Breathing Skins Project
Materiali

Breathing Skins, i palazzi che respirano

Se qualcuno vi chiedesse di elencare le cose che siete sicuri che non vedrete mai nella vostra vita, siamo certi che mettereste al primo posto un asino che vola e poi magari l’acqua del mare che smette di essere salata e poi al terzo posto, magari, mettereste un palazzo che all’improvviso prende vita. Quest’ultimo forse in qualche cartone animato o film di fantascienza lo avremo anche visto ma in realtà, una cosa del genere non esiste. Ma sareste pronti a giurarci?
Meglio di no, dateci retta e continuate a leggere perché abbiamo scoperto che esistono degli edifici capaci di respirare, proprio come gli esserei umani. E lo fanno attraverso migliaia di pori posti sulla facciata: si chiama Breathing Skins Project.

Breathing Skins, i palazzi che respirano

L’idea nasce dalla mente di Tobias Becker, il papà del Breathing Skins Project. Si tratta di un progetto basato sul concetto di biomimetica, ovvero quella tecnologia che si ispira alle pelli e ai tessuti organici che sono in grado di regolare la loro permeabilità e di controllare il flusso di luce necessario e la temperatura interna basandosi su quella esterna. Tutte queste caratteristiche sono ovvie per un organismo vivente, ma adesso sono di fatto utilizzabili e replicabili anche per degli edifici, in particolare per la loro facciata. Questa nuova tecnologia consente a una facciata di interagire con l’ambiente esterno, creando così la possibilità di vivere in maniera più omogenea e continuativa, almeno da un punto di vista degli stimoli, la vita tra l’interno dell’edificio e gli spazi esterni.

Come funziona la tecnica Breathing Skins?

Le facciate hanno dei piccoli fori che possono aprirsi o chiudersi volontariamente. Il funzionamento è proprio identico a quello dei pori della pelle e su ogni metro quadrato di una facciata possono esserci fino a 140 canali d’aria che vengono descritti da Becker come dei “muscoli pneumatici”. Questi apparecchi circolari essenzialmente si gonfiano e sgonfiano ed è proprio questo movimento collettivo il principio che sta dietro la permeabilità della facciata. Il palazzo diviene in questo modo una forma di architettura vivente e reattiva, e i suoi  “muscoli pneumatici” permettono alla facciata di ricevere la quantità di aria perfetta per le condizioni esterne e consentono alla luce di penetrare all’interno, in base anche alle impostazioni scelte dagli utenti.

Breathing Skins Project
Breathing Skins Project è un progetto di architettura basato sul concetto di biomimetica, quella tecnologia che si ispira alle pelli e ai tessuti organici.

Come un sandwich

La tecnologia si potrebbe paragonare a un sandwich formato da due superfici di vetro esterne e un interno composto dal sistema Breathing Skins.  Questa innovazione sofisticata, ma al tempo stesso semplice, permette alla facciata di essere priva di componenti tecniche visibili, fornendo una rifinitura elegante.
Breathing Skins nasce come una tesi di laurea presso l’Università di Stoccarda. Da allora, la tecnologia è stata ulteriormente raffinata grazie al supporto di docenti universitari, sponsorizzazioni di aziende, istituzioni e fondazioni. Il progetto di Becker è attualmente in mostra in uno showroom a Mandelbachtal, in Germania. Nello showroom vengono mostrate le infinite possibilità del sistema, mentre la forma dei pannelli di vetro sembra non avere limiti; può apparire come una superficie piana, ma anche curva e sinuosa. La colorazione dei “muscoli pneumatici” può essere lucida o opaca, consentendo quindi all’utente finale una piena personalizzazione del sistema. La bellezza del prodotto sta nella sua mutevolezza nell’arco di una giornata, infatti appena cambiano alcuni parametri ambientali la facciata assume facce diverse, come fosse un’installazione artistica.

In giro per il mondo

Tecnicamente parlando, la prima volta in cui una facciata si è adattata alle condizioni ambientali si può far risalire alla creazione della prima finestra! Ma l’idea contemporanea della facciata smart, capace di respirare, è un concetto che conosciamo da pochi anni, ma che sempre più velocemente, grazie alla scienza, alla chimica e allo sviluppo di nuovi materiali sta facendo registrare dei progressi senza precedenti. Nel corso degli ultimi tre anni, abbiamo assistito a un vero e proprio boom.
Qui di seguito vi proponiamo due tra i più interessanti edifici che sfruttano questa tecnologia.

La casa delle alghe

Questa facciata misura circa 600 metri quadrati, ed è stata presentata in Germania la scorsa primavera come il risultato di tre anni di test effettuati da Splitterwerk, un gruppo di designer e architetti. La vivace tonalità chartreuse che la riveste non è solo un valore estetico, ma è un colore dato da milioni di microscopiche alghe presenti in superficie, che vengono alimentate con sostanze nutritive e ossigeno per stimolare loro la produzione di biomassa.

La casa d'alghe
La vivace tonalità chartreuse che la riveste non è solo un valore estetico, ma è un colore dato da milioni di microscopiche alghe presenti in superficie

In armonia col deserto

Questa coppia di torri Abu Dhabi è avvolta da una sottile “pelle di vetro” che da un punto di vista di semplice design la rende alla moda. Tuttavia questa soluzione meramente stilistica ma non è l’ideale per un palazzo costruito nel bel mezzo del deserto. Così gli architetti hanno progettato uno speciale schermo solare, secondario, che devia alcuni dei reggi senza bloccare in alcun modo i punti di vista e mantenendo così l’armonia architettonica col panorama che la circonda.

Speciali schermi solari per interagire col paesaggio
Gli architetti hanno progettato uno speciale schermo solare, secondario, che devia alcuni dei reggi senza bloccare in modo i punti di vista

Abbiamo parlato spesso di architettura green e sostenibile, ma crediamo che il boom di questi nuovi materiali fissi definitivamente queste costruzioni, che fino a pochi anni fa avremmo potuto definire visionarie e fantascientifiche, al centro delle agende di chi ha il compito e il dovere di innovare e di rendere il mondo un posto migliore, ma soprattutto sostenibile.