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Animali

Finalmente anche Armani dice addio alle pellicce

La scelta di Armani

Meglio tardi che mai: la famosissima casa di moda Armani ha finalmente rinunciato all’utilizzo delle pellicce animali, che scompariranno completamente dai capi della stagione autunno inverno 2016-2017. Come ha dichiarato Giorgio Armani,

«il progresso tecnologico raggiunto in questi anni ci permette di avere a disposizione valide alternative che rendono inutile il ricorso a pratiche crudeli nei confronti degli animali».

Si poteva fare molto prima, certo, come avevano già fatto altre case di moda e catene commerciali del calibro di Asos, Elisabetta Franchi, Zara, Bershka, H&M, Stella McCartney, Hugo Boss, Calvin Klein,Teommy Hilfiger, America Apparel e molti altri. Ma Armani sembra comunque molto orgoglioso della propria decisione:

«proseguendo il processo virtuoso intrapreso da tempo, la mia azienda compie quindi oggi un passo importante a testimonianza della particolare attenzione verso le delicate problematiche relative alla salvaguardia e al rispetto dell’ambiente e del mondo animale».

95 milioni di animali uccisi ogni anno

L’annuncio della rivoluzione in casa Armani è stata resa pubblica dalla Fur Free Alliance, una coalizione internazionale che coinvolge numerose organizzazioni per la protezione degli animali. In Italia la Fur Free Alliance è rappresentata dalla Lega Anti Vivisezione (LAV), che ha applaudito la decisione di Armani. E proprio Simone Pavesi, responsabile di LAV, ha reso note le stime di quanti animali vengono uccisi per la produzione di pelliccia: tra volpi, visoni e altre vittime, sarebbero circa 95 milioni gli animali sacrificati ogni anno a questo scopo.

Pratiche crudeli, a dir poco

Non a caso proprio Giorgio Armani ha parlato di «pratiche crudeli nei confronti degli animali», il che, a dire il vero, è quasi un eufemismo. Gli animali allevati per la produzione di pellicce vivono infatti in piccole gabbie, isolati, e tenuti in vita giusto il tempo necessario affinché essi sviluppino una pelliccia utilizzabile. Non essendo poi destinati al macello per alimentazione, questi animali vengono nutriti con composti farmacologici atti a tenerli in vita in condizioni estreme. Ovviamente gli animali in questione versano in uno stato di salute pietoso, del tutto riconoscibile dal loro atteggiamento apatico, con la ripetizione ossessiva degli stessi movimenti e comportamenti isterici e autolesionisti. Ma la barbara pratica che porta alla produzione delle pellicce non danneggia solamente i poveri animali: le sostanze tossiche usate per la lavorazione delle pelli sono infatti inquinanti anche per l’uomo e per l’ambiente, e questo fattore rende la questione non solo un fatto etico, ma anche sostenibile.