Foca monaca
Animali

Foca monaca: perchè rischia l’estinzione

La foca monaca, conosciuta per il suo aspetto simpatico e buffo, è l’unica specie presente nel Mar Mediterraneo.

Bisogna però considerare che rientra tra i cento mammiferi più a rischio d’estinzione e per tale ragione viene considerata un animale protetto.

Foca monaca caratteristiche

La foca monaca può raggiungere i 350 chilogrammi di peso e i tre metri di lunghezza.

È inoltre caratterizzata da un colore brunastro uniforme interrotto da una macchia irregolare bianca sulla pancia.

Il muso ha invece una forma arrotondata ed è provvisto di baffi lunghi e spessi.

Dove vive la foca monaca

Questo mammifero vive nel Mar Mediterraneo orientale, nel Mar Egeo, nelle Isole Canarie e lungo le coste della Mauritania, dove è ancora possibile avvistare dei gruppi composti da addirittura cinquanta-sessanta animali.

In Italia è possibile avvistarla intorno alle isole del Mar Tirreno, in Sicilia, in Sardegna e in Basilicata.

Come si riproduce la foca monaca

La foca monaca raggiunge la maturità sessuale intorno ai cinque anni di età e solitamente si accoppia durante i mesi estivi o autunnali.

La gestazione ha una durata pari a undici mesi, dai quali nasce solamente un cucciolo.

Il parto avviene all’interno di una grotta riparata oppure in una spiaggia deserta.

I piccoli nascono neri e cambiano la pelliccia solo dopo alcune settimane, vengono allattati per circa diciassette mesi e solo dopo il termine dello svezzamento può accedere per la prima volta in acqua.

Foca monaca: aneddoti e curiosità

La foca monaca viene così chiamata per via del colore del suo manto, il quale ricorda appunto il saio degli ecclesiastici.

Nell’antica Grecia era un animale che godeva della protezione di Apollo e Poseidone, in quanto considerata una creatura amante del sole e del mare.

Inoltre per i marinai e i pescatori era simbolo di buona fortuna e buon auspicio, ma dato il suo sonno profondo, veniva spesso cacciata per le sue pinne, le quali avevano lo scopo di curare l’insonnia.

Vista la conformazione del suo bacino, che non le permette di alzare il ventre da terra, sulla terraferma si muove in maniera impacciata e lenta, ma in mare diventa veloce e agile, specialmente quando deve cacciare le sue prede.

In acqua riesce a immergersi fino a cento metri di profondità e a restare in apnea per dieci minuti.

La sua dieta è costituita da polpi (ne va letteralmente ghiotta), aragoste, sardine, tonni di piccole dimensioni, triglie e sardine.

Si alimenta sia di giorno che di notte e la sua aspettativa di vita oscilla tra i venti e i trent’anni.

Perché la foca monaca rischia l’estinzione?

Attualmente in natura esistono solo cinquecento esemplari di foca monaca ed è dunque a serio rischio di estinzione.

In passato, oltre a essere considerata un acerrimo nemico da parte dei pescatori, veniva cacciata per la sua pelle e il suo grasso, il quale veniva poi trasformato in olio.

Nel Mar Mediterraneo è inoltre divenuta molto rara anche a causa del turismo massiccio che ha letteralmente decimato i luoghi di riproduzione, specialmente con le barche da diporto.

Ma non è tutto: in alcune zone geografiche rimane ancora incastrata nelle reti da pesca ed è vittima dell’inquinamento ambientale.

I rifiuti plastici che può accidentalmente ingerire danneggiano infatti il suo apparato digerente fino a causarne la morte.

Protezione e ritorno della foca monaca

Oggigiorno, grazie all’incremento del benessere sociale, della sensibilizzazione e dell’educazione ambientale, si sta verificando il ritorno della foca monaca, la quale viene costantemente monitorata tramite le tecnologie digitali più all’avanguardia, che forniscono rilevazioni in tempo reali circa gli spostamenti dell’animale.

Infine, dato il suo carattere alquanto schivo e diffidente, se dovesse capitare di incontrarla, si raccomanda di non avvicinarsi e di fotografarla da lontano.