nucleare sicuro Italia
Energie

L’Italia verso il nucleare sicuro: esiste davvero?

Sembra che l’Italia del governo Meloni si stia muovendo verso il ritorno del nucleare. E a quanto pare questo avanzamento sta avvenendo a diverse velocità: alcuni protagonisti dell’esecutivo pensano al lungo termine, mentre altri pensano invece di avviare la produzione di nucleare sicuro già tra pochi anni. Per avere una visione completa su quello che sta accadendo in Italia intorno a questo tema vale la pena ricordare che la Commissione Europea – sollevando non poche polemiche – ha deciso di inserire l’energia nucleare nella tassonomia verde delle fonti energetiche per la transizione necessaria. A tifare in tal senso è stato un gruppo di Paesi capeggiato dalla Francia, contrastato da un gruppo guidato invece dalla Germania. A livello internazionale, quindi, gli intenti del governo italiano non sono sorprendenti, nemmeno nel momento in cui si trasformano in effettivi processi verso il reinserimento dell’atomo tra le fonti energetiche nazionali. In occasione dell’incontro annuale di Cernobbio, a inizio settembre, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Pichetto Fratin ha infatti annunciato la convocazione di una piattaforma di esperti sul nucleare sostenibile e sicuro. Vediamo quindi qual è la visione del governo come trapelata nelle ultime settimane.

La Piattaforma Nazionale per il Nucleare Sostenibile e il nucleare sicuro

La prima riunione della Piattaforma Nazionale per il Nucleare Sostenibile si è svolta il 21 settembre. Al termine dell’incontro Fratin ha spiegato in una nota che «non si tratta evidentemente di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione, ma di valutare le nuove tecnologie sicure del nucleare innovativo quali gli Small Modular Reactor (SMR) e i reattori nucleari di quarta generazione (AMR)». All’incontro hanno partecipato tanti soggetti diversi: associazioni scientifiche, enti pubblici di ricerca, esponenti del mondo universitario, soggetti pubblici operanti nella sicurezza nucleare e del decommissioning, nonché imprese che hanno già messo su carta la propria volontà di investire nel nucleare. L’obiettivo è arrivare a elaborare delle Linee Guida entro 9 mesi. I tempi secondo Pichetto saranno in ogni caso lunghi, con il ministro a spiegare che «sarà il prossimo governo ad occuparsi di questo» ipotizzando la creazione di small reactor in Italia nell’arco di dieci anni. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini sembra invece più ottimista, affermando che la prima produzione di nucleare «potrà essere inaugurata da questo governo».

Prima di tutto capire dove mettere le scorie nucleari

Sul ritorno al nucleare le opinioni sono le più diverse. Un fatto resta però oggettivamente centrale: prima di avviare nuovi reattori nucleari, prima di pensare a un eventuale nucleare sicuro e cosiddetto sostenibile, è necessario sistemare l’annosa questione delle scorie naturali. Sapendo che ancora oggi non è stato individuato un luogo per la costruzione del famigerato deposito nazionale dei rifiuti nucleari, capace di stoccare in modo sicuro i 78mila metri cubi di scorie radioattive a bassa e a media intensità con cui l’Italia si trova ad avere a che fare. Tutti i 67 potenziali candidati individuati da Sogi hanno infatti risposto negativamente, e il governo si è offerto ora di accettare eventuali “volontari”.

Secondo il WWF, il nucleare sicuro ed efficace non esiste

Ma esiste davvero un nucleare sicuro? Il Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli è convinto di no, sottolineando che il governo «sembra aver dimenticato una lezione fondamentale: l’energia nucleare è un vicolo cieco economico e ambientale». Sulla stessa linea il WWF, che dichiara candidamente che il nucleare sicuro non esiste, e che il solo discuterne significa perdere tempo davanti alla crisi climatica. Peraltro, citando esempi britannici e finlandesi, lo stesso WWF scrive che «i pochi impianti costruiti negli ultimi decenni nel continente europeo sono stati tutti fallimentari sul piano dei costi e dei tempi».