Cop22
Cambiamento climatico

Clima, conclusi i negoziati della Cop22 di Marrakech

Dodici giorni di lavoro e più di 20mila partecipanti da tutto il mondo. Si è conclusa venerdì 18 novembre la ventiduesima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici, che ha visto al centro dei lavori le tematiche dell’adattamento, della mitigazione e della finanza climatica. Molte le aspettative disattese da quella che era stata nominata inizialmente come la “Cop dell’Azione”, la conferenza in cui si sarebbero dovute definire delle reali linee guida per l’attuazione dell’Accordo di Parigi. Così però non è stato, a causa dei numerosi disaccordi ancora presenti tra i 196 stati seduti ai tavoli dei negoziati e sarà quindi necessario attendere le prossime tornate negoziali con una finalizzazione delle misure d’azione entro il 2018.

Filo rosso della conferenza è stata la parola “irreversibile”, usata più volte da molti delegati per indicare gli impegni presi con la sigla del trattato di Parigi, che pone come obiettivo generale il limitare l’innalzamento della temperatura entro i 2°C, “facendo tutti gli sforzi per rimanere entro l’1,5°C“. Obiettivi che, con i ritmi attuali di emissioni di Co2, saranno quasi impossibili da raggiungere, come confermato anche dagli ultimi dati dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) presentati a Marrakech, che mostrano come già nell’ultimo anno la temperatura sia superiore di 1,2°C rispetto alla media.

I risultati della Cop22

Il risultato principale di queste due settimane di lavori è la Proclamazione di Azione di Marrakech per il nostro clima e lo sviluppo sostenibile, documento politico presentato dal Ministro degli Esteri marocchino, che mira a  “segnare il passo verso una nuova era di implementazione ed azione sul clima e lo sviluppo sostenibile“. L’urgenza di un’azione concreta sui cambiamenti climatici e la necessità di una completa implementazione dell’Accordo di Parigi sono le idee presentate nella proclamazione, firmata dai Capi di Stato e di Governo presenti alla conferenza. Tra gli urgenti nodi da sciogliere, troviamo i finanziamenti da stanziare per il Green Climate Fund, fondo che dovrebbe essere a disposizione dei paesi non industrializzati per supportarli nei processi di adattamento e mitigazione.

“Nonostante le dichiarazioni d’impegno rilasciate in occasione del Dialogo Ministeriale di alto livello sulla finanza climatica, le aspettative dei paesi in via di sviluppo sono lontane dall’essere soddisfatte – afferma Elisa Calliari, ricercatrice del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici -. La buona notizia è il raggiungimento dell’obiettivo degli 80 milioni di dollari per il Fondo di Adattamento (messo dalla Cop22 al servizio dell’accordo di Parigi) con il contributo di Germania, Svezia, Italia e Belgio. Quella cattiva è che non sarà sufficiente per compensare i costi dell’adattamento, stimati dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) tra i 140 e i 300 milioni l’anno”.

Al documento di sintesi hanno fatto seguito l’adozione di vari documenti preparati dagli organi sussidiari e dai tavoli di lavoro in azione per l’implementazione dell’Accordo di Parigi.

Al di fuori dei negoziati, un risultato significativo è stato raggiunto grazie a Laurence Tubiana, Ambasciatrice francese per il cambiamento climatico, e a Hakima El Haite, Ministro dell’Energia, Miniere, Acqua e Ambiente del Marocco, che insieme hanno lanciato la “Marrakech Partnership for Global Climate Action“, un piano di azione che prevede la valorizzazione del ruolo degli attori non nazionali, come regioni e città, nelle azioni di mitigazione e adattamento e sostenerne gli sforzi nel periodo 2017-2020.

Le preoccupazioni per l’elezione di Trump

Lo spettro del negazionismo del futuro presidente degli Stati Uniti ha aleggiato per tutto il tempo dei lavori della conferenza. Trump ha infatti espresso più volte nei suoi discorsi di non credere ai cambiamenti climatici, definendoli “una bufala inventata dai cinesi per minare la competitività dell’industria americana” e di voler tagliare, se non eliminare totalmente i fondi per la finanza climatica. Se lo farà davvero ancora non ci è dato saperlo, per certo però non potrà ritirarsi dall’Accordo di Parigi prima di 4 anni dalla sua entrata in vigore, quindi prima del 2020. A riportare speranza e determinazione tra i presenti, è stato l’intervento del Segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry.

“Siamo determinati a portare avanti gli impegni presi, ciò che è stato fatto fino ad ora non può essere cancellato. Non sono una Cassandra, ma sono un realista, il tempo non è dalla nostra parte, il momento per agire è adesso”.

Per i prossimi sviluppi, l’appuntamento è fissato a Bonn nel 2017.