bioarchitettura aborigena
Architettura sostenibile

Imparare dal passato: la bioarchitettura aborigena interpretata in chiave moderna

Un tetto ondulato lucido che riflette l’Oceano Pacifico svetta sulla Taitung Aboriginal Gallery, un progetto realizzato per celebrare la cultura e la bioarchitettura aborigena di Taiwan. Taiwan è il punto di origine della distribuzione delle popolazioni indigene austronesiane avvenuta migliaia di anni fa. In soli 50 km la topografia di Taitung, città sulla costa sudorientale di Taiwan, spazia dal mare a vette che arrivano a 3000 metri ed è proprio questa particolarità paesaggistica ad aver condizionato lo stile architettonico austronesiano, modellato dal clima, dalla presenza di acqua e di foreste selvagge. Taitung continua inoltre ad ospitare sette tribù diverse, che si distribuiscono tra l’oceano e le montagne.

Un edificio che celebra la bioarchitettura aborigena

È un territorio estremamente ricco, sia da un punto di vista paesaggistico che culturale, ed è questo patrimonio che lo studio architettonico Bio Architecture Formosana (BAF) ha voluto celebrare nella realizzazione del centro espositivo destinato alle attività artistiche e artigianali del luogo.
Per realizzare la struttura di 1921 mq gli architetti hanno attinto a una serie di risorse naturali e culturali, omaggiando anche le tecniche costruttive caratteristiche della bioarchitettura aborigena.

Tetto ondulato che imita l’oceano

Gli architetti sono partiti dall’ideazione di un grande tetto in acciaio dalla forma ondulata che imita le increspature dell’oceano e che è stato decorato con degli inserti diamantati che simboleggiano gli occhi degli spiriti ancestrali. La grande copertura crea uno spazio ombreggiato che consente lo svolgimento di attività all’aperto.

Il particolare design favorisce inoltre la ventilazione naturale in tutto l’edificio, contribuendo al raffrescamento degli spazi interni, indispensabile in un clima torrido come quello tropicale. La struttura aperta consente al tempo stesso un forte ingresso di luce naturale che consente la crescita di alberi di noetro, felci e molte altre piantagioni tipiche dell’area, ricreando un mini habitat simile a quello della foresta pluviale.

I lati inclinati del tetto, che si collegano alla ferrovia e alla struttura alberghiera vicina, consentono infine la raccolta dell’acqua piovana che viene fatta defluire in cinque piccoli stagni realizzati nella piazza.

Utilizzo dei container riciclati

Per la realizzazione delle unità interne che ospiteranno le tradizionali botteghe artigianali aborigene sono stati utilizzati dei container riciclati, disposti in angolazioni diverse in modo da creare uno spazio simile a quello di un mercato. Essendo un’isola con tante aree di approdo, a Taiwan ogni anno vengono recuperati circa 10mila container, pari a una superficie complessiva di 15mila mq, utilizzati nelle spedizioni e che vengono abbandonati. Gli architetti hanno scelto di recuperarli trasformandoli in piccole stanze, laboratori e studi che vanno a comporre gli spazi interni della Taitung Aboriginal Gallery.

A differenza dei tradizionali edifici, il progetto si compone di unità interne individualmente climatizzate e aree esterne dove invece viene favorita la ventilazione naturale.

“Nel clima tropicale di Taitung – spiegano gli architetti – l’aria condizionata individuale riduce del 50% i consumi per la refrigerazione e del 60% l’uso di elettricità”.

Aborigeni, i primi architetti al mondo

Sebbene si continui ad associare il termine ‘aborigeno’ con il significato di persona primitiva e incivile, sono molti gli studiosi a ritenere che queste popolazioni possano essere considerate i primi architetti al mondo. I rifugi che veniva realizzati non erano semplici capanne improvvisate ma strutture attentamente studiate e che soprattutto venivano pensate e progettate per rispondere in modo efficiente alle condizioni climatiche e topografiche. Per realizzarle venivano poi chiaramente utilizzati materiali naturali e locali, di cui si conoscevano profondamente le proprietà e quindi l’adeguatezza o meno in base all’utilizzo che se ne sarebbe dovuto fare. Insomma, si può parlare di bioarchitettura aborigena intendendo una serie di tecniche e di modelli costruttivi a cui oggi ci si ispira per l’architettura moderna.