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COP15, Guterres: respingere l’apocalisse della biodiversità

Non usa mezzi termini il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres in apertura della quindicesima Conferenza delle Parti (COP15) della Convenzione sulla diversità biologica a Montreal, in Canada. «Trattiamo la natura come fosse la nostra toilette, ci suicidiamo per procura» ha tuonato Guterres, per continuare con un discorso fatto di parole forti, teso a sottolineare le gravi conseguenze già in atto e le prossime minacce dei cambiamenti climatici, per arrivare fino a parlare della «apocalisse della biodiversità».

Cos’è la COP15 di Montreal

La COP15 di Montreal si è aperta mercoledì 7 dicembre in Canada e si chiuderà lunedì 19 dicembre. Si tratta quindi di un summit che prende luogo a pochi giorni di distanza dalla più famosa COP27 tenutasi in Egitto. Per capire cos’è e quali sono gli obiettivi dell’incontro che si sta tenendo a Montreal, è utile sapere – in estrema sintesi – che se le COP che abbiamo conosciuto negli ultimi anni a Parigi, a Glasgow, a Sharm El-Sheikh e via dicendo sono state pensate per concentrarsi squisitamente sul clima, quest’altro filone di conferenze si occupa invece in particolare della biodiversità, e quindi del mondo vivente. Ecco allora che se durante la COP27 l’impegno è andato verso la messa a punto delle azioni previste dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per diminuire le emissioni di gas serra e e per adattarsi a questi cambiamenti, in questi giorni a Montreal ci si concentrerà invece sulla tutela delle forme di vita. La prima parte della COP15 peraltro si è già svolta 2 mesi fa, a metà ottombre, a Kunming, in Cina. Questa tipologia di summit si svolge ogni 2 anni, e l’edizione di quest’anno si presenta particolarmente importante: l’obiettivo è quello adottare un nuovo quadro globale sulla biodiversità, sapendo che a oggi – stando alle stime ONU – 1 milione di specie tra animali e vegetali sono minacciate dall’estinzione.

Il discorso di apertura di Guterres in Canada

E di certo, attraverso le parole di Antonio Guterres, la COP15 della Convenzione sulla diversità biologica è iniziata in modo duro: la speranza è che questa volontà di cambiamento resti immutata nei successivi incontri. «Con il nostro appetito senza fondo per una crescita economica incontrollata e disomogenea, l’umanità è diventata un’arma di estinzione di massa» ha spiegato il Segretario Generale ONU, denunciando il fatto che «stiamo facendo la guerra alla natura». Le armi usate dall’uomo sarebbero prima di tutto la desertificazione e la deforestazione, che stanno creando delle terre desolate lì dove un tempo c’erano degli ecosistemi fiorenti. E ancora, «la nostra terra, l’acqua e l’aria sono avvelenate da sostanze chimiche e pesticidi e soffocate dalla plastica».

E tutto questo, ha sottolineato Guterres, è gravissimo anche guardando alla crescita demografica: un terzo di tutta la terra del pianeta è ormai degradato, rendendo ancora più difficile sfamare le popolazioni in continuo aumento. Il discorso del Segretario Generale è spaziato dall’inquinamento della terra e dei mari ai rischi di estinzione che incombono su piante e su mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, pesci e invertebrati. Il quadro generale è quello di una distruzione di massa, che richiede agli uomini di «passare dalla discordia all’armonia». Quella che stiamo vivendo – e che abbiamo causato – è «un’apocalisse della biodiversità» che va affrontata in modo urgente, cambiando l’uso che facciamo della terra come del mare. «Non ci sono scuse. Nessun ritardo. Le promesse fatte devono essere mantenute. È tempo di stringere un patto di pace con la natura» anche perché, come ha concluso Guterres, dobbiamo dimenticare ogni illusione: «non esiste un pianeta B».