Copenaghen, una città a misura di bici
Bicicletta

Copenaghen, una città a misura di bici

Copenaghen, una città a misura di bici. La capitale della Danimarca, ha raggiunto un importantissimo traguardo e può considerarsi, sempre di più una Capitale europea a misura d’uomo e a cui guardare con ammirazione.
Cosa è successo? Semplice, da adesso sulle strade della capitale ci sono più biciclette che automobili. Il sorpasso tanto atteso è avvenuto e subito ci si domanda se si tratta di un modello esportabile e se altre città potranno seguire questo virtuoso modello. Proprio qualche settimana fa vi parlavamo su green.it del perché la bici possa considerarsi il mezzo di trasporto del futuro, leggiamo quindi con attenzione quanto segue.

Copenaghen, una città a misura di bici

Nel 2016 oltre 35 mila nuovi ciclisti hanno fatto il loro ingresso nel tessuto sociale arrivando a far registrare un totale di 265.700 bici contro le 252.600 automobili. Il comune di Copenaghen porta avanti questo conteggio dal lontano 1970 quando c’erano 351,133 macchine e 100,071 biciclette e nel 2009 ha installato nel centro della città il primo contatore elettronico di bici; ora sono venti e grazie ad essi si può monitorare in diretta, quotidianamente, il traffico cittadino su due ruote (a pedali).

Investire nell’identità della città

Gli sforzi di Copenaghen per la creazione di una città a misura di bici hanno dato i loro frutti e i dati parlano chiaro. Il traffico di bici è aumentato del 68% negli ultimi 20 anni.

“Quello che ha veramente aiutato è stata la forte volontà politica. In particolare quella dell’ ex sindaco Ritt Bjerregaard, da sempre grande appassionato di ciclismo e sostenitore del trasporto green”.

A parlare è Klaus Bondam, responsabile tecnico e ambientale dal 2006 al 2009 e ora a capo della Federazione Ciclistica Danese che aggiunge: “Inoltre, una nuova attenzione per l’urbanistica e la nuova agenda sulla sostenibilità hanno definitivamente dato il via alla viabilità in bicicletta”.
Dal 2005, un miliardo di corone danesi ( circa 113 milioni di euro) sono state investite in infrastrutture ciclabili, da vere e proprie strade a vie pedonali e ponti.Il ciclismo è passato dall’essere una parte normale della quotidianità a rappresentare l’identità di base per la città“, dice ancora Bondam.

Copenaghen, una città a misura di bici

Pedalerà un cittadino su due

Per Morten Kabell, l’attuale responsabile agli affari tecnici e ambientali, la città che pedala è “un obiettivo in continua evoluzione“. Secondo lui il centro della città potrebbe diventare entro un decennio totalmente senza auto, e il suo sogno è che entro il 2015 il 50% di tutti gli spostamenti cittadini avvenga in bici. A pensarci bene non è un obiettivo così impossibile se si considera che la cifra attuale è 41%. Tuttavia, Kabell ritiene che questa cifra sarà un po’ ridimensionata con l’estensione della metropolitana prevista per il 2019. “Non c’è dubbio che l’uso delle biciclette sia fondamentale, ma la cosa importante per me è avere un sistema di trasporto verde, senza carburante, che non causi congestioni e inquinamento atmosferico“.

Copenaghen, una città a misura di bici

Idee condivise

L’anno scorso, il traffico di biciclette è aumentato del 15% e quello dei veicoli a motore è sceso dell’1%. Nel frattempo, la popolazione di Copenaghen è in costante crescita e si stima che si passerà da 600.000 a 715.000 persone entro i prossimi quindici anni. “La gente vede che il modo più veloce per spostarsi in città è in bicicletta“, dice Kabell che ritiene che la sfida sia ora quella di costruire infrastrutture per tenere il passo con il crescente numero di persone. Il mese scorso i cittadini di Copenaghen sono stati invitati a identificare le aree in cui le piste ciclabili sono migliorabili o mancanti e in soli dodici giorni più di diecimila persone hanno condiviso le loro opinioni su una mappa online. I dati saranno utilizzati per sviluppare un piano di priorità per l’arco temporale 2017-2025, che identificherà dove è più necessario costruire, ampliare o ottimizzare le infrastrutture e le intersezioni di scambio bici- mezzi pubblici.

Si tratta di un modello esportabile? Ancora Kabell dice di sì e che anzi: “Non è nei nostri geni, non è nella nostra acqua … Quello che abbiamo mostrato al resto del mondo è che se si costruisce un’infrastruttura protetta, la gente comincia a pedalare“.
Per concludere, ascoltando queste parole, potremmo dire che ci troviamo davanti a un caso che in economia varrebbe spiegato con la legge di Say, quando cioè l’offerta genera la domanda. Ti costruisco le strutture, e tu decidi di pedalare. Facile, in fondo, no?