La nuova frontiera degli imballaggi commestibili
E se finito di mangiare, potessimo gustarci anche il piatto? E’ questa l’ultima frontiera degli imballaggi commestibili a cui l’industria alimentare si sta dedicando con passione per risolvere il pressante problema della plastica e del monouso. Una soluzione ambientale che, oltre a ridimensionare drasticamente la quantità di rifiuti, abbatterebbe i costi del riciclo e sensibilizzerebbe la comunità sull’importanza del dettaglio, guidandola verso scelte più sostenibili per il Pianeta. Dai piatti ai bicchieri, dall’acqua senza bottiglia alle posate, la necessità di ridurre è un must per innescare un ciclo virtuoso di consumi responsabili, basati sui nuovi concetti di economia circolare.
L’azienda indonesiana che commercializza gli imballaggi commestibili
Un’azienda indonesiana sembra essere un passo in avanti. Evoware produce una bioplastica da utilizzare per il packaging e si descrive come “un’impresa socialmente responsabile che promuove uno stile di vita rispettoso dell’ambiente e fornisce un valore aggiuntivo alla società urbana”. Attraverso i suoi imballaggi commestibili, ecologici e biodegradabili, Evoware si pone come l’eco-soluzione per prevenire gli scarti di plastica e, con questa premessa, la scelta di impiegare le alghe non appare casuale. Gli utilizzi di questo vegetale sono molteplici e, anche se la destinazione di uso è prettamente alimentare, le sue proprietà lo rendono l’alleato ideale per l’assorbimento di anidride carbonica in atmosfera. Non necessitando di fertilizzanti chimici ed essendo piuttosto semplice, la coltivazione delle alghe si è diffusa in cinque delle sei province più povere del Paese. Per Evoware dunque, la commercializzazione di un polimero che, oltre a diminuire l’impatto ambientale, favorisca anche i coltivatori locali e gli strati sociali più bassi assume un significato particolare. Gli imballaggi commestibili di Evoware si dissolvono in acqua, sono 100% biodegradabili e funzionano come fertilizzante naturale per le piante. Nel caso in cui si voglia fare il pieno di fibre, vitamine e minerali e mangiare la propria coppetta gelato o il proprio bicchiere a fine pasto, è possibile farlo in tutta sicurezza: tutti i prodotti dell’azienda hanno conseguito la certificazione HACCP che ne garantisce la commestibilità. Inodore e insapore, termosaldabile e malleabile, il polimero vegetale può essere lavorato per personalizzarlo con loghi o indicazioni del prodotto che contiene.
Indonesia: secondo produttore al mondo di rifiuti di plastica
Non è un caso che la rivoluzione passi proprio da qui. La Banca Mondiale stima infatti che in Indonesia, ciascuno dei suoi abitanti sia responsabile di una quantità di plastica compresa tra 0,8 e 1 kg l’anno. Un numero enorme se lo si moltiplica per i 250 milioni di persone che ignorano il lungimirante modello delle tre “R” in questo Paese: ridurre, riciclare, riusare. Secondo le ultime stime, il 90% della plastica finisce negli oceani ed il 70% di esso proviene dagli imballaggi di cibo e bevande. Non meraviglia neanche il dato per cui l’Indonesia sia il secondo maggior produttore di rifiuti di plastica nelle acque del mondo dopo la Cina, e che solo all’inizio del 2017 il governo sembra abbia avallato la decisione di investire un miliardo di dollari l’anno per tentare di ridurre la spazzatura nelle sue acque del 70% entro il 2025.
Il packaging, un problema mondiale
Come Evoware, anche altre aziende si sono cimentate in questo campo. Trovare una soluzione, quanto più definitiva possibile, alla piaga della plastica è comprensibile: secondo uno studio della Ellen MacArthur Foundation con il World Economic Forum, nel 2050 i nostri mari potrebbero avere più plastica che pesci in termini di peso. L’attuale 14% di tasso di riciclo è ancora troppo basso per scongiurare delle conseguenze per cui la comunità sarà impossibilitata ad implementare soluzioni immediate. Oltre alla perdita economica che si aggira intorno agli 80-120 miliardi di dollari annui, se il trend dovesse continuare, i danni ambientali e le ripercussioni sulla salute umana sarebbero inquantificabili proprio a causa di un ironico ciclo vitale per il quale ciò che scarichiamo, ce lo ritroviamo nel piatto.
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