WWF: 10 falsi miti da sfatare sull’agricoltura con la guerra in Ucraina
Per affrontare le conseguenze della sanguinosa guerra in corso in Ucraina le lobby dell’agricoltura tradizionale nonché alcuni politici stanno avanzando delle richieste “irrazionali e controproducenti”. Ad affermarlo, sulla scia della proposta dell’abolizione dell’utilizzo di pesticidi in aree di interesse ecologico, e su quella di utilizzare i terreni a riposo, è il WWF. Per ricordare quanto sia fragile la sicurezza alimentare, e per sottolineare quanto decisioni di questo tipo possano essere dannose, l’organizzazione ambientalista ha voluto sfatare 10 falsi miti che circolano intorno al tema della sicurezza alimentare in questo delicato periodo. Ecco un riassunto delle 10 domande e risposte.
I 10 falsi miti sull’agricoltura sfatati dal WWF
- È vero che la guerra ha messo in crisi il sistema agroalimentare italiano?
La risposta del WWF è no. Gli effetti della guerra in Ucraina sui sistemi agroalimentari italiani sono limitati solamente a una ristretta parte di materie prime importate dall’est. I problemi maggiori sarebbero legati al mais e all’olio di girasole, andando a creare ripercussioni dirette al solo settore zootecnico. È infatti noto che in un decennio la produzione di mais in Italia è stata ridotta del 50%, per logiche legate al profitto. Per quanto riguarda l’olio di girasole, sottolinea il WWF, è facile la sostituzione con altri oli vegetali. - È vero che quest’anno avremo carenza di grano e cereali a causa della crisi ucraina?
Anche qui la risposta è negativa. Le aziende italiane importano solo il 5% del proprio fabbisogno di grano dall’Ucraina. Questa mancanza può essere colmata attingendo alla produzione UE di frumento, già di per sé eccedente. - Le speculazioni finanziarie stanno condizionando la produzione di materie prime agroalimentari?
Questo, sottolinea il WWF, è senz’altro vero. Tra i fattori che hanno portato alla crisi del settore agroalimentare c’è anche la speculazione finanziaria. A determinare l’aumento dei prezzi è quindi anche l’effetto delle strategie messe in atto per l’acquisto e la vendita di titoli, con la conseguente creazione di bolle speculative. - Le lobby dell’agricoltura convenzionale stanno strumentalizzando la crisi legata alla guerra?
Sì, il WWF afferma che le associazioni agricole nazionali internazionali stanno sfruttando il momento per fare pressione sui decisori politici, con il fine di eliminare o ridurre le norme ambientali contenute nella PAC, nonché di rivedere gli obiettivi delle strategie UE. - È importante ridare spazio alla natura nelle aziende agricole?
Senza dubbio. I sistemi naturali favoriscono le società umane attraverso l’impollinazione, la fornitura di acqua, la regolazione del clima e via dicendo, tutti fattori essenziali per aumentare la produttività del settore agricolo. - Il cambiamento climatico sta già influenzando le produzioni agricole?
Da una parte i tanti periodi di siccità, dall’altra l’alta frequenza di eventi meteorologici estremi: queste conseguenze del cambiamento climatico hanno forti effetti negativi già oggi sulla produzione agricola. - Consumare meno carne è un fattore di sicurezza per tutto il comparto agroalimentare?
Un altro sì del WWF. Il motivo è semplice: il 70% della superficie agricola UE è attualmente dedicata alla produzione di materie prime utilizzate per la produzione di mangimi per l’industria dell’allevamento. - È corretto sostenere che bisogna intensificare sempre di più le produzioni per aumentare la sicurezza alimentare?
Non è corretto. L’agricoltura intensiva, con l’uso di pesticidi e fertilizzanti, dipende fortemente dall’uso di fonti energetiche fossili, dall’uso di mezzi meccanici e via dicendo, a tutto danno dei sistemi naturali. Va poi sottolineato che l’aumento del costo di carburanti e di energia determina l’incremento dei costi dei prodotti agricoli, riducendo la loro accessibilità per i cittadini, soprattutto nelle aree più povere. - L’agroecologia propone delle soluzioni praticabili?
La scienza che applica i principi dell’ecologia per realizzare sistemi agroalimentari sostenibili promuove delle pratiche innovative e sostenibili, aumentando la resilienza del sistema complessivo e riducendo la dipendenza dell’importazione di materie prime. - È vero che bisogna puntare sulle filiere corte?
La filiera corta, che si basa sulla relazione diretta tra agricoltori e consumatori a livello territoriale, garantisce maggiori margini economici, e assicura maggiore flessibilità al settore agricolo, a patto di gestire le aziende secondo i principi dell’agroecologia.
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