allevamenti negli oceani
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Green Wave: l’onda verde degli allevamenti negli oceani

Lo scorso 8 giugno si è celebrata la Giornata mondiale degli oceani un’iniziativa dedicata alla salvaguardia delle acque che occupano la percentuale più alta del nostro planisfero. Molto spesso, nelle pagine di green.it abbiamo dato spazio e attenzione alle politiche di pulizia e sostegno per le acque. Si tratta di un bene che troppo spesso diamo per scontato e che presto potrebbe diventare una risorsa rara e preziosa. C’è chi sostiene, con visioni che un tempo sembravano catastrofiche e che oggi non paiono così assurde, che un giorno non molto distante da oggi le guerre potrebbero combattersi per il controllo delle acque marine e per la gestione delle risorse idriche potabili. Recentemente l’acqua marina ha anche iniziato a essere una fonte “agricola” molto appetibile tanto che sempre più spesso sentiamo parlare di allevamenti negli oceani.

Allevamenti negli oceani: un nuovo modello

Esiste un nuovo modello che sta facendo registrare ottimi risultati in termini di riduzione della pesca, contenimento dell’eccessiva acidità degli oceani e mantenimanto dei cambiamenti climatici.

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Un ecosistema a rischio

Attualmente nei nostri mari la situazione è tutt’altro che rosea. Le acque sono troppo acide, sono sovra sfruttate, inquinate e povere di ossigeno. E, al contrario di quanto si potrebbe immaginare, non è soltanto l’ecosistema marino a soffrire per queste minacce; sul lungo periodo sono a rischio il nostro sistema alimentare e la nostra stessa sopravvivenza.

GreeWave e l’acricoltura verticale subacquea

GreenWave è un’azienda che ha sviluppato un sistema di agricoltura verticale subacqueo sostenibile che aiuta a ridurre l’ inquinamento, l’acidità delle acque e la pesca eccessiva dei nostri oceani, ma che ha anche tra gli obiettivi quello di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e la produzione di colture commestibili e sostenibili.
Si tratta di un sistema di allevamento verticale che utilizza l’acqua marina come se fosse una colonna che parte dal basso, dal fondale marino e arriva fino alla cima, sulla superficie. In questa “colonna” vengono allevate alghe, capesante e cozze. Queste coltivazioni sono collegate a delle corde che sono a loro volta attaccate a delle gabbie galleggianti dove vengono allevate colonie di ostriche e vongole.

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Colture a ingresso Zero

Queste colture sono a così detto ‘ingresso zero’ – nel senso che non richiedono alcun utilizzo di fertilizzanti, pesticidi, antibiotici, o di acqua dolce – e i prodotti non sono solo commestibili, ma possono essere impiegati anche nella produzione di fertilizzanti, mangimi e biocarburanti. Secondo i dati forniti da GreeWave il sistema è in grado di fornire da 10 a 30 tonnellate di alghe e crostacei 250.000 per acro all’anno (1 acro equivale a 0,4 ettari ndr).  Questi allevamenti negli oceani aiutano a ridurre e a prevenire l’esaurimento di ossigeno nel mare e il crearsi di ‘zone morte’ nei nostri mari (si tratta di quelle zone dove non esiste nè flora nè fauna marina ndr).

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Produrre, educare, garantire un futuro

L’agricoltura marina verticale proposta da GreenWave non è solo uno strumento per contribuire a mitigare i cambiamenti climatici e per ridurre il processo di acidificazione delle acque, gli eccessi della pesca e l’inquinamento delle acque dei nostri oceani. Si tratta anche di un processo di educazione che si pone come obiettivo la maturazione, lo svilupo e la crescita delle prossime generazioni di agricoltori oceanici. GreenWave prevede dei momenti di incontro e formazione e anche la vendita di semi e il supporto a distanza per chi vorrà intraprendere questa strada. L’obiettivo è quello di lasciare gli strumenti a chi, dopo di noi, si occuperà dei nostri oceani, sostenendo la nostra alimentazione e il nostro ecosistema. In questo modo, l’organizzazione aiuta anche a creare posti di lavoro e un’infrastruttura di un’economia verde-blu.

Questo articolo è una traduzione di un articolo originale apparso su RESET.org.