Terreno torbiera
Cambiamento climatico

Benessere dei suoli significa anche evitare il rilascio di carbonio nell’aria che respiriamo

Se non ci occupiamo del benessere dei suoli andremo incontro ad un peggioramento dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici?  La risposta è senza dubbio sì.

Il carbonio è uno degli elementi fondamentali che costituiscono la materia vivente: sia i vegetali che gli animali sono in parte costituiti da esso; le piante lo assorbono dall’atmosfera per compiere il processo di fotosintesi ed è parte fondamentale di molti processi biochimici.

Eppure negli ultimi decenni questo “mattone” essenziale della vita sulla terra viene spesso classificato come pericoloso in quanto elemento facente parte dei nocivi gas serra che stanno causando cambiamenti, in peggio, dei cicli naturali e della stessa morfologia terrestre.

Benessere dei suoli

I serbatoi di carbonio

Parlando di gravi problemi ambientali e di effetto serra l’attenzione si focalizza spesso sull’atmosfera e non su un altro elemento basilare: il suolo.

Il terreno infatti svolge un ruolo vitale: attraverso quello che viene denominato “ciclo del carbonio”, questo elemento viene assorbito dall’atmosfera e usato dalle piante per effettuare la fotosintesi.
Il carbonio in eccesso che le piante non utilizzano passa alle radici per poi venir depositato in grandi quantità nel suolo dove rimane letteralmente imprigionato anche migliaia di anni.

I suoli diventano quindi dei veri e propri serbatoi di carbonio sottratto dall’atmosfera ed incamerato sottoterra.
Ovviamente alcuni terreni sono adatti più di altri: in testa le torbiere, ambienti anaerobici, poi pascoli e prati, nonché le grandi foreste “fredde” del mondo… Si perché un suolo umido e freddo incamera molto più carbonio di un ambiente arido e caldo come quelli che stanno avanzano un po’ in tutto il mondo

Carbonio sotterraneo: un equilibrio delicato

Il carbonio però rimane intrappolato nei suoli solo se non viene disturbato, ad esempio, dall’erosione, dall’inaridimento o, ancora peggio, dall’azione antropica.

In questi casi i “serbatoi” si rompono rilasciando nell’aria alte concentrazioni di carbonio che contribuiscono ad aggravare l’effetto serra e quindi l’inaridimento in un ciclo continuo.
Da luogo di sicuro stoccaggio il suolo diviene quindi pericolosa fonte di emissioni.

A marzo 2017 il Global Symposium on Soil Organic Carbon organizzato dalla FAO ha messo in luce “i colossali impatti negativi per l’ambiente e le società umane se i massicci serbatoi di carbonio intrappolato nei suoli del Pianeta venissero rilasciati

Rottura serbatoi carbonio

Le torbiere, che come accennato sono tra i migliori serbatoi del pianeta, a causa del cambiamento climatico si asciugano permettendo ai microrganismi di riprendere la trasformazione della materia organica con il relativo rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera.
Tra le cause di rilascio di carbonio c’è anche la deforestazione di ampie zone boschive.

L’azione antropica più impattante al momento è però l’agricoltura: il benessere dei suoli non viene minimamente garantito dalle coltivazioni intensive moderne.
Il modo in cui degradiamo i terreni influisce enormemente sul rilascio del carbonio in atmosfera liberato dall’aratura profonda dei campi.

“Un terzo dei suoli del pianeta sono degradati, e questo ha portato a un’enorme diminuzione dello stock di carbonio organico sequestrato e al rilascio sino a 100 miliardi di tonnellate nell’atmosfera” FAO

 Il benessere dei suoli  

Garantire il benessere dei suoli è quindi fondamentale per evitare che l’effetto serra venga ingigantito dal fenomeno del rilascio di carbonio dal terreno.

La FAO propone diversi modi per impedire almeno in parte questa pericolosa fuoriuscita.

Prima di tutto è necessario ridurre la lavorazione dei terreni lasciandone ciclicamente alcuni a riposo seguendo la rotazione delle colture; altra pratica interessante è quella di lasciare sul terreno i residui agricoli: in questo modo il terreno si arricchisce di nutrienti, il carbonio tende a stabilizzarsi nel terreno; è inoltre dimostrato che lenisce gli effetti delle inondazioni.

Le emissioni di CO2 dai terreni coltivati biologicamente sono inferiori del 48 %-66 % rispetto a quelli coltivati con i metodi tradizionali; il biologico si serve di concimi del tutto naturali che aiutano a ricostruire le riserve di carbonio negli strati profondi del terreno aumentandone fertilità e produttività.

Terreno lavoro
Lascia che il terreno lavori invece che lavorare il terreno!

Le emissioni nocive nelle città sono un vero osso duro da risolvere, ma ci sono tecniche per imprigionare il carbonio nel suolo come quella dei terreni permeabili. La cementificazione non permette ovviamente che avvenga il ciclo del carbonio e crea inoltre le pericolose “isole di calore”.
Progettare una città ricca di terreni permeabili significa anche avere città con un sottosuolo ricco di umidità e acqua. Nei periodi torridi essi contribuiscono a raffreddare la superficie impedendo i processi chimici di formazione dei pericolosi gas serra mitigando al contempo la temperatura percepita.

Un punto di partenza per la lotta all’effetto serra

Per arginare il fenomeno dell’emissione di carbonio dalla terra, e anzi far sì che il terreno ne immagazzini sempre di più, bisogna garantire il benessere dei suoli: ripristinare alcuni ecosistemi come torbiere e foreste, arginare la desertificazione, convertire parte dei terreni agricoli in pascoli e prati, coltivare biologico rispettando il riposo ciclico dei campi e creare isole verdi in città.

Lo calpestiamo e spesso non gli diamo abbastanza attenzioni, ma un suolo sano può migliorare la nostra salute e può divenire un alleato fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.