guadagnare pedalando
Bicicletta

Guadagnare pedalando: con Bikuh 20 cent al chilometro

Ammettiamolo: il mondo della pubblicità è sempre stato visto come qualcosa di un po’ sporco, viziato, malizioso… insomma, non esattamente l’espressione di uno stile di vita ideale. Eppure c’è qualcuno che è riuscito a trasformare l’advertising in qualcosa di davvero bello e soprattutto ‘buono’: buono per l’ambiente, buono per la salute, e sì, buono anche per il portafoglio, potenzialmente di chiunque. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente di Bikuh, una neonata impresa tedesca che permette a chiunque voglia di guadagnare pedalando. Ma come è possibile? Ce lo spiega la rivista online reset.org.

Guadagnare pedalando: un incentivo e una soddisfazione

C’è chi ama camminare e chi adora pedalare, e magari di tanto in tanto si trova a pensare «ah, che bello se mi pagassero per farlo». Ecco, Bikuh si propone esattamente di fare questo, permettendo a chiunque abbia un bicicletta di guadagnare pedalando: di certo non si diventa ricchi, né si può lasciare il proprio lavoro e vivere di sole vasche in bici (per quello si può semmai fare domanda per diventare corrieri in bicicletta); nonostante questo, un po’ di euro per ogni chilometro percorso può essere un buon incentivo per i più pigri e una bella soddisfazione per i cicloamatori conclamati.

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Un minimo di 100 chilometri al mese

Ma come si può guadagnare pedalando con Bikuh? L’idea di fondo è molto semplice: è sufficiente avere 16 anni per iscriversi al servizio. Una volta registrati online, si potrà scegliere a quale brand o organizzazione vogliamo fare pubblicità tra quelli disponibili: una volta deciso il marchio preferito, sarà sufficiente recarsi presso un partner Bikuh e farsi installare il disco promozionale – recante il logo del brand sponsorizzato – sulla ruota anteriore della nostra bicicletta, e da lì, iniziare a pedalare. Le regole sono poche e davvero facili da ricordare: si dovranno percorrere almeno 100 chilometri al mese (poco più di tre chilometri al giorno, ovvero una vera inezia) all’interno di un’area specifica, tipicamente un centro urbano, dove più persone vedranno la pubblicità.

L’app per smartphone

Per ogni chilometro effettivamente percorso, il cicloamatore riceverà venti centesimi, i quali verranno accreditati direttamente sul suo conto in banca alla fine di ogni mese e al raggiungimento del limite minimo di 100 chilometri. Elemento portante di questo iniziativa che permette di guadagnare pedalando, oltre alla bicicletta e alla voglia di muoversi in modo sostenibile, è l’ormai immancabile app per smartphone. Nel caso di Bikuh, l’app permette di conteggiare i chilometri percorsi dai ciclisti e, oltre a ciò, permette alla compagnia pagante di registrare i dati (rigorosamente anonimi) relativi agli spostamenti della propria pubblicità.

Come approfittare della pubblicità su due ruote

Ci si potrebbe aspettare che un’impresa che permette a chiunque di guadagnare pedalando e di fare pubblicità nel pieno rispetto dell’ambiente ponga dei limiti alle aziende sponsorizzabili, ma con Bikuh non è così. Come riporta infatti Angela, co-fondatrice del progetto,

Di fatto noi non abbiamo molte restrizioni riguardanti le compagnie o i prodotti da sponsorizzare. Ovviamente non accetteremmo mai di pubblicizzare pubblicità recanti messaggi di odio, di violenza, di guerra o di armi… Ma oltre a questi limiti minimi lasciamo che siano gli stessi ciclisti a scegliere per quale brand pedalare. Hanno una libertà di scelta totale. Se un marchio inizia una campagna ma non ci sono ciclisti che vogliono pedalare per loro, allora questo dimostra che quella stessa azienda deve ripensarsi completamente.

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Da Francoforte alla Germania intera

Ad oggi il progetto è ancora nella prima fase di sviluppo: nuove campagne sono pianificate per il mese di aprile a Francoforte, e si pensa di fare sbarcare Bikuh a Berlino e nelle altre maggiori città tedesche nei prossimi mesi. Durante l’estate e l’autunno del 2016 sono stati fatti alcuni test, ai quali hanno partecipato più di 100 ciclisti (con migliaia di iscritti) con tre adverstiser: la città di Francoforte, un negozio di biciclette e TraffiQ, l’azienda di trasporti pubblici della città. Insomma: non ci resta che sperare che il progetto pedali fino in Italia.