbe portando a un aumento delle separazioni tra questi uccelli, con conseguenze importanti sulla popolazione complessiva di albatri.

Il cambiamento climatico e le separazioni degli albatri

A suggerire che il cambiamento climatico possa avere un ruolo nell’incremento di divorzi che si incontrano nelle popolazione di albatri è uno studio pubblicato sulla rivista The Royal Society. L’indagine sull’albatros – condotta da ricercatori delle università di Exeter, del Montana e di Lisbona, in collaborazione con l’Istituto di ricerca ambientale del Sud Atlantico e del Centro di scienze marine e ambientali del Portogallo – nello specifico ha preso in considerazione una popolazione di albatri che vive nelle isole Falkland, composta da oltre 15mila albatri dal sopracciglio nero, ovvero di fatto la specie più diffusa. L’osservazione della comunità di uccelli è durata 15 anni, periodo durante il quale è stato notato un aumento delle separazioni. Ma a mettere in crisi le coppie di albatri non sarebbero dei litigi: piuttosto il problema è da individuare nel cambiamento climatico, il quale implica la mancanza di cibo. Per questo motivo gli uccelli sono costretti a spingersi sempre più lontano per cercare prede, andando così ad ampliare i periodi di lontananza dal partner.

Il ruolo del climate change sul comportamento dell’albatros

In una condizione normale, quindi, avremmo tra il 97% e il 99% delle coppie di albatri insieme per tutta la vita. Dovendo spostarsi per cercare cibo le coppie finiscono però per stare lontane per molto tempo, cosa che porta all’interruzione dei normali di processi di riproduzione. Questo comporta minori probabilità di dare vita una prole, fattore che porta a sua volta spesso alla conseguenza della separazione. L’effetto combinato di questi fenomeni eccezionali, che partono dal cambiamento climatico e dalla mancanza di pesce sufficiente per tutta la comunità, sta portando a una progressiva riduzione della popolazione di albatri presenti alle Falkland: la popolazione si starebbe infatti riducendo a un tasso spaventoso del 5-10% all’anno. Un’altra minaccia dunque sta minando la sopravvivenza di questi uccelli, già messi in pericolo fortemente dal rischio delle reti da traino dei pescherecci, le quali non di rado catturano gli albatri intenti nella caccia.

Come il cambiamento climatico sconvolge la vita degli animali

Abbiamo visto più volte ultimamente quanto il cambiamento climatico possa influire in modo concreto sulla vita degli animali. Avevamo parlato per esempio di come l’aumento delle temperature possa portare al cambiamento della forma delle specie animali, per non parlare della progressiva perdita di biodiversità. Del resto anche le singole azioni umane possono portare a conseguenze imprevedibili sull’esistenza degli animali: si pensi alle elefantesse del Mozambico, che a causa dei bracconieri nascono sempre più spesso senza zanne.