calamaro
Animali

Calamaro: curiosità e caratteristiche

Il nome scientifico dei calamari è Loligo Vulgaris e sono molluschi che appartengono alla famiglia delle Loliginidae. Questi animali usano l’inchiostro per difendersi, da cui il nome calamaio, che indica il vasetto di inchiostro che si usava per scrivere nel medioevo. Oltre al calamaro europeo ne esistono diverse specie, tutte con una conchiglia interna, corpo affusolato e tentacoli.

Il calamaro vive in branchi

I calamari si distinguono dalle seppie per la forma del corpo più allungata e il colore tendente al rosa. Solitamente nuotano a mezz’acqua in branchi e hanno dimensioni notevoli che possono arrivare ad 1 metro di lunghezza per un peso di 10 kg. Esemplari così grossi si trovano solamente nelle coste africane, quelli dei mari nostrani misurano tra i 15 e i 30 centimetri.

L’esistenza di calamari giganti non è solamente frutto della fantasia degli scrittori di romanzi come Moby Dick e Ventimila leghe sotto i mari. Esistono veramente animali di dimensioni enormi che sono stati avvistati da numerose barche nel corso dei secoli. Nei nostri mari gli esemplari più importanti si trovano sui fondali di 50 metri e vengono pescati dalla barca.

Il calamaro è molto simile alla seppia, con la differenza che depone uova di forma fusiforme ed ha abitudini notturne. È gregario e vive in gruppi che nuotano in continuazione sempre intorno agli stessi posti. L’habitat del calamaro è costiero, sabbioso, ma anche costituito da fondali fangosi o praterie di posidonia. La conchiglia di questo cefalopodo è particolarmente ridotta e manca di calcare. Ha il corpo allungato la parte posteriore comprende una pinna dalla forma romboidale che parte dalla metà del corpo. I tentacoli sono otto fissi e due retrattili come nella seppia. Il colore è tendente al bianco con riflessi rosati ed ha una punteggiatura più scura e rossastra.

Come si pescano i calamari

I calamari si pescano a livello industriale con le reti a strascico ma la pesca viene esercitata anche a livello sportivo. Nei nostri mari si pescano con una tecnica particolare. Le catture si fanno nelle ore notturne soprattutto in quelle senza luna. È necessario usare barche ad una certa distanza dalla costa, a seconda delle condizioni dei fondali. Di solito gli esemplari più grossi si catturano su fondali non superiori ai 50 metri.

Si usano solitamente una barca a remi sulla quale viene posizionata una lampara o comunque una fonte di luce destinata ad illuminare la superficie fino ad una certa profondità. Viene calata in mare la lenza che è costituita da un filo piuttosto robusto al quale viene annodato un corpo metallico piombato dipinto di bianco. Questa esca artificiale è simile a una grossa oliva e termina con una serie di archi disposti a raggiera rivolti verso l’alto.

Altri tipi di esche sono costituite da un tubo di metallo cromato che ha ad un’estremità un anello al quale si fissa la lenza e all’estremità opposta gli aghi piegati obliquamente in alto e disposti a raggiera. Talvolta viene assicurato all’esca anche un pesce, un pezzo di carne o una zampa di gallina, comunque cose commestibili e resistenti al movimento della barca. Il cibo ha la funzione di trattenere maggiormente il calamaro nella presa. Una volta raggiunta la località adatta e accesa la lampada, si lascia scorrere oltre il bordo dell’imbarcazione la lenza che sostiene l’esca sino a farle toccare il fondo, per risollevarla di qualche centimetro e tirarla verso la superficie.Nelle zone particolarmente ricche di calamari e nelle sere migliori non sono necessarie manovre particolari per afferrare molti esemplari, che si lanceranno subito sull’esca artificiale. Altre volte bisogna spostare l’esca con un movimento lento dal basso all’alto e viceversa, manovre che devono attirare l’attenzione dei calamari che si trovano nei paraggi. L’animale si lancia sull’esca trattenendola con i tentacoli e il pescatore sente il peso senza strappi o resistenze di altro genere. A questo punto deve fare un rapido movimento per afferrare l’animale che viene trafitto dagli aghi dell’esca e deve recuperare più in fretta possibile per evitare che il calamaro, agitandosi, si liberi delle punte che l’hanno infilzato.