Mantide Religiosa
Animali

Mantide Religiosa: perchè uccide il maschio?

La mantide religiosa è un insetto con un nome evocativo e legato alle sue zampe, che sembrano riunite in preghiera.

Oltre per questo aspetto, la mantide religiosa è famosa per le sue abitudini in occasione dell’accoppiamento con il maschio, che uccide e divora, dopo oppure durante l’atto sessuale.

Un comportamento apparentemente inspiegabile, quello della mantide religiosa: quali ragioni spingono l’insetto a uccidere il maschio, ossia quello che rappresenta la continuità della specie?

Dietro a tale rituale, in realtà, vi sono proprio motivi connessi alla riproduzione.

Per scoprire maggiori dettagli sulla mantide religiosa, è necessario conoscerne le caratteristiche, l’anatomia e i comportamenti.

La mantide religiosa: anatomia di un insetto avvolto nel mistero

Da sempre, la mantide religiosa è avvolta da un’aura di mistero e inquietudine. La sua esistenza è nota ai più, che conoscono la prassi consolidata di uccidere il maschio dopo l’accoppiamento.

Meno note, invece, sono le caratteristiche di questo insetto, oltre che le sue origini etimologiche.

Il termine mantide è mutuato dalla lingua greca, in cui questa parola significa indovino e profeta.

Secondo il filosofo Aristarco, la mantide portava sfortuna: questa leggenda ha avuto seguito per secoli, fino ai giorni nostri.

La specie più comune di mantide è quella europea, dell’ordine Mantodea. Le dimensioni dell’insetto variano anche di parecchio, in funzione della zona di provenienza, tanto che gli esemplari africani misurano fino a 17 cm di lunghezza, mentre le mantidi comuni non arrivano a 7.

In tutti i casi, la mantide femmina è più grande del maschio, presenta zampe raptatorie, in grado di afferrare le prede con destrezza, e presentano un esoscheletro esile, con zampe così sottili che sembrano bastoncini.

La testa della mantide religiosa ha una forma triangolare ed è dotata di due occhi di grandi dimensioni, posizionati sulle due estremità laterali.

Una particolarità legata al capo della mantide è che questo può ruotare di 180 gradi, mantenendo una visuale integrale dell’ambiente circostante.

Inoltre, la mantide possiede un solo orecchio e 3 ocelli, che rappresentano una sorta di occhio primitivo, con la funzione di percepire la luce.

Le ali non servono alla mantide per volare, in quanto il suo peso è eccessivo rispetto alla capacità di supporto delle ali, che però sono utilizzate per emettere un fruscio, paragonabile a quello di un serpente, con l’obiettivo di far fuggire i predatori.

Una caratteristica della mantide religiosa che pochi conoscono è costituita dal suo mimetismo criptico, ossia la capacità di mimetizzarsi nella natura circostante. Tale prerogativa si rivela particolarmente utile per catturare le prede di cui la mantide è ghiotta, soprattutto grilli, piccoli uccelli, cavallette e rane.

Perché la mantide uccide il maschio e lo divora

Un elemento che rende la mantide un essere vivente temuto, austero e spaventoso riguarda il suo comportamento, nei confronti del maschio, durante o dopo l’accoppiamento.

La mantide religiosa, infatti, non solo uccide il maschio in tale occasione, ma lo divora.

Questo rituale, considerato tanto macabro quanto inspiegabile, ha in realtà delle basi legate alla riproduzione.

Innanzitutto, analizzando la dinamica dell’accoppiamento, è importante sottolineare che la mantide, durante l’amplesso del maschio, è posizionata sotto di lui, mentre le reciproche antenne sono a contatto, come a simulare atteggiamenti amorosi.

Vi è un momento, tuttavia, in cui il maschio finisce di carezzare la mantide, la quale immediatamente lo decapita, continuando però l’attività di fecondazione.

Poiché l’assenza della testa causa l’inibizione dei gangli del maschio, questo rimane attaccato alla mantide, che continua il macabro rituale divorandolo completamente.

L’origine di queste azioni va ricercata nel nutrimento che la mantide ricava dal maschio, con lo scopo di ottenere le energie indispensabili a far crescere le uova fecondate.

In un certo senso, pensare a una scena del genere suscita ribrezzo e orrore, ma tuttavia un simile comportamento è tutt’altro che raro, nel mondo animale.

Altre specie presenti in natura, tra cui gli scorpioni e i ragni, hanno l’abitudine di cibarsi dei propri simili, proprio in occasione dell’accoppiamento.