archibiotica
Architettura sostenibile

Archibiotica, l’architettura visionaria di Vincent Callebaut

La sua architettura è stata definita utopica. Quasi a voler dire che una visione dove il costruito si fonde con la natura e diventa un moderno eco-sistema sia un’aspirazione ideale ma priva di ogni possibilità di realizzazione pratica. Ma le creazioni del giovane architetto e designer belga Vincent Callebaut hanno ben poco di chimerico e ci parlano di un futuro che potrebbe essere lì, a portata di mano, se solo avessimo il coraggio di sceglierlo.

Fantascienza o realtà?

È vero, a guardarli i suoi progetti sembrano un qualcosa di fantascientifico. Torri avveniristiche, geometrie fluttuanti, strutture ibride che diventano vere e proprie foreste metropolitane. Sono così lontani dall’immaginario comune legato agli edifici che compongono le nostre città che siamo tentati di negare la loro concretezza e di relegarli a un virtuosismo. Ma non è così, l’architettura di Callebaut funziona e nasce come una reale alternativa all’attuale sviluppo urbano, una risposta alle esigenze sempre più pressanti di riduzione dei consumi energetici, conservazione e recupero della biodiversità e limitazione degli effetti dei cambiamenti climatici.

Archibiotica, quando l’architettura diventa eco-sistema

Più che di eco-utopia è giusto parlare di architettura archibiotica, definizione coniata da Callebaut stesso per definire il proprio lavoro, dove “arch” sta per architettura, “bio” per vita e “ict” per Information and Communications Technology. Obiettivo principale dell’architettura archibiotica è quello di ri-naturalizzare le nostre città creando degli ecosistemi urbani integrati dove la vita umana possa fondersi con quella vegetale e biologica, al fine di preservarle entrambe. E dove la produzione sia energetica che alimentare possa avvenire in loco, seguendo un ciclo di autosostentamento.

Innovazione tecnologica per fondere l’uomo alla natura

Callebaut parte dalla Natura, a cui le sue creazioni si ispirano, diventando organiche e biomimetiche e da alcuni principi quasi ancestrali, che rimandano a una visione di fusione totale fra le attività umane e quelle naturali. Ma al tempo stesso spinge il pedale dell’ingegnerizzazione, sfruttando le possibilità più attuali dell’innovazione tecnologica e dell’interconnessione.
Vi proponiamo una carrellata dei suoi progetti più interessanti, a partire da quelli più recenti.

Un eco-quartiere per Bruxelles

E’ stato presentato pochi giorni fa il progetto di riqualificazione dell’ex area industriale di Tour et Taxis, che sarà trasformata, grazie allo studio Vincent Callebaut Architectures, in un eco-quartiere all’avanguardia, su cui svetteranno tre foreste verticali alte circa 100 metri.
Le torri saranno quasi interamente ricoperte di verde e un lato strutture scenderà come un lungo scivolo ospitando alberi di varie specie e pannelli solari. Il collegamento tra gli edifici e il campus ecologico avverrà con passerelle e sentieri che attraverseranno uno stagno artificiale, pensato per accogliere e proteggere la biodiversità belga.

Sviluppato su un’area complessiva di oltre 135mila mq il campus comprenderà uffici, negozi e servizi pubblici e parte dell’architettura sarà quella delle vecchie fabbriche, la cui struttura verrà recuperata e affiancata dall’uso di materiali sostenibili, legno in primis. Privilegiando quindi un approccio al riciclo e riuso.
Da un punto di vista impiantistico, oltre agli impianti fotovoltaici, ci sarà spazio per eolico, geotermia, sistemi di ventilazione naturale e di raccolta e delle acque piovane. Queste tecnologie insieme copriranno il 186% del fabbisogno annuo del campus e il surplus di energia verrà molto probabilmente ceduta ai quartieri vicini.

Facciata verde cattura-smog per il Centro Botanico

Un edificio ricoperto di verde, che cambierà colore con le stagioni e che catturerà lo smog della città. E’ la nuova veste del Centro Botanico di Bruxelles che da ‘mostro di cemento’ diventerà un modello di edilizia sostenibile. Callebaut ha progettato una facciata dove sono state inserite delle fioriere che ospiteranno 10.000 piante in grado di catturare 50 tonnellate di ossido di carbonio ogni anno. Il progetto prevede inoltre l’aggiunta sul tetto di una struttura, chiamata Crisalide, fatta di cavi arcuati in glulam e acciaio che potrà essere utilizzata per l’organizzazione di eventi e l’installazione di un impianto fotovoltaico da 600 mq e di 40 turbine eoliche che copriranno parte dei consumi energetici della struttura.

Hyperions, un orto urbano futuristico

Si chiama Hyperions il villaggio ecologico che l’architetto Vincent Callebaut, grazie anche alla collaborazione di un agro-ecologista indiano, Amlankusum, sta progettando, a Jaypee Greens Sports City, a Nuova Dehli, in India. Il progetto prevede la realizzazione di sei torri-giardino realizzate principalmente in legno e che ospiteranno in cima delle delle serre bioclimatiche, con orti e frutteti a disposizione degli abitanti, oltre a fattorie verticali acquaponiche. Le strutture residenziali saranno inserite all’interno di un vero e proprio ecosistema naturale ricco di vegetazione e piccoli laghi artificiali con pesci di allevamento. Il tutto sarà alimentato grazie alle energie rinnovabili prodotte da un mix di fotovoltaico, eolico e da un sistema di recupero delle acque.

Aequorea, la città acquatica

Se per Hyperions si spera in una realizzazione nel giro di poco tempo, stessa cosa non può dirsi per il visionario Aequorea, una sorta di villaggio acquatico autosufficiente ancora in fase di ricerca e sviluppo. Pensato per le acque brasiliane di Rio de Janeiro, Aequorea è un grattacielo sottomarino organico, che nella forma ricorda una medusa dai lunghi tentacoli che fungono da turbine per produrre energia. Ma la genialità del progetto è un’altra: il complesso dovrebbe essere realizzato in algoplast, un materiale che nasce dalla fusione tra alghe e plastica di riciclo proveniente soprattutto dai fondali marini, che viene ridotto in poltiglia e quindi stampato grazie alla tecnologia 3D. Ogni torre potrebbe ospitare circa 20mila abitanti.

Eco-torri avveniristiche per Parigi Smart City

Anche la proposta ‘2050 Paris Smart City‘ presentata nell’ambito del Piano Energetico e Climatico di Parigi, che si pone l’ambizioso obiettivo di ridurre del 75% le emissioni nocive entro il 2050, è molto difficile che verrà realizzata. La ville lumière immaginata da Vincent Callebaut è una rivoluzione architettonica con un mix di torri ultramoderne e altamente sostenibili, che trasformerebbero lo skyline della città. E’ vero che tutte le soluzioni pensate dall’architetto, otto in totale, si integrerebbero perfettamente al paesaggio urbano, divenendone in alcuni casi una vera e propria prosecuzione, ma l’effetto rimane straniante.
Ci sono strutture bioclimatiche da aggiungersi al patrimonio edilizio esistente, grattacieli anti-smog per catturare le emissioni nocive, parchi verticali alimentati da bioreattori ad alghe, ponti residenziali alimentati dall’energia idroelettrica dei fiumi sottostanti, edifici realizzati in bambù con orti verticali a ogni piano. Ciascuna proposta è contestualizzata ed è stata virtualmente progettata in un sito ben specifico- dalla rue de rivoli al Montparnasse, passando per la Gare du Nord– ma in questo caso possiamo essere certi che il progetto architettonico di Callebaut rimarrà un’utopia.