Capibara
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Capibara: cos’è e dove vive

Nel meraviglioso e articolato universo degli animali, la capibara è un esemplare decisamente meno noto ai più.

Molte persone, infatti, non ne conoscono nemmeno l’esistenza.

Originaria delle zone fluviali del Sudamerica, la capibara, chiamata anche carpincho dalle popolazioni locali, è un mammifero docile e inoffensivo, che spesso è catturato per diventare un animale domestico e, soprattutto in Argentina, allevato per il commercio della sua carne.

La produzione della carne di capibara, in Sudamerica, conta oltre 400 tonnellate e genera un mercato davvero fiorente. Nel nostro Paese, per fortuna, l’allevamento di questo mammifero con lo scopo della sua macellazione è vietato dalla legge.

Scoprire nel dettaglio cos’è la capibara e dove vive, insieme alle sue abitudini sociali e alimentari, sarà un viaggio affascinante in un territorio inesplorato, ricco di particolari interessanti.

Le origini della capibara, un mammifero che ha fatto storia

La storia della capibara è relativamente recente, in quanto l’animale popola in prevalenza il continente Americano, piuttosto giovane rispetto agli altri.

Nel XVIII Secolo, i rappresentanti della Chiesa cattolica in territorio sudamericano stabilirono che la carne di capibara potesse essere consumata in occasione della Quaresima.

Tale decisione era motivata dalla necessità di favorire, in un certo senso, le popolazioni locali, che non potevano permettersi il pesce e a cui la carne del roditore fu assimilata.

L’elemento curioso è che, nonostante sia presente in misura massiccia sulle tavole delle famiglie in Argentina, Uruguay e altri Stati del Sudamerica, la capibara, il cui nome scientifico è Hydrochoerus hydrochaeris, è un animale vegetariano.

Ghiotta in prevalenza di erbe acquatiche, cortecce, tuberi e canna da zucchero, la capibara è chiamata così proprio perché tale appellativo vuol dire che mangia erba.

Le caratteristiche fisiche della capibara

L’aspetto della capibara è piuttosto insolito, con due lunghissimi canini che continuano a crescere per tutto il resto della vita degli animali.

Inoltre, la particolare forma di questi animali, simile a una sedia, fa sì che sul dorso delle capibare si trovino spesso scimmie, conigli e altri uccelli, che adorano appollaiarsi sulla groppa di questi simpatici roditori.

La capibara si distingue per le sue elevate abilità nel nuoto, nonostante la sua stazza, davvero poco aggraziata, e il suo peso, che molto spesso supera i 60 chilogrammi.

Le capibare adulte raggiungono le dimensioni di 1 metro e 30 di lunghezza, con una foggia tozza, squadrata e dai lineamenti per nulla delicati.

Una profonda incisione, presente sul labbro superiore, si aggiunge ad occhi sporgenti e orecchie piccolissime, come piccola è anche la coda sulla parte posteriore.

La coda, in particolare, è caratterizzata da un folto manto di setole ispide, come quelle del maiale, di colorazione marrone.

Gli arti delle capibare sono corti ma molto forti e terminano con dita robuste e resistenti, in parte palmate e dotate di unghie fortissime. Tale caratteristica consente ai roditori di scavare con destrezza e facilità per cercare tuberi, radici e altre piante di cui cibarsi, nelle pareti fluviali del Sudamerica.

Le abitudini sociali della capibara

Per quanto riguarda il suo comportamento sociale, la capibara vive in gruppi ed è solita riunirsi in branco.

I roditori sono soliti ripararsi al di sotto della vegetazione presente nelle zone fluviali, soprattutto nei periodi dell’anno che corrispondono alla riproduzione.

L’olfatto finissimo, che funziona anche in acqua, consente alle capibare di sfuggire con efficacia ai predatori, in particolare alligatori, caimani, anaconde e aquile.

Le abitudini acquatiche della capibara sono note agli zoofili, che evidenziano come l’impiego di paludi e corsi d’acqua in genere sia fondamentale per la sopravvivenza di questi animali.

Di indole mite e giocherellona, le capibare trascorrono molte ore del giorno ferme, anche se tale sedentarietà è l’espressione di un controllo del territorio circostante, per la difesa della prole e del branco.

In alternativa, le capibare amano rotolarsi nelle pozze piene di fango che, oltre a rappresentare un elemento di divertimento, contribuisce a preservare l’epidermide dai raggi solari.