panda gigante non è pigo
Animali

Come il Panda Gigante diventa un maratoneta

Nell’immaginario collettivo il panda è un simpatico mammifero, dal manto bianco e nero e molto morbido, tendente al tondo, buffo e giocherellone ma fondamentalmente pigro e sedentario.Questa idea forse è alimentata dal fatto che i panda occupano la maggior parte della giornata rosicchiando bambù, anche per 15 o 16 ore al giorno, quindi non danno l’idea di essere animali molto attivi. O anche dal fatto che quando si spostano non risultano molto aggraziati o coordinati nei movimenti, anzi sono spesso goffi e poco disinvolti, anche se divertentissimi.

Adesso però il panda gigante si prende la sua rivincita perchè grazie a una ricerca svolta nell’arco di sei anni dall’Accademia Cinese delle Scienze in collaborazione con l’Università di Sydney scopriamo che non è esattamente così.

Cioè, è vero che il panda è tenero, morbido e cicciotello, ma pigro proprio non lo possiamo più definire.
È stato scoperto infatti che in natura il panda gigante è capace di percorrere lunghe distanze, anche 20 o 30 chilometri, e superare dislivelli notevoli per procurarsi i migliori germogli di bambù che gli garantiscano una dieta varia e bilanciata e che, tra le altre cose, favorisca anche l’accoppiamento nella stagione primaverile.
I problemi riproduttivi dei panda sono abbastanza noti: la maturità sessuale viene raggiunta a 4 anni dalle femmine e a circa 6 dai maschi e il periodo di fertilità delle femmine, a marzo, dura solamente pochissimi giorni.

Ogni femmina che riesce a portare a termine una gravidanza partorisce normalmente un unico cucciolo solo ogni due o tre anni e, in caso di parti gemellari, accudisce comunque un solo piccolo abbandonando gli altri.
Tutti questi fattori messi insieme spiegano facilmente perchè uno degli animali più amati al mondo da adulti e bambini è anche uno di quelli col rischio d’estinzione più elevato.

Ed ecco anche spiegato il motivo per cui la maggior parte degli esemplari di panda ancora esistenti al mondo non vivono liberi in natura, ma all’interno di riserve appositamente create per cercare di evitarne l’estinzione.
In una situazione ideale i panda vivrebbero nelle foreste della Cina centrale, in particolare nella regione Sichuan e si sposterebbero in base alla stagione in cerca del cibo migliore.

Lo studio di cui parliamo in apertura dell’articolo è stato svolto su alcuni dei pochissimi esemplari che vivono ancora in libertà e che sono stati muniti di radiocollare per monitorarne gli spostamenti.
Gli scienziati hanno cosi scoperto che i panda in primavera si rifugiano sulle alture del Sichuan, raggiungendo anche i 2500 metri di quota per potersi cibare dei germogli della varietà di bambù Fargesia Qinlingensis che in quella stagione sono molto ricchi di proteine. In autunno invece tornano a quote decisamente inferiori, intorno ai 1600 metri, dove fanno incetta delle foglie della varietà di bambù Bashania Fargesii, che contengono moltissimo calcio che è una sostanza indispensabile per la riproduzione.

Come dicevamo questa sarebbe la situazione ideale in un mondo ideale.
In realtà buona parte delle foreste di bambù e quindi dell’habitat del panda gigante è andato distrutto per lasciare il posto alle attività umane, risulta quindi molto difficile la sopravvivenza in natura di questi meravigliosi animali.

La Cina quindi, per non perdere il suo simbolo più noto e amato in tutto il mondo, è corsa ai ripari istituendo delle aree protette dove i panda vivono in cattività o semilibertà e dove viene monitorato il loro numero, il loro stato di salute e la loro percentuale di riproduzione da veterinari ed esperti provenienti da tutto il mondo.
Ma tutti questi sforzi, purtroppo, non sembrano essere sufficienti: il tasso di natalità del panda gigante rimane sempre molto basso e il rischio di estinzione è sempre dietro l’angolo.
Speriamo comunque che i risultati di questo studio possano contribuire in maniera positiva alla conservazione di uno degli animali più belli del pianeta e salvaguardare almeno una parte del suo ambiente naturale.