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Animali

Martin Pescatore: perchè è una specie protetta

Il martin pescatore è un uccello che appartiene alla famiglia degli Alcedinidi. Si tratta della specie più famosa della famiglia, oltre ad essere l’unica che popola l’Europa. Facilmente riconoscibile grazie al suo piumaggio dal colore acceso e brillante con sfumature che vanno dal turchese all’azzurro, questo simpatico uccello ama stare appollaiato su rami e tronchi in attesa di pescare letteralmente la sua preda. Come suggerisce il nome, infatti, questo simpatico volatile cattura il pesce con il becco usandolo come un vero e proprio pescatore.

La dieta del martin pescatore

Il martin pescatore è un uccello davvero particolare, un predatore micidiale che in pochissimi secondi riesce a cacciare e gustare la sua preda in maniera piuttosto teatrale. L’uccello ama stare appostato su un ramo in prossimità di fiumi, laghi o corsi d’acqua. Il becco è mantenuto puntato verso lo specchio d’acqua come un vero e proprio arpione da pesca. Una volta individuata la preda, il martin pescatore scuote capo e coda tuffandosi di colpo, mantenendo le ali aperte e proteggendo gli occhi con la sua terza palpebra. In appena due secondi riemerge dall’acqua con il suo pesce nel becco e lo deglutisce avidamente prima di tornare appollaiato e in attesa.

Pur pesando poco più di 40 grammi, il martin pescatore riesce a mangiare prede notevolmente più grandi delle sue dimensioni. In genere, quando trova pesci più grandi non deglutisce immediatamente, ma “termina” il suo pasto nei pressi dell’acqua. Talvolta, una volta terminato il banchetto, il volatile non riesce a volare a causa dello stomaco pieno. Si tratta di momenti potenzialmente pericolosi per la sua vita, poiché in quello spazio temporale, l’uccello non riuscirebbe a prendere il volo per scappare da possibili predatori. Durante la digestione, infatti, resta fermo e tranquillo finché non si sentirà pronto per ricominciare a cacciare.

Dove vive il martin pescatore e perché è in pericolo

Il martin pescatore ha particolarmente sofferto la progressiva cementificazione di argini, torrenti e fiumi, habitat particolarmente amanti da questo piccolo volatile. Oltre a tutto questo, l’inquinamento delle acque ha ulteriormente ridotto la sua diffusione poiché la sopravvivenza della specie è strettamente dipendente dalla presenza di pesci che, inevitabilmente, si riducono a causa dell’inquinamento.

Ad oggi, questo uccello risulta essere a rischio di estinzione in tutta Europa, tanto da essere all’interno dell’elenco delle specie protette. Tra le disposizioni principali per la sua conservazione vi è la necessità di proteggere e tutelare i corsi d’acqua e le aree umide, con particolare attenzione alle aree terrose e argillose, poiché è proprio in quegli spazi che il martin pescatore nidifica e depone le uova.

Il nido è formato da una lunga cavità con una camera più ampia alla fine. La galleria viene scavata dalla coppia usando zampe e becco, mentre l’entrata si trova a poco meno di un metro dalla superficie dell’acqua. All’ingresso è possibile vedere escrementi colanti che segnalano l’occupazione del nido, poiché gli abitanti non escono per evacuare, motivo per cui il nido viene costruito in discesa così da favorire la fuoriuscita delle feci espulse. Il martin pescatore, presente anche in Italia, tende a raggiungere zone più miti e temperate durante le stagioni rigide per poi tornare quando le temperature sono più alte.

Un problema sempre più pressante: le microplastiche

La dieta del martin pescatore si basa su piccoli pesci e purtroppo negli ultimi anni, ai problemi già citati, si è aggiunto anche il dramma delle micro-plastiche. La plastica non è biodegradabile e subisce un processo di distruzione lunghissimo che produce frammenti microscopici che inevitabilmente finiscono per essere ingoiati dai pesci che poi vengono a loro volta usati come nutrimento dal martin pescatore. Purtroppo le micro-plastiche possono compromettere inevitabilmente la sopravvivenza dei predatori che si nutrono di pesci, dal martin pescatore fino all’uomo. Gli effetti che possono avere questi agenti inquinanti sono ancora oggetto di studio anche se sembra che i fenomeni di accumulo espongano maggiormente a problemi di salute potenzialmente fatali che mettono a rischio la specie.