G7 carta di venaria
Cambiamento climatico

G7 di Torino: cosa dice la Carta di Venaria

Molti italiani si sono accorti del G7 di Torino solo e unicamente per via delle notizie relative ai cortei e agli scontri con le forze dell’ordine. Al di là di quanto successo in strada, con diverse associazioni a protestare contro il summit, sono da sottolineare – nel bene nel male – le decisioni finali prese presso la Reggia di Venaria. Proprio per via del particolare palazzo scelto come luogo dell’incontro, gli accordi del G7 di Torino sono già stati ribattezzati come Carta di Venaria, facendo riferimento per l’appunto alla residenza sabauda risalente al Seicento.

Cosa dice la Carta di Venaria: verso lo stop al carbone

Al centro del G7 di Torino c’è stata la messa a punto di nuovi accordi sul clima, con il forum intergovernativo che ha dimostrato ancora una volta quanto sia difficile trovare il compromesso quando arriva il momento di combattere i cambiamenti climatici. Certo, la carta di Venaria risultante dal G7 Clima Energia ed Ambiente 2024 di Torino rappresenta un passo avanti: questa è infatti la prima volta in cui il gruppo dei sette mette nero su bianco l’addio alla produzione energetica a carbone; decisione che, ovviamente, è implicita fin dagli Accordi di Parigi, ma che era tutt’altro che scontata, sapendo quali sono gli interessi in gioco, e conoscendo la posizione di paesi come Germania e Giappone. Ma attenzione: lo stop al carbone riportato nella Carta di Venaria non è un vero e proprio punto fermo in una data precisa. Nel documento finale del G7 di Torino si legge infatti che i ministri di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti si impegnano a “a eliminare gradualmente l’attuale produzione di energia da carbone nei nostri sistemi energetici durante la prima metà del 2030 o in una tempistica coerente con il mantenimento di un limite di aumento della temperatura di 1,5°C a portata di mano, in linea con i percorsi net-zero dei paesi”. Lo stop al carbone viene quindi ammorbidito da una certa flessibilità; del resto il fatto che in Germania si sia già deciso che il phase out tedesco sarà nel 2038 e che in Giappone non siano ancora stati fatti piani preciso a riguardo non poteva far sperare nulla di meglio.

Gli altri impegni del G7 di Torino

Oltre allo stop “morbido” all’utilizzo del carbone, nella Carta di Venaria sono stati inseriti altri impegni, sempre con l’obiettivo di ridurre le emissioni e combattere i cambiamenti climatici. I sette si sono per esempio accordati per perseguire uno sforzo collettivo per ridurre del 75% le emissioni globali di metano da combustibili fossili, prevedendo delle collaborazioni di Paesi non appartenenti al G7 per raggiungere questo obiettivo. E ancora, in occasione del G7 di Torino è nata anche la Coalizione del G7 per l’acqua, con lo scopo di affrontare la crisi idrica globale. Nello stesso documento è contenuto anche un vago impegno a ridurre la domanda e l’uso dei combustibili fossili, e anche per questo la Carta di Venaria accoglie tra le altre cose anche l’impegno nel promuovere le tecnologie per il nucleare di nuova generazione. Si parla dunque di reattori modulari di piccole dimensioni, dai microreattori in poi. Altri punti toccati dal documento finale del summit di Torino sono stati la sicurezza dei minerali critici e la battaglia all’utilizzo della plastica.