villaggio sostenibile
Green economy

In Inghilterra il villaggio sostenibile carbon neutral

Niente ideologie né programmi politici. Nessun obiettivo imposto dall’alto e al bando i dati, gli scenari apocalittici sul cambiamento climatico e le formule per contrastarlo. L’ambientalismo che diventa stile di vita per il semplice fatto di renderla qualitativamente migliore, grazie a piccole scelte quotidiane e un metodo infallibile, quello della cooperazione fra gli abitanti.

Ashton Hayes, il villaggio sostenibile che è diventato un modello

La cittadina di Ashton Hayes, un piccolo villaggio di mille anime, situato nella contea dello Cheshire, nel nord ovest dell’Inghilterra, si è posta un obiettivo ambizioso: diventare la prima comunità inglese a emissioni zero. E lo sta a poco a poco diventando. Ma il vero aspetto interessante non è questo, quanto piuttosto il modo con cui sta ottenendo dei risultati invidiabili: il progetto è nato dal basso, tutta la comunità si è sentita coinvolta e ha contribuito allo sviluppo di una strategia che punta al risparmio energetico e a un minore impatto ambientale. Ma non in nome di ideali ambientalisti o di goals governativi: i benefici economici della decarbonizzazione restano sul territorio sotto forma di risparmio, utili e creazione di nuovi posti di lavoro.
Come è nata questa esperienza di villaggio sostenibile, che sta influenzando altre comunità sparse per il globo? Dalla Norvegia a Taiwan passando per il New Jersey, sono oltre 200 le città e i paesi che stanno studiando il fenomeno ‘Ashton Hayes’, al fine di replicarlo a casa propria.

Emissioni ridotte del 40%

Un réportage del New York Times ripercorre le tappe di un percorso che, nato dall’idea di un ex giornalista esperto in geologia residente nel villaggio, si è concretizzato nell’approvazione, il 26 gennaio del 2006, dell’Ashton Hayes Going Carbon Neutral Project. A distanza di 10 anni le emissioni di diossido di carbonio sono scese del 40%. Le iniziative messe in pratica dalla comunità sono piuttosto semplici. Si va dalla messa in pratica di alcuni comportamenti più consapevoli, come la sostituzione di lampadine normali con quelle a basso consumo energetico o lo spegnimento degli elettrodomestici e dispositivi elettronici quando non sono in uso fino ad interventi un po’ più impegnativi. C’è chi ha sostituito l’isolamento termico della propria abitazione, chi ha installato pannelli fotovoltaici per l’elettricità e pompe di calore geotermiche per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria. Sono stati poi realizzati dei sistemi di raccolta e riciclo delle acque pluviali, utilizzate anche per irrigare i tanti orti che sono sorti nel villaggio per promuovere un’alimentazione sana e anche un commercio di prodotti bio e a chilometro zero.

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Al bando la politica e l’ideologia ambientalista

Dalle testimonianze raccolte, gli abitanti di Ashton Hayes sembrano fieri ed entusiasti di far parte di questo progetto. E lo sono soprattutto perché la condivisione di un obiettivo ha creato una maggiore coesione fra di loro, un senso di partecipazione e collaborazione che ha come fine il bene della comunità, quindi di tutti. Senza dottrine o casacche politiche. E’ proprio questo il successo dell’iniziativa- spiega al NYT l’ex-giornalista- il fatto che la politica sia stata tenuta fuori dal progetto. Alcuni rappresentanti locali ci hanno provato ad appoggiarla e quindi a mettervi sopra il loro sigillo, ma sono stati ‘allontanati’.
In questo modo si sono evitate divisioni politiche, divergenze di interessi e vedute, insomma tutti quegli aspetti che di fatti rendono difficile trovare accordi, anche a livello globale, sul cambiamento climatico.

Un modello premiato e riconosciuto dal DECC

L’impegno dei cittadini di Ashton Hayes è stato riconosciuto con vari premi. Nel 2007 la comunità si è aggiudicata il Clarion Award for Climate Change Communications dell’International Visual Communication Association (IVCA) e il Community Initiative Award dell’Energy Institute. E nel 2010 Ashton Hayes è stata selezionata dal Department of Energy & Climate Change (DECC)  per ricevere i fondi del Low Carbon Communities Challenge, pari a 400mila dollari con cui è stato realizzato un centro sportivo a basse emissioni ed è stato installato un impianto fotovoltaico per la scuola.
La comunità possiede ora anche la propria compagnia energetica grazie alla quale può gestire meglio la produzione di energia rinnovabile e ricavare dei profitti che può reinvestire nel progetto per rendere il villaggio ancora più eco-sostenibile.